Sostenibilità

Concorrenza e pubblicità: il mio scaffale è più “fair”del tuo

L'impatto è notevole: pubblicità a colori su L'Espresso, pagine intere su altri giornali nazionali.

di Giampaolo Cerri

L? impatto è notevole: pubblicità a colori su L?Espresso, pagine intere su altri giornali nazionali. Mai il commercio equo e solidale aveva goduto di una ribalta pubblicitaria come quella offerta da Esselunga a Ctm-Altromercato con i prodotti a marchio ?Esselunga Bio?. Caffè e cacao, dice la pubblicità, prodotti da «materie prime Ctm». Una campagna che alcuni addetti valutano intorno ai 250mila euro di costo. Un investimento che sembra difficile possa essere ripagato dal lancio dei nuovi prodotti. «Quanti pacchetti di caffè dovrebbero vendere per ripagare tanto marketing?», dice a Vita un operatore del commercio equo che preferisce rimanere anonimo, «c?è piuttosto da pensare che la catena voglia inaugurare una nuova strategia commerciale, come ha fatto, due anni fa, con il biologico». Coop, la prima catena ad aprire ai prodotti equi, non si tira indietro e risponde a colpi di pagine a colori che promuovono le uova di Pasqua TransFair. Ce n?è abbastanza per mettere a rumore un mondo ancora percorso dalle diatribe sulla certificazione che hanno determinato la rinuncia di Ctm al marchio TransFair. Un settore dove la parola concorrenza suona ancora male pur essendo largamente praticata, come dimostra l?attivismo del più grande licenziatario di TransFair, Mondovero (Coind, Conapi e Pompadour) che ha appena annunciato un accordo record, in grado di aprire gli scaffali di Carrefour ai prodotti fair trade.

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