Economia
Confcooperative: entro il 2023 ogni 5 nuovi posti di lavoro 1 arriverà dal green
Per Massimo Stronati, presidente Confcooperative Lavoro, quello dell'ambiente è «il nuovo Eldorado dell'occupazione». L'invito alla Pubblica Amministrazione: «dovrebbe orientare la sua spesa anche su prodotti riciclati: nascerebbero 80.000 nuovi occupati in 3 anni»
di Redazione
«Da rifiuto a risorsa che fa bene alle imprese e all’ambiente si può. La plastica raccolta può dare vita a oggetti green che possono essere inseriti tra gli acquisti della Pa la cui spesa annuale ammonta a oltre 170 miliardi. Se di questi se ne destinassero 20 miliardi, attraverso gare di appalto e public procurement, all’acquisto di prodotti nati da plastica riciclata si genererebbe nuova occupazione, che tra filiera diretta e indiretta, creerebbe lavoro per circa 80.000 persone in meno di 3 anni».
È la richiesta di Massimo Stronati, presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi nel corso di “Green deal: il lavoro al centro”, il seminario in corso a Firenze dove i settori della produzione lavoro e servizi, dell’agroalimentare e della pesca di Confcooperative si confrontano con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
«La spesa pubblica e il public procurement possono e devono essere sempre più volano di sviluppo e moltiplicatore di ricchezza ed evitare la tentazione di internalizzare i servizi. Oltre alle cifre conta soprattutto la qualità della spesa. Incoraggiare gli acquisti green fa bene alle imprese, all’economia e all’ambiente se pensiamo che nello scenario di riscaldamento globale le stime dei danni da disastri climatici nei paesi del G20 sono pari a oltre il 4% del loro Pil. Incoraggiare l’economia verde – continua Stronati – è un investimento non una spesa, così come prevedere dei meccanismi di incentivi e dei premi di produttività per le imprese più impegnate nella sostenibilità e che creano occupazione nel green».
Un nuovo patto verde per l'Italia
In tema di new green Deal, Giorgio Mercuri, presidente di Confcooperative – Fedagripesca, sottolinea che «La filiera cooperativa lavora da tempo per un’agricoltura più sostenibile sia con progetti volti a ridurre le emissioni di CO2 grazie a impianti di produzione di biometano, sia nell’ottimizzazione di risorse idriche con l’agricoltura di precisione che nelle coltivazioni orticole riduce di almeno il 40% il consumo di acqua. Sosteniamo le nostre imprese nel realizzare strumenti che consentano al consumatore di misurare quanto viene fatto in termini di sostenibilità e scegliere consapevolmente i prodotti. Per questo riteniamo fondamentali politiche pubbliche che spingano verso una logica d’incentivazione degli investimenti e siamo preoccupati per “plastic tax” e “sugar tax“ prive di ogni effetto positivo sull’ambiente e che, se non opportunamente ripensate, rischiano di pregiudicare la sostenibilità economica delle nostre imprese, con implicazioni anche sui percorsi di sviluppo in termini ambientali e sociali».
Tra i materiali a basso impatto ambientale e la raccolta dei rifiuti Paolo Tiozzo vice presidente di Confcooperative Fedagripesca ha messo in evidenza come «I pescatori sono i veri guardiani del mare. Hanno raccolto in poco tempo plastica pari a 2miloni e mezzo di cottonfioc, ben 170 mila bottiglie di plastica. Il vero problema sorge nel momento in cui il rifiuto arriva in banchina e deve essere smaltito. Per molti Comuni marinari si tratta di un aggravio di costi che spesso è troppo oneroso per le loro casse. Manca un anello importante della filiera: chi ritira il rifiuto e lo conferisce in discarica».
Il green è il nuovo eldorado dell’occupazione italiana, da oggi al 2023 ogni 5 nuovi posti di lavoro creati dalle imprese attive in Italia 1 sarà generato da aziende ecosostenibili: oltre il 50% in più di quelli generati dal digitale, che non riuscirà ad andare oltre 214mila nuovi occupati, e il 30% in più di quelli prodotti dalla tutte le imprese della filiera salute e benessere, che si attesterà a quota 324 mila assunzioni. Lo dice “Smart & Green, l’economia che genera futuro”, uno studio Censis Confcooperative.
Toscana, i casi cooperativi virtuosi presentati al ministro Costa
Cooperativa Sociale PARVUS FLOS: Costituita nel 1999 a Radicondoli (SI) la cooperativa sociale Parvus Flos occupa 18 persone (il 30% dei quali è socialmente svantaggiato) è tra i principali produttori di basilico del centro Italia, con 45 tonnellate confezionate e circa 500.000 vasetti commercializzati in un anno. La cooperativa utilizza un impianto geotermico per il riscaldamento degli ambienti di coltivazione e un impianto fotovoltaico per abbattere il consumo di energia elettrica. Così evita di immettere nell’atmosfera 2.000 tonnellate di Co2 all’anno.
Cooperativa CAP Prato: Con 50 milioni di km percorsi ogni anno dalla sua flotta attiva in 8 province, 500 occupati e 320 soci la cooperativa Cap di Prato collega i toscani che vogliono muoversi utilizzando i servizi di trasporto pubblico. Costituita nel 1945, negli ultimi anni ha deciso di puntare sulla mobilità sostenibile per ridurre l’impatto ambientale del trasporto su gomma. Ha da poco acquistato un bus elettrico che sta sperimentando sulle strade della provincia di Prato organizzando una serie di iniziative che hanno coinvolto enti, scuole e cittadini con l’obiettivo di avviare un dibattito, sul futuro della mobilità.
Cooperativa Ciclat Val di Cecina: Con oltre 300 occupati impegnati nell'ambito del terziario avanzato, Ciclat Val di Cecina è tra le realtà cooperative più significative del mercato dei servizi in ambito regionale. Nata nel 1985 nei primi anni di attività si è occupata giardinaggio, pulizie civili e industriali. Anticipando l’evoluzione del mercato dopo un decennio ha deciso di diversificare estendendo la sua operatività anche nelle bonifiche ambientali da amianto, facchinaggio, portierato e ristorazione.
Cooperativa San Leopoldo: Costituita nel 1999, associa pescatori laureati in diverse discipline ed è attiva nel ripopolamento di specie ittiche pregiate e nella gestione in aree di tutela ambientale. La cooperativa, socia del C.I.R.S.PE. (Centro italiano ricerche e studi per la pesca), sostiene la ricerca scientifica, per una pesca sempre più sostenibile. Da qui la scelta di adottare, su base, volontaria ami circolari per la pesca del pesce spada, mettendo fine alla cattura accidentale di tartarughe marine. Sempre sul piano della sostenibilità, i pescatori hanno puntato su strumenti da pesca altamente selettivi per la cattura delle telline, così da tutelare gli esemplari più piccoli.
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