Sarà anche una buona notizia quella del recupero del relitto della Costa Concordia. Sicuramente lo è per gli abitanti dell’Isola del Giglio, una comunità di valore che in questa tragedia ha dimostrato buonsenso e generosità. E lo è per la Protezione Civile con cui tutti si congratulano.
Ma nessuno avverte con qualche fastidio le grida di giubilo?
La vera rimozione in questi due giorni di diretta live -peraltro di pessima qualità- non è quella di una carcassa che pare essere stata bombardata e affondata in un tempo di guerra. A sparire, inghiottita dallo spettacolo montato, è la tragedia stessa. A rimanere sott’acqua è il senso di rispetto per le vittime, due delle quali disperse. Trenta morti e due dispersi. Trentadue, proprio come i morti carbonizzati poco più a nord, intorno alla Stazione di Viareggio, nel disastro ferroviario del 29 giugno 2009.
I politici fanno a gara nel rilasciare dichiarazioni di soddisfazione; giornalisti e commentatori sprecano grezze metafore sul “raddrizzamento” e sull’Italia che funziona. Chissà mai perché si alza lo sguardo sull’Italia che funziona solo quando deve rimediare a qualche disgrazia. Quando funziona a cose normali non interessa a nessuno.
Quelle telecamere fissate sulla nave che risale e quei giornalisti che sfoderano le retoriche più banali mettono a nudo un’informazione italiana sempre più capace di parlare di quello che vede ad occhio nudo o dentro uno schermo. Sempre più conformista e omologata in un racconto a senso unico in cui l’immagine e la spettacolarizzazione di ogni cosa -a partire dalle parole sparate dai politici- dettano l’agenda.
Vai alla voce Costa Concordia, troverai la foto di Schettino e l’immagine del relitto raddrizzato. Lo spettacolo inghiottisce la tragedia e per le vittime svanisce pure lo spazio di un silenzio.
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