Salute
Con i bes si dà vita a nuove reti economiche
Tra i 240 progetti che Enpap ha raccolto con la call for ideas “Come gli psicologi fanno risparmiare la collettività” c'era Tice della Cooperativa sociale Castel San Giovanni che si occupa di minori con disturbi speciali dell'apprendimento. «Intorno ai nostri centri fioriscono bar, parrucchieri e negozi destinati alle mamme» spiega la presidente Francesca Cavallini. L'intervista
260 progetti candidati, 105 selezionati, 4 premiati. Sono questi i numeri della call for ideas di Enpap (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi) “Come gli psicologi fanno risparmiare la collettività” pensato per premiare «le migliore proposte per far fronte in modo innovativo ai bisogni sociali del nostro territorio proponendosi come partner strategici del welfare pubblico». Tra i vincitori, presentati ad un convegno a Roma, c'è il progetto Tice, della cooperativa sociale omonima di Castel di San Giovanni in provincia di Piacenza. Un modello di intervento rivolto ai bambini con bisogni educativi speciali (bes) che rappresentano oggi il 20% della popolazione scolastica. «Abbiamo intercettato circa 3200 bambini in tutta Italia grazie ai quali vogliamo sviluppare procedure replicabili evidence based simili a quelle che si usano per la normale fruizione del sistema sanitario nazionale», spiega la presidente Francesca Cavallini. L'intervista
Cosa vi ha portato a Roma al convegno?
Siamo entrati in contatto con Enpap perché ci siamo imbattuti nella loro call for ideas. Una proposta che aveva una formula molto simile a quella che è una delle nostre mission: spiegare agli altri come pensi che risparmierebbe il mondo se investisse su di te. Insomma è nato tutto come sempre per noi del privato sociale: dalla costante ricerca di risorse.
Così avete deciso di aderire?
Sì abbiamo cominciato a scrivere il business plan e a ragionare in modo serio su cosa rende la nostra organizzazione qualcosa che fa risparmiare il privato e l'ente pubblico.
Risparmio?
Certo, lo Stato trova nel privato sociale qualcuno che lo sostituisca o lo potenzi nell'erogazione di un servizio che ha dei costi sia per essere somministrato che per accedervi
Voi avete portato qui da Enpap il progetto Tice. Di cosa si tratta?
Partiamo da una nota di contesto…
Prego…
Se un italiano si rompe un dito su tutto il territorio nazionale riceve un trattamento univoco. Va al pronto soccorso, gli viene fatta una lastra, un gesso e una steccatura a seconda del danno e poi i controlli per verificare la guarigione. Nel caso di problemi psicologici di qualunque natura tutto questo non esiste. La salute mentale è un problema nuovo a cui il sistema sanitario risponde con tante interpretazioni differenti. Qui entriamo in gioco noi…
Veniamo al progetto…
Stiamo cercando di sviluppare procedure replicabili evidence based per promuovere la salute mentale di bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali, i famosi bes. Ci occupiamo di bambini sia con disabilità che con difficoltà emotive cercando di mettere insieme procedure basate sui dati che dicano cosa fare. Un po' quello che accade con il gesso se ti rompi un dito ma su un diverso tipo di infortunio.
Qual è la vostra presenza sul territorio?
Siamo nati a Piacenza, nel comune di Castel San Giovanni e a Correggio. Poi attraverso convenzioni con le università e l'attivazione di una ventina di percorsi di dottorato in alto apprendistato che si sono svolti all'interni dell'organizzazione hanno fatto nascere 16 start up che replicano il modello. La più a nord è a Milano la più a sud a Palermo
Quanti minori avete intercettato?
Ogni centro coordina e gestisce circa 200 minori. Quindi stiamo parlando di circa 3200 bambini.
Un numero abbastanza ampio da fare statistica. Tornando al tema del risparmio avete quantificato di che valore si parla?
Si abbiamo fatto una misurazione di impatto che la Pa potrebbe avere aprendo un centro Tice sul proprio territorio. A Castel San Giovanni con la nostra presenza il Comune non deve supportare con propri educatori gli allievi con disabilità. Così abbiamo fatto un accordo per cui l'amministrazione ci ha dato una sede il cui affitto scala a seconda di quanto sarà il risparmio su queste spese educative grazie al nostro lavoro.
Avete fatto anche un calcolo più a lungo termine. Cioè su quanto costa meno un ragazzo con bes trattato rispetto ad uno lasciato a sé stesso?
Naturalmente il calcolo prognostico viene fatto e presentato immaginandosi quanto meno costerà una persona che è stata curata e che quindi sarà più autonoma e costerà meno anche in termini pensionistici. Ma ammetto che su questo ancora non abbiamo fatto uno studio approfondito.
In futuro quali sono gli orizzonti della vostra proposta?
Vogliamo replicare il modello. Abbiamo già due altri Comuni pronti a partire con accordi simili a quello di Castel San Giovanni. L'altro sarà cominciare a trasferire anche ai privati questa logica del risparmio misurabile perché in fondo sono loro il nostro core business. In questo caso ad esempio abbiamo scoperto che un centro Tice ha anche una ricaduta sull'economia del territorio.
In che modo?
Intorno ai nostri centri Tice nascono bar, parrucchieri e negozi dedicati alle mamme. Nasce un nuovo tessuto economico
Quindi la tesi che Enpap sta divulgando con questo convegno per voi è un evidenza?
Certamente. Quando sono arrivata qui ho scoperto che non siamo soli. È la prima volta che si ragiona di questi temi insieme.
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