Cultura

Comunità, non solo lager

Tossicodipendenti e caso Tolentino: no al clima da inquisizione

di Redazione

Purtroppo è ancora una volta una questione giudiziaria che porta all?attenzione il lavoro delle comunità per tossicodipendenti. Una riflessione seria sulle modalità di intervento delle comunità si ancora più difficile. Una riflessione che ormai da molti anni si svolge sempre in modo marginale poiché in contrasto con una ideologia dominante in base alla quale la gravità del fenomeno tossicodipendenze legittimava qualsiasi tipo di intervento, intervento che più era moralistico-spettacolare (a volte anche autoritario) e più arrivava l?attenzione del mondo politico e dei mass media e creava. Non si tratta di esprimere giudizi sulla vicenda del ?casolare di Tolentino? che al momento sembra purtroppo commentarsi da sé, ma di interrogarsi sui metodi delle comunità e cercare di evitare giudizi sommari e un clima di inquisizione che può portare alla disgregazione di una grande e proficua esperienza quale quella delle comunità. Per quanto ci riguarda è oramai da anni, anche affrontando severe critiche, che cerchiamo di contribuire a ricondurre il dibattito all?interno di coordinate etico-scientifiche. Le comunità non sono città alternative o posti dove si viene ?salvati?, le comunità rappresentano ?solo? degli spazi di vita transitori, delle strutture intermedie, dove si cerca di favorire la ricerca di ogni persona del proprio percorso di vita. Il numero dei residenti delle comunità, le tipologie dei programmi terapeutici, la presenza di operatori capaci di coniugare ?professionalità? e ?umanità?, la necessità di un controllo etico e scientifico e non solo burocratico, sono alcuni elementi su cui è necessario focalizzare il dibattito per cogliere se una comunità svolge una funzione davvero ?terapeutica?. La vicenda di Tolentino avviene nel contesto di un forte ripensamento delle comunità e di profonde difficoltà. La questione attuale è anche quella del ruolo stesso delle comunità, di se e come possano svolgere un ruolo dopo la lunga fase dell?emergenza (alla quale hanno dato una risposta pionieristica significativa) e di fronte alle nuove problematiche che caratterizzano il ricorso all?uso di droga. Purtroppo, dopo una fase di sicura ?ipervalutazione? del ruolo delle comunità, stiamo assistendo a una sorta di ?svalutazione?, di strisciante ridimensionamento a partire dalla progressiva riduzione dei fondi più che da una effettiva verifica del ruolo del ?privato-sociale?. Dalla nostra esperienza emergono alcune considerazioni che dovrebbero essere affrontate dal dibattito sulle comunità e più in generale su tutto il non profit che si occupa di tossicodipendenze e anche dalla discussione sulla ridefinizione del nuovo accordo Stato-Regioni: 1) una ridefinizione del numero e del ruolo delle comunità all?interno delle linee di politica regionale sulle tossicodipendenze; 2) un rinnovato sostegno mirato alle comunità, anche nel favorire una loro ristrutturazione in base a modalità diverse da quelle dell?emergenza che ne hanno caratterizzato la nascita, puntando sulla centralità di operatori qualificati; 3) un controllo, che come abbiamo già detto, non può essere solo burocratico e sui requisiti ?strutturali? delle comunità: si chiudono le comunità per questioni igienico sanitarie e non per questione ?igienico-terapeutiche?! (Non a caso per un periodo anche l??Ostello amico S. Leo? oggi sotto accusa è stato iscritto provvisoriamente come ente ausiliario della Regione Marche); 4) le comunità non devono più essere lasciate sole come in passato, ma inserite come un anello di una più ampia e articolata ?catena? di interventi dove il servizio pubblico svolge, oltre all?erogare servizi, un ruolo centrale di raccordo e integrazione. Servizio ?pubblico? e servizio ?privato-sociale? dovrebbero costituire un grande progetto di intervento integrato superando quei conflitti che spesso hanno caratterizzato i rapporti tra questi due servizi, attraverso una paritaria e costante collaborazione anche attraverso la costituzione di una autorità regionale mista che possa anche svolgere attività di sorveglianza e controllo su tutti gli interventi nel campo delle tossicodipendenze.


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