Economia

Con il marchio l’impresa mette le ali

Una maggiore riconoscibilità sul territorio e un più facile rapporto con enti pubblici e aziende

di Redazione

Due asili nidi aziendali – Mago magò e Piccolo principe -, il primo a Pedrengo, l?altro a San Paolo d?Argon, piccoli centri in provincia di Bergamo, per un totale di 54 bambini fra i 6 e i 36 mesi, ma un?unica bandiera. Quella del marchio Pan – Progetto asili nido. Insegna sotto cui da poco più di un anno lavora anche l?Area infanzia della cooperativa Namastè (45 soci e 103 dipendenti), guidata da Cristina Albani. «Aderendo alla rete Cgm ci è sembrato naturale agganciarci al Pan», racconta la Albani. Un?intuizione che, in cambio di una quota annuale che si aggira intorno ai 700 euro, ha pagato fin da subito. «Pan ci ha aperto una corsia preferenziale nel rapporto con le aziende e gli enti pubblici», chiarisce l?educatrice. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Oggi infatti le due strutture sono diventate il terminale naturale delle famiglie di 10 aziende for profit (i nidi sono a disposizione dei figli di due dipendenti di ogni azienda), della parrocchia di San Paolo d?Argon, dei due Comuni di riferimento e della stessa cooperativa Namastè. Il passepartout per l?avvio di queste collaborazioni sono state certamente le garanzie assicurate dal Pan. Qualche esempio? Innanzitutto i genitori che, «nel caso in cui non fossero nelle condizioni di poter pagare la retta, calcolata in base al reddito, hanno la possibilità di accedere alla rateizzazione dei pagamenti attraverso il partner Banca Intesa». Ma non solo. Quella che la Albani definisce «centralità del bambino» si concretizza con un?inusitata elasticità di orari. «In particolare la fase di ambientamento non ha confini fissi, può durare pochi giorni o diverse settimane a seconda delle esigenze specifiche». Ma anche gli input delle aziende hanno un peso rilevante. Continua la coordinatrice: «È difficile che un?impresa possa permettersi di assicurare tre settimane di ferie per una mamma che debba partecipare all?inserimento del figlio, ma è molto più semplice che durante la giornata si aprano delle finestre temporali in cui la lavoratrice sia a nostra disposizione senza per questo mettere in crisi il datore di lavoro». E ancora: rispetto ad altre realtà le famiglie sono chiamate a un coinvolgimento maggiore. «Non vogliamo trasformarci in un parcheggio isolato dal contesto», spiega la Albani, «per questo invitiamo i genitori a segnalarci proposte ed eventuali critiche».

Aderire alla filosofia Pan significa però anche saper fare bene di conto: «la sostenibilità economica è un dovere, ma lo è ancora di più la trasparenza amministrativa». E qui incomincia a intravvedersi l?altra faccia della medaglia. Il mantenimento del marchio infatti è subordinato a una verifica periodica dei requisiti qualitativi delle strutture effettuati da valutatori della qualità appositamente formati dal consorzio Pan a cui aderiscono, oltre al consorzio Gino Mattarelli, la Federazione dell?impresa sociale – Compagnia della Opere e il consorzio Drom di Legacoop. «In un primo momento non solo per l?amministratore ma anche per gli operatori, riuscire a confezionare nei tempi stabiliti la documentazione richiesta dal marchio è stato davvero faticoso», riconosce la coordinatrice di Namastè. Il coinvolgimento dei familiari, solo per citare un aspetto, oltre a diventare un modus operandi concreto, deve essere documentato secondo un format adeguato. «Questo significa verbalizzare ogni incontro e inviare copia del documento, che sarà poi sottoposto ai valutatori, a tutte le famiglie coinvolte». Un bell?impegno, che all?inizio ha creato «qualche difficoltà».

L?affanno però è durato solo qualche mese. «Ormai il motore è oliato», conclude, «e adesso raccogliamo i frutti: la nostra professionalità operativa e progettuale ha raggiunto un livello molto elevato». Ma non è giunto il momento di incrociare le braccia. Anzi. I prossimi obiettivi? «Aumentare la visibilità del marchio».

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