Non profit

Con la “Beppe Montana”, il laboratorio siciliano si fa in quattro

La coop si aggiunge ad altre tre realtà di Libera Terra

di Luca Zanfei

Attivo nelle province di Palermo e Catania, il network
non rappresenta solo un presidio di legalità, ma anche
un polo produttivo sempre più in crescita Con la nascita della cooperativa Beppe Montana, la Sicilia si è confermata vero e proprio laboratorio di legalità. Oggi sono quattro le cooperative Libera Terra in provincia di Palermo e Catania, rispetto alle uniche esperienze in Calabria, Campania e Puglia. D’altronde nasce qui il progetto fortemente voluto da don Luigi Ciotti e dall’allora prefetto di Palermo. Ed è proprio dall’ex feudo di Riina e Provenzano che si è voluto sperimentare un modello di riutilizzo produttivo del patrimonio mafioso, puntando sulla stabilità e valenza simbolica della cooperazione sociale.

Dall’agriturismo al supermercato
Una scommessa vinta, tanto che oggi le cooperative di tipo B Placido Rizzotto, Pio La Torre e Lavoro e non solo, sono riuscite a fare di quei 700 ettari di terreni sottratti alla cosche una vera opportunità di lavoro “pulito” per cento ragazzi, e un esempio di sviluppo socio economico di una comunità. Così dall’anno 2000 in poi sono state aperte un’azienda vinicola, una bottega del commercio equo e diversi agriturismi, tutti in gestione alle cooperative e tutti attraverso la riqualificazione di beni confiscati alle cosche. Oggi i vini della cantina “I Centopassi”, la pasta e l’olio della coop Pio La Torre riempiono gli scaffali di importanti supermercati e da simbolo dell’antimafia sono diventati prodotto dalla qualità riconosciuta.

Il ruolo delle centrali
Non è un caso allora che sia proprio la Sicilia la regione con più alto tasso di riutilizzo dei beni del Sud (con il 55% supera nettamente Puglia, Calabria e Campania). È qui, infatti, che la rete intessuta da Libera sul territorio permette ai progetti di avere continuità. Anche perché in mancanza delle amministrazioni locali, il supporto è arrivato da associazioni, fondazioni e soprattutto dalla più grandi centrali cooperative, come Legacoop. «Fin dall’inizio ci colpì la portata simbolica del fare inserimento lavorativo in quei territori e soprattutto nei beni prima di proprietà di boss della malavita», racconta Angela Peruca, responsabile Legacoop Sicilia, «ma per partire queste attività avevano bisogno di risorse economiche per ristrutturare gli immobili e impostare una prima linea imprenditoriale».
Il sostegno di Coopfond
Così la scelta di Legacoop è stata quella di erogare 50mila euro del fondo Coopfond per ciascuna delle cooperative Libera terra. Anche perché, spiega la Peruca, «per legge il patrimonio immobiliare confiscato alla mafia rimane di proprietà dello Stato e, quindi, non può essere usato come garanzia per la richiesta di mutui alle banche. Questo per una piccola cooperativa è un ostacolo insormontabile che rischia di bloccare lo sviluppo imprenditoriale». Inoltre, grazie alla rete creata sul territorio, Legacoop è stata promotrice di Cooperare con Libera Terra, associazione che «cerca di supportare le cooperative nell’organizzazione dei piani di impresa e nelle attività di networking», spiega Peruca.
Ecco perché Placido Rizzotto, Pio La Torre e Lavorare e non solo oggi possono dire di essere diventate veri e propri presidi di legalità sul territorio. Parte da qui la sfida della neonata Beppe Montana.

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