Cultura

Conclave, scomunica per chi viola il segreto

Pubblicato l'atteso motu proprio di Benedetto XVI. Ai Cardinali la facoltà di anticipare l'inizio del Conclave. Segreto perenne sui lavori del Conclave, con tanto di giuramento e scomunica per i trasgressori. Il Papa si eleggerà con i 2/3 dei voti

di Sara De Carli

Mancano quattro giorni all’inizio della sede vacante e Benedetto XVI ha promulgato l’atteso motu proprio con cui regola in maniera più dettagliata le prossime elezioni del Sommo Pontefice. Si intitola Normas nonnullas, dall’inizio del documento in latino, “alcune regole”.

Ci si attendeva che Benedetto XVI accorciasse i quindici giorni d’attesa tra l’inizio della sede vacante e l’inizio del Conclave, invece il Papa lascia questo termine temporale, anche se (n. 37) lascia ai Cardinali la possibilità di anticipare l’inizio del Conclave qualora tutti i Cardinali elettori siano già presenti a Roma prima dei 15 giorni previsti, come pure la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni giorni. «Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall’inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all’elezione.”

La novità principale è il giuramento che dovranno fare tutte le persone che per il tempo del Conclave saranno a stretto contatto con il Collegio Cardinalizio e che pertanto potrebbero venire a conoscenza direttamente o indirettamente di quanto avviene durante i lavori. Prima dell’inizio del Conclave tutte queste persone dovranno giurare di non registrare nulla e – qualora venissero a conoscenza di qualsiasi informazione – di mantenere il segreto per sempre, pena scomunica, con questa formula: «Io N. N. prometto e giuro di osservare il segreto assoluto con chiunque non faccia parte del Collegio dei Cardinali elettori, e ciò in perpetuo, a meno che non ne riceva speciale facoltà data espressamente dal nuovo Pontefice eletto o dai suoi Successori, circa tutto ciò che attiene direttamente o indirettamente alle votazioni e agli scrutini per l’elezione del Sommo Pontefice. Prometto parimenti e giuro di astenermi dal fare uso di qualsiasi strumento di registrazione o di audizione o di visione di quanto, nel periodo della elezione, si svolge entro l’ambito della Città del Vaticano, e particolarmente di quanto direttamente o indirettamente in qualsiasi modo ha attinenza con le operazioni connesse con l’elezione medesima. Dichiaro di emettere questo giuramento, consapevole che una infrazione di esso comporterà nei miei confronti la pena della scomunica «latae sententiae» riservata alla Sede Apostolica. Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli, che tocco con la mia mano.”

Benedetto XVI abolisce poi l’elezione del Papa per acclamationem seu inspirationem e per compromissum (n. 62): «la forma di elezione del Romano Pontefice sarà d’ora in poi unicamente per scrutinium. Stabilisco, pertanto, che per la valida elezione del Romano Pontefice si richiedono almeno i due terzi dei suffragi, computati sulla base degli elettori presenti e votanti».

Dal Papa arriva anche una risposta indiretta alla richiesta di non far votare al Conclave il cardinal Roger Mahony, coinvolto nello scandalo dei preti pedofili della diocesi di Los Angeles: al n. 35 Benedetto XVI dice che «nessun Cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, fermo restando quanto prescritto al n. 40 e al n. 75 di questa Costituzione».


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