Politica

Concord: esternalizzare le frontiere inaccettabile e illusorio

In vista del Consiglio europeo dei prossimi 28 e 29 giugno, in cui gli stati membri dell’Unione si incontreranno per discutere, tra le altre cose, delle dimensioni interna ed esterna della politica migratoria, compresa la riforma del sistema europeo comune di asilo (Ceas) la conferenza europea delle ong e la piattaforma di Concord Italia avanzano alcune raccomandazioni

di Redazione

Gli Stati membri dell'Unione Europea si incontreranno nel Consiglio europeo del 28-29 giugno per discutere, tra le altre cose, di politica migratoria oltre che della riforma del sistema europeo comune di asilo (Ceas). Nei giorni scorsi, inoltre, sono state avanzate diverse proposte che – sottolinea una nota di Concord – ancora una volta sono prevalentemente centrate sulla cosiddetta esternalizzazione delle frontiere, piuttosto che sulla protezione dei rifugiati e il rispetto dei diritti umani: una gestione dei migranti che tende a sospingerli a ogni costo verso i Paesi di origine e di transito, utilizzando in modo improprio parte delle risorse per lo sviluppo del Fondo fiduciario di Emergenza dell'UE per l'Africa (Eutf), in fase di rifinanziamento. L’obiettivo è la creazione di hotspot, o "piattaforme di sbarco", proprio in quei Paesi allo scopo di rafforzare i confini esterni di quella che sempre più sta trasformando il nostro continente in una “Fortezza Europa".

Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia sostiene che: «Il Trust Fund Europa for Africa, deve essere uno strumento interamente legato allo sviluppo, non merce di scambio per delegare a governi spesso poco o affatto democratici, in cambio di una manciata di denaro, la gestione delle frontiere e il contenimento degli sbarchi, anche a costo della violazione dei diritti umani di uomini, donne e bambini. Questa idea oltre che inaccettabile moralmente è del tutto illusoria e irrealistica.».

Concord Europe e con essa Concord Italia, la piattaforma delle ong italiane che ne fa parte, ritiene che la Commissione Europea e gli Stati membri che contribuiscono a questo Fondo debbano invece utilizzare questa opportunità per orientare l’Eutf verso uno sviluppo basato sul rispetto dei diritti umani, la lotta alla povertà e per gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per questo in un breve documento ha analizzato le principali criticità e propone alcune raccomandazioni che devono essere messe al centro degli orientamenti strategici dell’Eutf, per favorire movimenti migratori positivi che siano vantaggiosi per i Paesi di origine, di transito e anche destinazione.

Concord nello specifico chiede:
che vengano istituiti sistemi di monitoraggio coerenti per valutare l’impatto dei progetti finanziati dal Fondo sul tema dei diritti umani, permettendo di identificare e chiudere quegli interventi, come quello a sostegno delle guardie costiere libiche, che favoriscono l’esternalizzazione alle autorità di frontiera dei Paesi di transito la gestione dei flussi migratori
di favorire e non di limitare la mobilità regionale intra-africana, che oggi rappresenta l’80% dei flussi migratori e che è un fattore essenziale per lo sviluppo di quel continente e per la stabilità e lo sviluppo di molti paesi;
che vengano istituiti canali di ingresso regolari verso l’Europa per garantire che la migrazione internazionale possa favorire lo sviluppo africano
che venga modificata la struttura di governance dell’Eutf per includere formalmente un requisito di cogestione dei progetti per i partner africani, a partire dalle organizzazioni della società civile e dalle istituzioni locali, oltre che ai governi.

In un’ottica di coerenza delle politiche è necessario inoltre che il secondo strumento di finanziamento disponibile nell'ambito del “pacchetto migrazioni” per sostenere la dimensione esterna delle politiche migratorie dell'Ue, vale a dire l'Eu External Investment Plan, dia priorità agli impatti sullo sviluppo rispetto agli interessi finanziari delle grandi imprese europee o internazionali, sostenendo modelli equi e strutturati di business utili per i lavoratori e gli imprenditori locali.

«Il Fondo di Investimenti per l’Africa, su cui il governo italiano punta, può essere un’occasione a patto che sia un strumento di vero e verificabile impatto per lo sviluppo economico sostenibile e non un’occasione di speculazione. Il Fondo non deve diventare il cavallo di Troia per la privatizzazione di servizi essenziali come la salute o l’educazione, che sono volani essenziali di crescita economica e una delle cause profonde su cui intervenire per dare prospettive ai giovani africani nei loro Paesi», conclude Francesco Petrelli.

In apertura photo by Calvin Hanson on Unsplash

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