Sostenibilità

Con il Po in secca a rischio un terzo dell’agroalimentare italiano

L'allarme di Coldiretti dopo il convegno Apat sugli effetti dei cambiamenti climatici sul bacino del Po

di Redazione

Un terzo del valore del Made in Italy agroalimentare dipende dalla disponibilità idrica del bacino del Po che garantisce l’acqua necessaria al nutrimento del bestiame per la produzione di oltre i tre quarti dei formaggi e dei prosciutti italiani a denominazione di origine, i quali sono la leva del turismo enogastronomico in Italia. E? quanto afferma la Coldiretti nel commentare con preoccupazione gli effetti dei cambiamenti climatici sul fiume Po emersi dal convegno organizzato dall?Apat. Nel bacino del Po si coltiva – sottolinea la Coldiretti – il 70 per cento delle pere italiane, il 50 per cento dei kiwi e delle pesche, il 30 per cento delle albicocche e dei meloni, il 20 per cento delle ciliegie e il 30 per cento dell’insalata. L’acqua del grande fiume – prosegue la Coldiretti – serve per la sopravvivenza di interi settori come quello dello zucchero e del riso per il quale l’Italia detiene la leadership europea e che si concentra quasi totalmente in queste aree, ma anche per quasi la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva. La disponibilità di acqua per l’irrigazione – prosegue la Coldiretti – è indispensabile per il granoturco destinato all’alimentazione di oltre 4,1 milioni di mucche che producono il latte per i più importanti formaggi italiani come Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Provolone e anche per gli oltre 5,2 milioni di maiali dai quali si ottengono la gran parte dei prosciutti di Parma e San Daniele. Un patrimonio di produzioni – sottolinea la Coldiretti – con riflessi determinanti in termini di valore ed occupazione su commercio estero, turismo e attività produttive. L’agricoltura è pronta a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno esigenti, afferma la Coldiretti nel sottolineare che ?non deve essere dimenticato che la risorsa idrica è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività del Made in Italy alimentare. Dai cambiamenti del clima è però chiaro che il problema del caldo e dell’acqua non può essere più affrontato in termini di emergenza, ma serve una nuova cultura delle prevenzione e dell’organizzazione con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono, dunque ? conclude la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale previsto dalla Finanziaria, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.


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