Formazione

Con il mare ci si innamora nuovamente della scuola

Essere sede dell’Osservatorio per il contrasto dei fenomeni della dispersione scolastica vuol dire avere qualche responsabilità in più. Un impegno che all’ICS “Perez Calcutta” di Palermo sentono fortemente, essendo anche la scuola del territorio palermitano con il maggior numero di alunni stranieri. Ciò significa dovere avere la capacità di ascoltare e comunicare senza se e senza ma

di Gilda Sciortino

Mohamed ha 10 anni e se non fosse stato per la capacità della scuola di capire alcune sue fragilità e coinvolgerlo nelle tante attività proposte anche in orario extracurriculare oggi starebbe a casa. Così come Adele 8 anni, la cui mamma è più serena quando partecipa alle uscite alla Cala che la sezione di Palermo della Lega Navale Italiana organizza sull'Azimut, imbarcazione un tempo mezzo di trasporto di migranti oggi strumento di promozione sociale, o su Lisca Bianca, l'imbarcazione con la quale i coniugi Albeggiani girarono il mondo e che è stata poi donata alla LNI per farla navigare verso nuovi orizzonti di inclusione sociale e lavorativa.

All’ ICS “Perez Madre Teresa di Calcutta”, scuola del centro storico nella quale confluisce la maggior parte dei bambini di nazionalità straniera, sanno bene cosa vuol dire rischiare di perdere per strada bambini. Ne abbiamo parlato nel numero di Settembre di Vita tutto dedicato alla scuola "Riportiamoli in classe". Non a caso è sede dell’Osservatorio di area per il contrasto dei fenomeni della dispersione scolastica al quale fanno riferimento 16 istituti, i presidenti di quattro quartieri (centro storico, Stazione Centrale, Medaglie d’Oro e Politeama), l’Asp Immigrati, e non solo, la cui interazione punta a sostenere la condivisione di una cultura orientata a garantire la realizzazione del diritto allo studio e la promozione del successo formativo per tutti, ma anche e soprattutto a rafforzare il modello interistituzionale d'intervento territoriale per la prevenzione e il recupero della dispersione scolastica individuando precocemente le situazioni di particolare rischio e intervenire nei casi di difficoltà di apprendimento e di disagio infanto/giovanile.

« È un lavoro sinergico tra tante istituzioni – spiega la dirigente, Grazia Pappalardo, a breve in pensione -. Grazie alle psicopedagogiste che hanno già grande esperienza nel settore, affrontiamo caso per caso sostenendo quelle famiglie con maggiori difficoltà».

«Se non ci fosse la scuola sarebbe tutto molto più difficile – racconta Halima, giovane mamma tunisina –. Mio figlio è stato attaccato, diciamo pure bullizzato, da altri ragazzi e non voleva più uscire di casa. Non dico che sia un problema di tipo razziale, ma se subiscono tutto questo, credono che parlare un’altra lingua, venire da un’altra cultura, sia qualcosa che li debba fare stare un passo indietro agli altri. Se, però, noi genitori troviamo aiuto nella scuola, riusciamo anche noi a dare una mano ai nostri figli».

Tanti i motivi per cui un bambino può decidere di abbandonare la scuola.

«La nostra è un’osservazione continua – prosegue la Pappalardo – per cercare di colmare vuoti e superare le difficoltà che sono diverse da bambino a bambino. Per esempio, la lingua, primo elemento per comunicare, diviene una barriera. Certe volte, però, nel caso degli stranieri, sono proprio i più piccoli a fare da tramite con i genitori».

A favorire il dialogo con gli adulti sono anche le tante attività che la scuola porta avanti con le associazioni del territorio. Grazie ai fondi del 5xMille e al Comune di Palermo, durante il Covid, si sono potute varare attività all’aria aperta che hanno consentito di creare rapporti e monitorare le situazioni più difficili. Il mare, poi, è stato il mondo nuovo che si è aperto davanti agli occhi di grandi e piccini grazie anche alla grande esperienza della Lega Navale Italiana che in Beppe Tisci, presidente della Sezione di Palermo, trova l’esperienza di chi ha sempre utilizzato le attività in mare per fare inclusione sociale con i bambini e ragazzi di numerose scuole palermitane provenienti dai quartieri più disagiati, come anche con associazioni che delle fragilità si prendono cura.

«Prima e dopo le uscite parliamo tanto coin i ragazzi di questa esperienza. Il mare è servito anche e soprattutto ai ragazzi con disabilità che si trovano inseriti all’interno di un contesto sempre più variegato, dove la discriminante tradizionale – alunni con disabilità / alunni senza disabilità – non rispecchia pienamente la complessa realtà delle nostre classi. Inoltre, attraverso i piani educativi individualizzati e di inclusione – conclude la dirigente dell’ICS “Perez Madre Teresa di Calcutta – abbiamo affrontato e continuiamo ad affrontare ogni situazione. Non è facile, ma quando arrivano i risultati allora dimentichiamo la fatica».

Nel magazine di VITA di settembre abbiamo raccontato tante esperienze che, grazie alla professionalità, all’impegno, alla caparbietà, ma soprattutto alla passione di docenti, operatori sociali, organizzazioni, incidono e fanno la differenza diventando modelli capaci di abbattere ogni forma di povertà educativa. Esperienze che supportano le famiglie e le tante fragilità che ne fanno parte come quella della Fondazione Domus de Luna, che lancia l’allarme anche sul bisogno primario di cibo che cresce in maniera preoccupante invece di diminuire. O come quella del progetto “In Rete” del Consorzio Solidarietà Sociale di Forlì, finanziato da Fondazione Con i Bambini, che inserisce la figura del “family mentor”per fare da mediatore tra famiglia, scuola e servizi territoriali. Senza dimenticare l’eccellenza della scuola primaria di Travo (Oc), appartenente alla rete delle Piccole Scuole di Indire, che ha pensato a una “Banca delle Ore” per attivare una rete di genitori che ha scoperto i propri talenti mettendoli a disposizione degli altri. Per scaricare il numero, clicca qui.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.