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Conclusa la visita dei vescovi Usa in Sud Sudan

La visita della delegazione dei vescovi statunitensi nei territori dilaniati dalla guerra potrebbe avere conseguenze nelle relazioni tra Usa e Sudan

di Redazione

Una delegazione della Conferenza Cattolica degli Stati Uniti (Uscc) ha completato il 2 aprile un ampio tour della parte del Sudan che sfugge al controllo governativo. La visita, riferisce Fides, potrebbe avere un serio impatto sulle relazioni tra Usa e Khartoum.
Dopo aver passato una settimana nella capitale, la delegazione Usa si è divisa in due gruppi in modo da coprire più territorio possibile nei due giorni di visita. Un gruppo era guidato dal vescovo Edward Braxton di Lake Charles in Louisiana, che ha visitato in primo luogo la Diocesi di Tambura Yambio in Western Equatorial quindi ha proseguito verso Rumbek in Bahr ele Ghazal, Kuada nelle montagne nubiane nel Sudan centrale e infine a Narus sulla riva orientale del Nilo. A ricevere la delegazione Uscc nelle varie tappe, c’erano i rispettivi vescovi; Joseph Gasi di Tambura Yambo, Paride Taban di Torit, Macram Max Gassis di El Obeid (Montagne nubiane) e Cesare Mazzolari di Rumbek.
Il secondo gruppo comprendente il vescovo John Ricard di Tallahassee – Pensacola ha visitato, accompagnato dal vescovo ausiliario di Torit, Johnson Akio Mutek, il campo dei rifugiati Adjumani nel nord dell’Uganda, quello di Nimule nell’Equatoria orientale e il campo dei rifugiati Kakuma nel Kenya settentrionale. Nei due campi di rifugiati hanno trovato dimora decine di migliaia di rifugiati sudanesi, mentre Nimule ospita gli sfollati interni.
La delegazione Uscc ha visto e sentito di persona la realtà del conflitto civile sudanese che è entrato nel suo diciottesimo anno, provocando circa 2 milioni di morti. In ogni luogo dove sono stati, i membri dell’Uscc hanno voluto colloqui con la leadership della Chiesa e del Spla su diversi argomenti. Ma, un solo messaggio è stato invariabilmente ripetuto da tutti: i sudanesi sono stanchi della guerra!
Consapevoli della complessa natura del conflitto che devasta la nazione africana, la delegazione dell’Uscc ha scelto la cautela invece che diffondere speranze infondate tra i sudanesi. Il Vescovo Braxton ha ripetuto ovunque che la delegazione americana non ha la magia per far finire la guerra immediatamente: “Quando ritorneremo a casa, prepareremo una dichiarazione sulla nostra posizione riguardo al Sudan e quando ci sarà l’opportunità, ci incontreremo per discutere con il Presidente George Bush, ma non aspettatevi un cambiamento immediato”, ha ripetuto più volte.
Il vescovo Braxton ha inoltre assicurato i sudanesi che l’Uscc chiederà ai circa 65 milioni di cattolici americani di pregare per i sudanesi e di fornire loro aiuto in ogni modo possibile. A Kauda, il vescovo Braxton ha eretto una croce gigante nel luogo dove, l’8 febbraio 2000, un bombardamento governativo ha ucciso 14 alunni e un insegnante.
Tra gli altri argomenti affrontati durante la visita c’erano il ruolo del petrolio nell’alimentare il conflitto del Sudan, il bombardamento di bersagli civili, l’educazione e la smobilitazione in corso dei bambini soldato, effettuata dall’Unicef. Il Sudan ha cominciato a esportare petrolio nell’agosto 1999; uno sviluppo che gli analisti ritengono abbia rovesciato le sorti della guerra a favore di Khartoum. Si ritiene che il governo ottenga 2 milioni di dollari ogni giorno dalle esportazioni petrolifere, rendita che ha permesso a Khartoum di acquistare in gran quantità materiale militare sempre più perfezionato.
Nel marzo scorso, inoltre, una delegazione della Conferenza Episcopale Sudafricana, ha condotto una simile visita nel nord e nel sud Sudan. Per tutto quello che hanno visto e sentito, i membri della delegazione sono rimasti sgomenti per lo stato degli sfollati interni a Khartoum.

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