Welfare
comunità e affetto: nuovi must per anziani
In un convegno il punto sull'assistenza ai malati di Alzheimer
La longevità è oggi il tema epocale che coinvolge le famiglie e interroga pubblico e privato, servizi e mondo della cooperazione. Se ne parla il 21 settembre a Milano, proprio in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, nell’ambito di un convegno dedicato alla costruzione di “welfare di comunità”. Ecco di cosa si tratta.
Un italiano su cinque è over 65. Tra le persone con disabilità grave o parziale, oltre 7 milioni in Italia, il 97% sono anziani. È questo il nodo sociale, ma anche sanitario e antropologico, di un’Italia sempre più anziana e isolata, a causa della fragilità di legami parentali e di vicinanza sempre più labili. «La famiglia di un anziano malato è sottoposta a un lavoro di cura estremamente gravoso», avverte Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana di Psicogeriatria, «e purtroppo spesso ancora non adeguatamente compreso nei suoi bisogni». Il servizio pubblico, attivo e in alcune regioni ben potenziato, «non può, e nemmeno potrebbe, per motivi di risorse e di organizzazione, soddisfare la domanda che si sviluppa tra le pieghe interne della società».
Per un anziano non autosufficiente, con un continuo bisogno di accudimento, dall’igiene personale ai pasti, allo svago, la risposta non può essere relegata alla sola prestazione pubblica. Serve un “welfare mix”, che faccia uscire le famiglie dal labirinto delle prestazioni e le garantisca servizi leggeri, «dove la centralità della persona è il fulcro su cui ruotano molte realtà e molti servizi personalizzati», come sottolinea Massimo Minelli, consigliere di amministrazione di Comunità Solidali-Cgm.
Comunità Solidali è una realtà di consorzi e cooperative non profit che si occupa, in 14 regioni, di disabilità, salute mentale e anziani. Con oltre 11mila tra addetti e volontari intercetta quasi 15mila persone. Ma… «non ci sentiamo erogatori», dice Minelli. «Senza volerci sostituire allo Stato, abbiamo però una grande vocazione pubblica. Per aiutare gli anziani è necessario rispondere ai bisogni con servizi personalizzati, dalla custodia sociale alla consegna dei pasti, in cui i volontari giocano un ruolo fondamentale. Sono elementi vitali della rinascita di una cultura di solidarietà, capaci anche di dire la loro sulla progettazione».
Poi c’è il capitolo più difficile della cura agli anziani, la malattia. «Una fase evolutiva della vita, che va accettata», sottolinea Angelo Ferro, presidente della Fondazione Opera Immacolata Concezione onlus, realtà che in Veneto accompagna e sostiene circa 2.300 anziani. Ferro offre un approccio di tipo antropologico, che si discosta dalle logiche di medicalizzazione. «Lavoriamo con le famiglie per aiutare l’anziano malato con la risposta più semplice, il volergli bene, accettando la malattia come cambiamento», aggiunge. «La fragilità viene accettata e non si tenta di sanarla, quando si è consapevoli che non è possibile. Nei nostri centri lavorano équipe multidisciplinari, dallo psicologo al musicoterapeuta, per aiutare l’anziano a vivere nel modo più sereno possibile, con la sua famiglia, questa fase della vita».
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