Non profit

Con Vita non solo un attimo fuggente

La situazione peggiore é la perdita della libertà personale.

di Riccardo Bonacina

Pochi giorni fa mi sono trovato a fare una lezione che ho preparato leggendo Vita. Recupero l?articolo di Benedetta Verrini sul ragazzo che a Como, arrivato in carcere per traffico di droga, è diventato bibliotecario e quasi lo imparo a memoria. Il corso è per operatore elettrico-elettronico a indirizzo informatico, un modo per definire l?esperto di manutenzione di computer. I ragazzi, tutti maschi, sono undici, ma due sono assenti. Ne restano nove: otto molto vivaci e solo uno tranquillo. All?inizio mi accolgono con favore, poi si concedono di parlare ad alta voce, di usare il telefonino e il walkman, di mettersi il cappellino in classe. Li richiamo più volte a un atteggiamento più rispettoso. Poi distribuisco l?articolo e ne spiego in breve l?argomento. Faccio una domanda: «Qual è la situazione più brutta che vi possa capitare?». C?è chi risponde: «Quando una ragazza che ti piace, ti insulta». Un altro risponde: «Quando non sei ascoltato». Allora chiedo: «Non vi sembra che la cosa peggiore sia non avere la libertà?». Ottengo qualche cenno di assenso e chiedo a un ragazzo di leggere. Ci mettiamo mezz?ora a finire il pezzo, commentandolo, dopo, nei passaggi più importanti: l?ingresso in prigione, la partecipazione all?attività di bibliotecario, l?iscrizione all?università. Sono tutti d?accordo: ha avuto coraggio ed è stato aiutato da qualcuno che si è fidato di lui e ha creduto nelle sue capacità. Di solito sono in aula insieme agli insegnanti, ma non per tutto il tempo delle lezioni, perché mi occupo anche di un?altra classe. Ogni giorno complessivamente visito le due aule per almeno quattro ore, passando coi ragazzi anche il tempo dell?intervallo, la mattina e il pomeriggio. Altre volte mi capita di aspettare il docente in ritardo con loro o di sostituirlo per pochi minuti. Chi sono i ragazzi che incontro? Sembrano ignari di molte cose, anche semplici. Così come respingono o rispettano a fatica le regole, facilmente chiedono riconoscimenti da parte degli adulti. Hanno di solito due atteggiamenti, tra loro collegati e solo in apparenza opposti: la sfida, la provocazione, e la ricerca di protezione, di aiuto. Sono capaci di pretendere come di essere grati. Più visibilmente nel primo caso, meno nel secondo. Sembra che la vita li abbia resi increduli: ammettono con fatica che qualcuno sia generoso con loro soprattutto in ambito scolastico e sospettano l?imminenza di un inganno o almeno di una delusione. Per questo rivendicano diritti e non riconoscono doveri. Mi piacerebbe portarli in visita al giornale e mostrare loro un ambito di lavoro in cui l?uso del computer è tanto importante come il rispetto reciproco fra colleghi e responsabili. Che ne dite?
Luca, email

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