Welfare

Conciliazione, l’altra giustizia che fatica a prendere piede

Indici di crescita da boom, ma numeri assoluti ancora poco significativi. I procedimenti di mediazione tra imprese e consumatori sono una chance ancora poco sfruttata.

di Christian Benna

Per fare la pace toccherà indossare l?elmetto. E sfidare le correnti (spesso avverse) del Parlamento – ma soprattutto le lobby agguerrite dell?industria – fino all?approdo della legge sulla conciliazione. La proposta normativa c?è già: l?ha sfornata il comitato promotore guidato da Paola Moreschini, presidente degli avvocati giusconsumeristi, e messa online (<a href="http://www.comitatoleggeconciliazione.it">Comitato Legge sulla Conciliazione</a>) a disposizione del pubblico. E c?è anche un obiettivo ben preciso da centrare: il rilancio della conciliazione come strumento capace di risolvere davvero le controversie tra imprese e consumatori senza ingolfare ulteriormente la giustizia ordinaria.

Boom apparente
I numeri snocciolati da Unioncamere per il decennale della nascita del servizio gestito dalle Camere di commercio parlano di boom, di un successso che vale in due lustri 32mila strette di mano tra privati e tra aziende senza il ricorso alla magistratura. Sono circa 5.872 i procedimenti gestiti nei primi sei mesi del 2007, il 21% in più rispetto allo stesso periodo del 2006. Continuano a predominare le conciliazioni tra imprese e consumatori (4.582), aumentate del 16%. I napoletani sarebbero i più concilianti, con oltre mille provvedimenti gestiti dal locale sportello camerale. È però nel Nord – Est che si registra un aumento percentuale sensibile: 812 le conciliazioni promosse in quest?area, più del doppio di quello dello scorso anno. Ma poca cosa rispetto ai procedimenti presso i giudici di pace. Seconda la Confederazione di categoria (Agdp), il 30% dei processi, circa 500mila provvedimenti, sono conciliazioni.

Ancora una nicchia
«I dati camerali sono significativi per il tasso di crescita», dice Roberto Barbieri del Movimento Consumatori, «ma non per l?ammontare dei casi. Si tratta ancora di una nicchia. La verità è che il servizio di conciliazione camerale non è veramente mai decollato in Italia. Anzi ha deluso e ora va riformato». Le ragioni? «Semplice. Laddove non c?è obbligatorietà, e la conciliazione è uno strumento assolutamente volontario, le imprese tendono a non partecipare. O meglio cercano in tutti i modi di prendere tempo o defilarsi. I tempi lunghi della giustizia, talvolta, sono un riparo sicuro per l?industria, soprattutto le Pmi, che tenta di rimandare sine die il regolamento dei conti con i consumatori». Tanto più che la sede camerale non è sede del tutto neutrale in quanto rappresentante gli interessi degli associati, cioè delle imprese. Non è un caso che la conciliazione tra aziende cresca del 46%, circa quattro volte di più rispetto a quella tra imprese e cittadini (+16%). Ma il buon funzionamento delle procedure dipende molto dall?ente, osservano gli esperti: la Camera di commercio di Milano, ad esempio, vanta il riconoscimento positivo di tutte le categorie di operatori.I buoni risultati tuttavia non mancano. Almeno per quei settori, come quello bancario, dove, «alcuni istituti, ma non tutti», dice Barbieri, hanno voluto chiudere i conti con le vicende poco edificanti dei tango e Cirio bond venduti ai risparmiatori come titoli sicuri. Per i litigi – piuttosto frequenti – nel campo delle telecomunicazioni ci sono i Corecom regionali, crocevia obbligato prima di passare alle carte bollate tra avvocati e magistratura. E poi ci sono gli accordi paritetIci tra aziende e associazioni di consumatori che istituscono camere di conciliazione all?interno dell?impresa. Infine ci sono i giudici di pace ai quali la legge attribuisce il potere di conciliare le controversie di qualsiasi valore e materia.

Un nuovo corso
Ora però è tempo di affilare le armi spuntate dei cittadini, troppo deboli quando devono confrontarsi con gli studi legali delle aziende. Nel progetto di legge governativo sulle class action – le azioni collettive- si fa già riferimento all?istituzione di un nuovo sportello delle conciliazioni ?domiciliato in tribunale?. Un?idea che piace alle associazioni dei consumatori. Almeno questa proposta è affine a quella del Comitato legge conciliazione, che si augura di poter vedere in aula parlamentare il proprio provvedimento entro Natale, per un approvazione possibilmente bipartisan. Cambia il luogo della ?pace?, a metà strada tra Palazzo di giustizia ed ente camerale, dove entrambi i protagonisti possono trovare soddisfazione grazie all?intervento di un negoziatore. Il nuovo organo di conciliazione sarà gestito da avvocatura e magistratura. Spiega Paola Moreschini: «Bisogna trovare una possibile integrazione e relazione tra giustizia ordinaria e stragiudiziale. Un ponte oggi quanto mai necessario a cui il cittadino potrà ricorrere per la tutela dei suoi diritti, soprattutto quelli minori. Perché si sente davvero la mancanza di un organo di conciliazione generalista percepito su larga scala e deputato a questa funzione. E che magari domani servirà anche come snodo delle future class action».

Istruzioni per l?uso

Che cos?è
È un semplice metodo di risoluzione delle controversie che si basa sulla volontà di entrambe le parti di raggiungere, con l?aiuto di un conciliatore imparziale e competente, un accordo comune. Con la conciliazione, che non è un compromesso, le parti costruiscono insieme un percorso congiunto verso la soluzione della lite.

Come fare
È sufficiente che una delle parti presenti al giudice di pace o presso Camera di commercio, o alla camere di conciliazione delle aziende, domanda con la quale si indica chi sono le parti e qual è il problema. L?ufficio provvederà quindi a contattare l?altra parte ed organizzerà la procedura.

Vantaggi
Rispetto ai tempi della giustizia ordinaria, la conciliazione è veloce, economica, riservata, efficace, informale e libera, ma è volontaria e non obbligatoria.

Le tipologie

Si distingue la conciliazione facilitativa, nel caso in cui il conciliatore si limiti ad agevolare le parti, promuovendo o favorendo il raggiungimento dell?accordo, dalla conciliazione valutativa, nel caso in cui il conciliatore formuli una o più proposte di accordo, basandosi sulla valutazione delle opposte ragioni, in base alle leggi applicabili, naturalmente non vincolante. È possibile l?adozione di uno stile misto.Esiste poi la conciliazione endoprocessuale e quella stragiudiziale. La prima si svolge all?interno del processo e vede il giudice stesso in funzione di conciliatore. La seconda può essere attivata dalle parti in piena autonomia, sia in forza di una clausola contrattuale preesistente, sia in base ad un accordo successivo all?insorgere della controversia.

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