Welfare

Con la ex Cirielli carceri al collasso

Conosciuta anche con il nome di “salva Previti”, la discussa pdl 2055 rischia di trasformarsi in una bomba contro i detenuti più fragili e meno tutelati da super-difese tecniche

di Stefano Arduini

Il cammino della ?ex Cirielli? (proposta di legge C. 2055 in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione), è giunto alle battute finali. Ormai manca solo la votazione, in seconda lettura, della Camera dei Deputati.

La seconda metà di novembre sarà quindi decisiva per l?introduzione delle modifiche al sistema penale contenute nella proposta di legge, detta anche ?salva Previti?. Anche se, con il plauso delle associazioni che si occupano di carcere, il Quirinale tira il freno: alcuni passaggi del provvedimento, secondo i tecnici di Ciampi, sarebbero di dubbia costituzionalità.

Fin dal giorno della sua presentazione, era il 29 novembre 2001, questa norma ha calamitato le più aspre polemiche politiche. Al centro della questione, ovviamente, l?ennesimo caso Berlusconi. Terreno di battaglia il famigerato articolo 6 che, dopo il passaggio in commissione, all?insaputa dello stesso Cirielli (An), che per questo ha ritirato la firma, ha ridotto, in molti casi fino alla metà, i termini di prescrizione di alcune tipologie di reato.
Fra questi la truffa, la bancarotta fraudolenta e la corruzione. «Per fare un favore all?amico Previti il premier manda a carte quarantotto decine di migliaia di processi, fino a 70mila giudizi di appello», ha tuonato in questi mesi l?opposizione, supportata dai dati dall?Associazione nazionale magistrati. «Costringeremo i giudici ad abbreviare i processi», ha contestato a muso duro la maggioranza, ministro Castelli in testa (anche se, vale la pena sottolinearlo, l?Udc, sia durante il mandato di Follini, sia dopo le sue dimissioni, si è spesso messa di traverso a una norma fortemente voluta dal resto della compagine governativa).

Ai margini del dibattito purtroppo è stato confinato quello che in troppi hanno, fino ad ora, trattato semplicemente come effetto collaterale e che invece rischia di avere effetti devastanti su un sistema penitenziario già sulle ginocchia.

«Altro che ?salva Previti?, questa è l??ammazza Gozzini?», spiega a Vita Patrizio Gonnella, presidente nazionale dell?associazione Antigone. La prescrizione dei reati è, infatti, solo una faccia della medaglia. «Non c?è unicamente l?articolo 6. Il danno più grave deriva dagli altri nove passaggi in cui si decide di inasprire le pene e ostacolare ancora di più l?accesso alle misure alternative al carcere», nota Gonnella. Risultato: «Prevediamo un aumento annuale del numero dei detenuti fra le 10mila e le 20mila unità». Un peso evidentemente insostenibile per un sistema in stato comatoso. Nelle 205 carceri italiane, infatti, ormai sono rinchiuse oltre 60mila persone, con un sovraffollamento rispetto alle capienze previste per legge di circa 20mila detenuti.

La ?salva Previti? rischia quindi di rivelarsi ben più nociva di quanto si possa prevedere leggendo la rissa politica riportata quotidianamente sui giornali.

Un disastro, che però si abbatterà su un target ben selezionato. Quale? «Facile prevederlo: i tossicodipendenti e gli immigrati», risponde Gonnella. Il perché è presto detto: l?80% dei detenuti è recidivo, nella maggior parte proprio tossicodipendenti, microcriminali e zingari giovanissimi. «Nella trappola dell??ammazza Gozzini? finiranno loro, di certo non quegli imputati finanziariamente in grado di pagare le cosiddette difese tecniche, ovvero quelle strategie processuali che non mirano al merito del dibattimento, ma solo all?allungamento dei tempi, con lo scopo di ottenere la prescrizione», conclude il presidente di Antigone.

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