Salute
Con gli oppiacei si gestisce meglio il dolore
I risultati di un’indagine realizzata da Fondazione Alitti e da Ant presentati a Milano. Sono stati distribuiti oltre 4mila «kit del sollievo» per permettere ai pazienti di misura il proprio dolore
di Redazione
Un’indagine effettuata su 4.630 pazienti in assistenza domiciliare ANT. Obiettivo dello studio, migliorare la gestione del dolore fornendo strumenti comuni di dialogo tra il sofferente, la sua famiglia e l'équipe sanitaria. I risultati sono stati presentati a Milano in occasione del Pain Free Day, una giornata di confronto sul dolore oncologico organizzata dalla Fondazione ANT Italia Onlus in collaborazione con Corriere Salute.
Tra dicembre 2012 e aprile 2013 i medici della Fondazione ANT hanno consegnato – durante l'attività di assistenza domiciliare – 4.630 "kit per il sollievo" ideati da Fondazione Alitti e composti da un opuscolo informativo sul dolore, scritto in un linguaggio semplice e tradotto in varie lingue, un righello per misurare il proprio dolore e un diario per registrarne quotidianamente l'intensità, così da avere un quadro completo della rilevazione e poter approntare una cura adeguata, e infine il testo della legge 38/2010 sul dolore.
Il 36.6% di questionari consegnati ai malati (pari a 1.695 i pazienti che hanno utilizzato il diario per monitorare l'intensità del loro dolore) sono stati restituiti, e 539 schede sono risultate complete e valide per lo studio. L'età media dei sofferenti è risultata essere 76 anni, il 51% sono donne. Su 3477 pazienti, inizialmente, solo il 27% controllava il dolore ricorrendo a farmaci oppiacei maggiori (morfina o suoi derivati in diverse gradazioni), mentre a fine assistenza sono risultati il 48,9%. Il controllo con oppiacei minori (es. codeina) è risultato stabile dal momento della presa in carico in poi, mentre è risultato in forte diminuzione il controllo del dolore mediante FANS (antidolorifici tradizionali). I pazienti che al momento della presa in carico provavano dolore senza riuscire a controllarlo efficacemente erano il 34%, dato che si è dimezzato nel corso dell’assistenza assicurata da ANT. I tradizionali antidolorifici oltre ad avere effetti collaterali molto più importanti, risultano meno efficaci di quelli a base di morfina.
«I farmaci derivati dalla morfina per il controllo del dolore, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresentano la prima linea per affrontare correttamente il problema», ha spiegato Guido Fanelli, che presiede la Commissione Cure Palliative del Ministero della Salute. «In Italia siamo in grave ritardo e, per questa ragione, bene ha fatto il Governo a mettere la fiducia sul cosiddetto decreto antidroga. Nel mondo il consumo di farmaci derivati dalla morfina per il controllo del dolore è di 61,66 mg pro-capite, da noi siamo a un terzo».
Tra i relatori della giornata anche Stefano Zamagni. «In Italia le cure domiciliari non vengono pienamente considerate come un diritto del paziente e della sua famiglia», ha detto. «A organizzazioni come ANT verrebbero messe in grado di assicurare quelle cure personalizzate a domicilio che il ricovero ospedaliero non può dare. La cura non è solo un problema di farmaci e del loro corretto uso, ma è anche un problema di relazioni che l’ambiente familiare, nella maggioranza dei casi, può meglio assicurare, perché può meglio ‘consolare’, ovvero non lasciare sole le persone»
Su questo tema è intervenuta Raffaella Pannuti, presidente di Ant: «Ci fa piacere l'apertura del primo ministro Renzi verso un'integrazione pubblico e privato. Il primo ministro Renzi deve tuttavia tener presente che una cosa è parlare dal centro del paese, un'altra è la declinazione di tali parole in concetti applicati regione per regione».
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