Politica
Conciliazione vita lavoro: bando ritirato, bando rilanciato
Ieri - a 12 giorni dalla scadenza fissata per l’invio dei progetti - il Dipartimento per le Politiche per la Famiglia ha annunciato la sospensione del bando “#Conciliamo”, che avrebbe destinato 74 milioni di euro a progetti di conciliazione famiglia-lavoro. Oggi la nota: «sospensione per allargare la platea dei partecipanti alle piccole e medie imprese»
Bando ritirato, bando rilanciato. Ieri – a dodici giorni dalla scadenza fissata per l’invio dei progetti, prevista per il 15 ottobre – il Dipartimento per le Politiche per la Famiglia aveva annunciato la sospensione del bando “#Conciliamo”, che avrebbe destinato 74 milioni di euro a progetti di conciliazione famiglia-lavoro, con fondi destinati a interventi che promuovano un welfare su misura per le famiglie e per migliorare la qualità della vita di mamme e papà lavoratori. Oggi una nota dello stesso Dipartimento spiega che la sospensione ha l’obiettivo di riscrivere meglio il bando, estendendo la platea dei soggetti partecipanti anche alle piccole e medie imprese. Fino a ieri infatti al bando potevano partecipare solo imprese, società cooperative e soggetti collettivi con almeno 50 lavoratori a tempo indeterminato, nonché i consorzi, le ATS e i gruppi di imprese con lo stesso requisito di dipendenti.
La sospensione è prevista fino al 15 dicembre, data entro cui quindi ci sarà un nuovo Avviso modificato. «Si tratta, dunque, di un atto necessario al perseguimento del miglior interesse pubblico per assicurare la massima partecipazione all'iniziativa e il più ampio accesso alle risorse disponibili», scrive il Dipartimento, che fa sapere anche che «non era ancora pervenuta alcuna domanda di partecipazione».
A margine, ricordiamo che il precendente Governo, Conti I, aveva scelto, nel ripartire le risorse del Fondo Famiglia, di destinare la grandissima parte del Fondo (addirittura 79 milioni di euro su 94 milioni totali) a «iniziative di conciliazione del tempo di vita e lavoro e di promozione del welfare familiare aziendale» e ad «attività relative alla istituzione e promozione della Carta della Familglia» (la sua quota parte è di circa 3 milioni di euro). Bene quindi che, quantomeno, quei 74 milioni di euro vadano anche alle realtà più piccole, dove la grandissima parte di noi italiani lavora.
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