Economia

Confcooperative Federsolidarietà Veneto, modello di welfare generativo

Tutti i numeri dell’organizzazione che rappresenta oltre il 60% delle cooperative sociali nella regione

di Redazione

Confcooperative Federsolidarietà Veneto è l’organizzazione che rappresenta oltre il 60% delle cooperative sociali nella regione e conta 455 cooperative iscritte (su un totale di 750 iscritte all’Albo Regionale del Veneto). 
Di queste, il 55% (circa 250) sono cooperative sociali di tipo A (servizi alla persona), e il 45% (205) sono cooperative sociali di tipo B (inserimento lavorativo di persone svantaggiate). Nel complesso, nelle cooperative sono presenti 27 mila addetti e 80 mila soci. 
In media, quindi, ogni cooperativa ha quasi 200 soci, di cui il 73% soci lavoratori, l’8% soci lavoratori svantaggiati (oltre 2.000 persone), il 33% soci volontari.

Le cooperative sociali di Federsolidarietà Veneto sviluppano un fatturato aggregato di circa 690 milioni di euro e offrono servizi specializzati alle fasce più fragili della popolazione e alle loro famiglie: persone con disabilità, con problematiche di salute mentale, detenuti, in condizione di marginalità, infanzia, anziani, donne vittime di tratta o di violenza e disoccupati.

Le cooperative sociali venete di Federsolidarietà si sono qualificate, in oltre 30 anni di storia, come soggetto in grado di coniugare efficacia, efficienza e solidarietà e pensare alla crescita economica generale, in ottica di superamento del welfare assistenziale e di proiezione verso il welfare generativo. Sono portatrici di un’idea di sviluppo economico che si rifà alle teorie dell’economia civile di mercato o, nella locuzione preferita in Europa, dell’economia sociale, coniugando la finalità pubblica propria dello stato con le forme organizzative imprenditoriali proprie del mondo delle aziende profit.

Per questo, oggi la cooperazione sociale veneta fornisce un modello sperimentato e preso a riferimento dalle politiche nazionali ed europee per la produzione di servizi alla persona e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Un modello che sa coniugare l’aspetto economico-finanziario con la domanda di coinvolgimento dei cittadini nella definizione dei propri bisogni e nella produzione dei strategie atte a soddisfarli. Un modello che può costruire, in un rapporto sinergico con l’ente pubblico, nuove soluzioni di welfare attente alle necessità dei cittadini e alle sfide lanciate dalla crisi.

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