Mondo
Con i soldi del web, scuole in India. Il filantropo allantica
E' un 40enne indiano che ha fatto fortuna con Internet. Sa cosa serve ai poveri perché lui stesso è stato povero. Per questo ha costruito una scuola nella sua città natale.
A Silicon Valley, P. J. Singh è una rarità. Fra i web imprenditori, perché saltando da uno start up di successo all?altro è sopravvissuto al crollo della new economy e oggi tutti vorrebbero lavorare nella sua azienda Allegro Networks. Fra i filantropi, perché è indiano, snobba i grandi eventi di fund raising e invece di staccare assegni per proteggere la terra dagli asteroidi (l?ultimo investimento solidale del miliardario Steve Kirsch) ha speso 4 milioni di dollari per costruire una scuola di mattoni rossi in India.
Nel quartiere più povero di Jamshedpur, la città già povera, polverosa e popolata da 6 milioni di persone dove Singh è nato 40 anni fa e dove il 7 aprile spalanca le porte della sua Indian Institute of Teaching a 300 ragazzini poveri fra i 15 e i 17 anni cui offre vitto, alloggio e istruzione gratuita. Un progetto che più ?vecchia solidarietà? di così non si può. Non sarà che i venture philantrophist alla Bill Gates e Steve Kirsch (multimiliardari dell?hi-tech che investono su progetti non profit ad alto rischio seguendo le stesse regole che li hanno portati al successo nel business) stanno passando di moda?
P.J. Singh: No. Fare venture philantrophy vuol dire stanziare fondi per obiettivi misurabili e funziona molto meglio che staccare un assegno per il non profit senza monitorare quello che verrà fatto. Lo dico sia come beneficiario (la mia azienda, Allegro Networks, è uno start up finanziato da venture capitalist) sia come attore della venture philantrophy. Le regole con cui gestisco il progetto della mia scuola sono le stesse di Gates. Forse è diverso l?approccio, la prospettiva con cui faccio solidarietà.
Vita: In che senso?
Singh: Nel Sud del mondo io ci sono nato, e penso che questo mi dia una sensibilità unica per capire qual è la cosa veramente più urgente per chi abita là.
Vita: E qual è ?
Singh: L?istruzione. A Jamshedpur, il 90% dei bambini poveri lascia la scuola prima di aver compiuto 8 anni. Ho sognato di creare una scuola nel quartiere più povero della città praticamente dal primo giorno che sono atterrato, con un turbante in testa, all?aeroporto di Chicago per andare all?università.
Vita: Pensa di avere qualcosa da insegnare ai filantropi occidentali?
Singh: Sì, quanto può essere grande il gap, il divario fra ricchi e poveri. Io stesso, che sono stato fortunato perché sono andato a scuola fino a 16 anni e ho poi ottenuto una borsa di studio per l?università, ho vissuto in una casa di una stanza con i miei genitori, un fratello più grande, due sorelle più giovani, zii e nonni. Mio padre lavorava in una segheria, ci faceva alzare alle 5 e mezza per aiutarlo prima di andare a scuola, camminando per cinque chilometri a piedi nudi perché non avevamo le scarpe.
Vita: Oggi invece vive in una bella casa ed è ricco. È riuscito a trovare un equilibrio fra la sua vita in India e quella in America?
Singh: Sì, cercando di non contare troppo sulla ricchezza. Di non dipendere dai soldi. Faccio una vita modesta.
Vita: Che tipo di consumatore è? Crede nella finanza etica?
Singh: Credo più in stili di vita e valori responsabili. Gli investimenti socialmente responsabili spesso finiscono per essere uno strumento politico. Per questo, per esempio, anche quando ho venduto il mio ultimo start up all?Alcatel, ho continuato a girare sulla mia vecchia macchina. Non porto vestiti firmati e non spendo per me. Per mia figlia, che ha quasi 4 anni, invece sì. Voglio darle il miglior futuro possibile.
Vita: Con che valori vuole crescerla?
Singh: Spiegandole la cosa più preziosa che ho imparato: quello che veramente conta nella vita non lo chiedi tu, ti viene dato. Vale per la famiglia e anche per il lavoro. Questa filosofia, qui a Silicon Valley, mi ha aiutato a rimanere coi piedi per terra. È la stessa che cerco di insegnare ai miei colleghi e dipendenti.
Vita: Si ritiene un imprenditore socialmente responsabile?
Singh: Questo dovete dirlo voi. Ai 150 dipendenti di Allegro Networks ho proposto di andare in India a insegnare nella mia scuola per un mese: loro si pagano il biglietto aereo e insegnano per due settimane, il resto del tempo lo passano a fare i turisti. Sono convinto che la missione di un?impresa non può essere solo quella di fare profitto. Quando non dipenderemo più da fondi esterni, incoraggerò ognuno a spendere un paio di giorni al mese presso enti non profit con problemi di digital divide.
Vita: A proposito di digital divide, cosa pensa delle aziende che nel boom della new economy hanno letteralmente importato programmatori dall?India per poi rispedirli a casa quando le cose si sono messe male?
Singh: Lo abbiamo fatto anche noi, e penso che per i lavoratori indiani sia stata comunque una possibilità. Con la speranza di venire a Silicon Valley, molti hanno studiato informatica e ora hanno competenze utili anche in India. Non potevamo tenerli qua, lavoriamo già tutti 12 ore al giorno.
Vita: La sua azienda produce router e software. Cosa pensa di open source e copyright?
Singh: Usiamo sia software libero, sia proprietario. Al copyright, però, sono favorevole: stimola la creatività delle persone e nel Sud del mondo può dare un vantaggio a chi ha solo il suo cervello da sfruttare. Certo, bisognerebbe evitare che le aziende li sfruttino a scapito dei poveri.
Vita: Dove ha trovato il tempo per costruire una scuola in India lavorando così tanto?
Singh: Io ci ho lavorato da qui e mio fratello maggiore full time, direttamente a Jamshedpur. È stato lui a chiedere permessi e soprattutto a convincere i politici che non avevo secondi fini.
Vita: Qual è il suo prossimo obiettivo?
Singh: Costruirne altre. Contatterò Bill Gates e tutti quelli che firmano assegni per il non profit chiedendo di finanziare altre scuole come la mia.
Vita: Si definirebbe un attivista?
Singh: Attivo, più che attivista. Sono stato molto fortunato nella vita e voglio condividere la mia fortuna con gli altri.
Info:
Per contattare P. J. Singh
potete inviare una email a
pj@allegronetworks.com
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