Non profit

Con i giovani si è rotto qualcosa

«Che cosa ci sta succedendo? Come facciamo a non renderci conto che stiamo perdendo il contatto con le nuove generazioni? Credo che il Terzo settore debba e possa svolgere un ruolo molto importante: assumersi l’onere di lavorare perché l’agenda istituzionale indichi il tema dei giovani come prioritario, rispondendo così ad una vocazione politica che gli è propria, quale anima della società civile». L'intervento del presidente di Federsolidarietà/Confcooperative

di Stefano Granata

La cronaca delle ultime settimane ci consegna uno scenario alquanto allarmante rispetto agli ambienti propriamente frequentati dai nostri giovani, soprattutto in riferimento alle energiche azioni di condanna nei confronti di atteggiamenti e comportamenti sicuramente non propriamente positivi. Provo a riportarne alcuni, almeno per titoli. Penso al decreto “anti rave”, che avrebbe dovuto salvaguardare i ragazzi da situazioni pesantemente lesive della loro salute, ma che in verità condiziona decisamente le occasioni di aggregazione pubblica. Penso alla richiesta di misure severe volte a reprimere con esemplarità la campagna di protesta di Ultima Generazione attraverso l’imbrattamento di siti artistici del nostro Paese. Penso agli atteggiamenti inflessibili nei confronti di giovanissimi leader del panorama musicale rap, a capo di organizzazioni costituite da coetanei che hanno varcato esplicitamente la soglia della legalità. Penso agli echi concitati suscitati dall’evasione da parte di giovani detenuti dal carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Penso all’azione repressiva attraverso la misura del “Daspo” nei confronti di tantissimi giovani tifosi, ritenuti responsabili di aver compromesso l’ordine pubblico in concomitanza di eventi sportivi. Penso all’impotenza generata dalla lettura di ricerche e analisi di dettaglio che continuamente raccontano dell’incremento, progressivo e costante, del numero di ragazzi che non studiano e non lavorano.

Penso alle ultime rilevazioni dei diversi istituti, i quali ci segnalano che i dati occupazionali riportano segno negativo solo nei confronti delle nuove generazioni in concomitanza di un’offerta del mondo del lavoro che non soddisfa la domanda inevasa riferita a svariate mansioni e professioni. Penso che sia sufficiente per interrompere l’elenco, ma molto altro si potrebbe aggiungere.

Come contraltare, assistiamo ad un’opinione crescente, convinta sostenitrice del merito, ma anche della valorizzazione e della premialità delle eccellenze: salvo poi scoprire che non riusciamo trattenerle, poiché appena formate fuggono veloci come il vento trasferendosi all’estero.

Che cosa ci sta succedendo? Come facciamo a non renderci conto che stiamo perdendo il contatto con le nuove generazioni.

Premetto che non intendo assolutamente giustificare comportamenti violenti, oltraggiosi o discriminatori di qualsiasi genere, tuttavia credo che non sia possibile negare che qualcosa si è rotto o perlomeno rischia decisamente di rompersi. Sembriamo non riuscire a decodificare la richiesta di aiuto e al contempo il rifiuto di un contesto sociale nel quale i giovani non trovano una loro collocazione desiderata.

La percezione diffusa nella vita delle nostre famiglie o la denuncia di tanti insegnanti ed educatori di come il canale di comunicazione sta trovando delle dighe invalicabili sono il sintomo conclamato di un disagio che pare non trovare comprensione e conseguentemente soluzioni.

Certamente siamo una società vecchia, più orientata da uno spirito di preoccupata conservazione piuttosto che a uno sguardo di slanciata sfida al futuro. Certamente sarebbe utile investire veramente nella scuola creando veramente quelle opportunità formative ed educative quali reali garanzie di ascensore sociale in corrispondenza peraltro con i principi della nostra Costituzione. Credo che il Terzo settore debba e possa svolgere un ruolo molto importante: assumersi l’onere di lavorare perché l’agenda istituzionale indichi i temi appena accennati come prioritari, rispondendo così ad una vocazione politica che gli è propria, quale anima della società civile.

In particolare ritengo che la prima azione, quale declinazione reale di tale proposito, dovrebbe essere quella di dedicarsi, investendo creatività, risorse umane ed economiche, alla costruzione di luoghi pubblici dove le nuove generazioni possano realmente aggregarsi, esprimersi e giocare un protagonismo a loro misura oggi negato da una società cieca e sorda al loro disperato grido di disagio.

Lavoriamo a creare luoghi di senso, perché possano abitarli veramente come loro desiderano e sognare così una vita che li realizzi nelle aspirazioni più profonde.

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