Sostenibilità
Con lacqua alla gola
Alluvioni, temperature torride, malattie. Il vice presidente del Worldwatch Institute punta il dito sui politici: «Il clima cambia, loro invece no» di Christopher Flavin
di Redazione
Il clima cambia in fretta, i politici no. Nei primi otto mesi del 1998 la temperatura media dell?atmosfera ha raggiunto il livello massimo mai registrato. Sei dei primi otto mesi dell?anno sono stati i più caldi dal 1866, anno in cui si cominciò a registrare con precisione i dati climatici. Ma rispetto al ritmo accelerato di questi cambiamenti, le conferenze sul clima sembrano ferme all?era glaciale. Il grande freddo è sceso dopo che un anno fa il meeting di Kyoto varò l?omonimo protocollo. Se i rappresentanti dei governi convenuti a Buenos Aires in questi giorni per un altro appuntamento mondiale non faranno resuscitare il protocollo spianando la strada per la sua effettiva ratifica, esiste il rischio concreto che esso non entri mai in vigore. Il che vanificherebbe 10 anni di sforzi per proteggere il pianeta.
I segnali di allarme sono chiari. Già dal 1980 in poi si erano succeduti i 14 anni più caldi del secolo. Ricercatori dell?università del Massachussetts sostengono che le nostre temperature sono le più elevate degli ultimi 600 anni. Gli scienziati sono convinti che la Terra abbia la febbre: a farla ammalare sarebbero i miliardi di tonnellate di ossido di carbonio che immettiamo nell?atmosfera. I sintomi del malessere – temperature più alte e stagioni più miti – si traducono sempre più spesso in fenomeni climatici disastrosi. Uno dei fattori scatenanti dei disastri atmosferici dell?ultimo anno è stato senza dubbio El Niño, il periodico riscaldamento del Pacifico orientale. Ma la gravità di questo Niño, il più estremo mai registrato, potrebbe essere conseguenza del comportamento irresponsabile di noi uomini.
Cinquantasei nazioni sono state investite quest?anno da piogge eccezionali, ben 45 hanno subito vere alluvioni. La Cina è stata colpita in modo particolare, subendo perdite per 36 miliardi di dollari (il 5 per cento del Pil del Paese) dallo straripamento dell?immenso fiume Yangtze. E le perdite umane non sono state meno tragiche: i morti sono stati almeno 2500, i senzatetto 56 milioni, tutte vittime della peggiore alluvione degli ultimi 44 anni. Il Bangladesh ha dovuto sopportare una stagione monsonica che ha lasciato sott?acqua due terzi del territorio, compresa la capitale Dacca, allagata per più di un mese. Circa 21 milioni di persone si sono ritrovate senza casa. Le perdite economiche mondiali a causa di alluvioni, cicloni, uragani e altri disastri sono stimate in 72 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 1997: in tutto il 1996 erano stati ?solo? 60 miliardi. Nel ?98 le perdite si stimano in 120 miliardi di dollari, e le persone senza casa in 70 milioni. Mentre scriviamo arrivano le prime cifre dei disastri immani provocati in Centroamerica da Mitch.
Ma non sono solo pioggia e uragani a provocare disastri e tragedie. Il clima sempre più instabile sta provocando anche ondate di calura insopportabile: 100 abitanti del Texas sono deceduti nella lunghissima estate di quest?anno, quando le temperature a Dallas non sono scese sotto i 35 gradi per settimane. E 3000 indiani hanno fatto la stessa fine nell?estate più bollente da 50 anni a questa parte. Il clima impazzito provoca anche il diffondersi di malattie. Caldo e piogge insistenti favoriscono lo spostarsi delle infezioni tropicali verso nuove aree geografiche. L?Oms ha documentato ?significativi incrementi? dei casi di malaria negli ultimi dieci anni. Focolai di colera sono stati individuati nella regione di Buenos Aires.
Intanto una delle aree più ?calde? del pianeta è diventata la Penisola Antartica, che dall?Antartide si protende verso Capo Horn. Dagli anni Quaranta a oggi la penisola si è riscaldata di 2,5 gradi. Secondo una ricerca del Geological Survey americano, la Penisola Antartica non è mai stata così calda negli ultimi 4000 anni. In marzo, un iceberg di 200 chilometri quadrati si è staccato dalla Banchisa Larsen B, riducendola alle minori dimensioni della storia. A settembre un altro iceberg di 7125 chilometri quadrati di superficie si è staccato dalla Banchisa Ronne. Gli scienziati britannici della Antarctic Survey sono convinti che la Banchisa Larsen B sia sull?orlo di una ?fase di contrazione? irreversibile. E sono anche preoccupati dal rapido collasso della più imponente piattaforma antartica occidentale, il cui scioglimento potrebbe innalzare i livelli dei mari di 5 metri, inondando le regioni costiere.
Ma anche altri ghiacci sono in pericolo: quelli delle Alpi, per esempio. È bastato un secolo per dimezzare i ghiacciai europei. Si sta sciogliendo anche il famoso campo di ghiacci del Parco nazionale dei ghiacciai, negli Usa, e lo stesso si ripete in Patagonia, sulle Ande. Ma più i cambiamenti climatici accelerano, più le azioni politiche internazionali rallentano. Sembra quasi che il lento fluire delle forze della natura dopo aver abbandonato le stagioni si sia trasferito ai governi.
Con quali conseguenze, è facile immaginarlo.
Chi é
Christopher Flavin, 42 anni, californiano, è vicepresidente e capo-ricercatore del Worldwatch Institute di Washington, organizzazione non governativa che si occupa di studiare e monitorare i cambiamernti climatici e sensibilizzare l?opinione pubblica sui temi ambientali. Collabora con ?New York Times?, ?Harvard International Review? e ?Time?.
Ambiente,che fare? L’ Italia si interroga
Quale ambiente per il nostro futuro? Il testimone della risposta, da Buenos Aires, arriva direttamente in Italia: dal 25 al 28 novembre, a Roma, l?Enea (Ente per le nuove tecnologie, l?energia e l?ambiente) organizza la Conferenza nazionale su energia e ambiente. Dopo undici anni dalla precedente conferenza, quella famosa dell?87 che sancì l?uscita del nostro Paese dal nucleare, le istituzioni tornano a esaminare i vari aspetti ambientali, economici e occupazionali del ciclo dell?energia, con lo scopo di ottenere un nuovo quadro nazionale di riferimento. Saranno presenti alla Conferenza, che vedrà la partecipazione anche del primo ministro D?Alema, tutte le parti in causa nell?affaire energetico e ambientalista italiano: i ministeri dell?Industria, del Lavoro, dell?Ambiente, l?Autorità per l?Energia e l?Antitrust, i sindacati confederali, le associazioni ambientaliste e dei consumatori, i rappresentanti delle maggiori aziende nazionali. Per chi volesse maggiori informazioni, è possibile contattare l?Enea, tel. 0636272706, oppure seguire la Conferenza direttamente su Internet all?indirizzo: http://enea.enea.it/enea/.
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