Politica

Comuni, la corsa a chi esternalizza di più

Bari e Firenze hanno il record del 60 dei servizi dati in gestione a cooperative e associazioni. Ma c’è un buco sui controlli.

di Maurizio Regosa

Cresce sempre di più la spesa dei Comuni capoluogo di provincia impegnata per i servizi sociali e gestita dalle cooperative e dalle associazioni di volontariato. In base ai certificati di conto consuntivo 2006 (gli ultimi approvati), si attesta su una media di poco superiore al 40% (in alcune grandi città, come Bari e Firenze, si arriva però al 60). È quanto è emerso da una indagine sul rapporto fra rnti locali e terzo settore condotta da Francesco Montemurro per conto dell?Auser. «Un risultato», spiega il ricercatore, «che non mi ha sorpreso, dietro al quale si celano alcune questioni. A cominciare dal divario Nord – Sud». In effetti, nei Comuni del Mezzogiorno la quota di spesa dedicata all?acquisto di servizi diminuisce, mentre aumenta quella dei trasferimenti monetari (27%) e la spesa per il personale (33,6%). Una diversificazione che nasce dalle diverse politiche degli enti locali: non è un caso se a Milano, dove da alcuni anni si sta utilizzando la soluzione voucher, i trasferimenti monetari salgono al 40,8%, mentre l?acquisto di servizi si attesta al 32,3%.Quanto ai soggetti che forniscono i servizi, sono essenzialmente due: la cooperazione sociale (cui è appaltato circa l?80% dei servizi: in particolare assistenza domiciliare agli anziani, interventi assistenziali di base e servizi all?infanzia) e le associazioni di volontariato, che gestiscono il rimanente 20% (soprattutto per i servizi cosiddetti innovativi e integrativi).L?indagine Auser sottolinea però alcuni aspetti critici: resiste, specie nei Comuni più piccoli, la pratica dell?affidamento diretto (per importi non superiori a 20mila euro); solo il 20% dei bandi contiene disposizioni dettagliate per la sicurezza sul lavoro; due gare su dieci sono state indette sulla base del criterio del massimo ribasso. «Gli incarichi», prosegue Montemurro, «spesso non superano l?anno, specialmente al Sud, ma soprattutto le amministrazioni locali non hanno applicato, nei bandi 2006, le forme di aggiudicazione cosiddette negoziate, volte cioè a sviluppare – attraverso le formule dell??appalto concorso? e della ?coprogettazione?, le capacità progettuali dei concorrenti del terzo settore, il coinvolgimento degli stessi nella programmazione sociale e la promozione di servizi mirati al bisogno dell?utenza».Gli fa eco Michele Mangano, presidente Auser: «Quale impegno mette in campo l?ente locale per controllare l?appropriatezza delle prestazioni sociali? A fronte del rilevante apporto che associazioni e imprese sociali forniscono alla gestione dei servizi, le autonomie locali sono ancora inadempienti nella creazione di un sistema di regole davvero efficiente e trasparenti, per consentire al terzo settore di erogare servizi di qualità e svolgere una funzione importante anche in termini di programmazione e di sussidiarietà orizzontale».

Info: <a href="http://www.auser.it/comunicati/18_01_08.htm" target="_blank">Auser</a>

Punto di vista

Più controlli? Carlo Borzaga precisa: «Nell?ultimo numero di Impresa sociale abbiamo pubblicato una ricerca che dimostra quanto le cooperative sociali abbiano investito sulla qualità dei loro servizi. Piuttosto: quante sono le pubbliche amministrazioni che non consentono alle cooperative che non hanno fatto la revisione annuale, che è obbligatoria, di partecipare alle gare? Cominciamo da lì».

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