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Comuni, la carica dei cinquecento

I sindaci lombardi in corteo contro i vincoli del patto di stabilità

di Franco Bomprezzi

La carica dei 500: a Milano i sindaci lombardi, leghisti ma anche di centrosinistra, protestano contro i vincoli del patto di stabilità, e i giornali raccontano le tante storie di ordinaria difficoltà nel garantire servizi e investimenti nei Comuni.

Alla manifestazione dei sindaci lombardi contro il patto di stabilità il CORRIERE DELLA SERA dedica la fotonotizia di prima pagina sotto il titolo “La marcia dei 500 sindaci”. «Sono arrivati in 500 a Milano i sindaci lombardi, per protestare contro i vincoli imposti dal patto di stabilità interno: «Vogliamo garantire opere pubbliche e servizi». Il ministro Calderoli: il patto è necessario. All’interno solo mezza pagina, la 13). Se ne occupa Maurizio Giannattasio che oltre alla cronaca del corteo intervista il sindaco Pdl di Bareggio Monica Gibillini (“«Stipendio tagliato del trenta per cento per costruire un asilo»”). Scrive il giornalista: «L’ultimo effetto dello sforamento del patto di stabilità l’ha provato direttamente sulla sua pelle. Per aver costruito una scuola per l’infanzia si è visto decurtare il suo stipendio da sindaco del 30 per cento. Ora Monica Gibillini guadagna 1.400 euro netti al mese. «Quanto un impiegato di sesto livello», nota. Lei però non è pentita: «No perché oggi abbiamo sei classi con 28 alunni per classe. Abbiamo fatto un investimento sull’educazione. A quel punto abbiamo anche eseguito lavori di manutenzione stradale per 900mila euro». Le conseguenze? «La riduzione dei trasferimenti erariali di 69mila euro nel 2010. L’obbligo di riduzione della spesa corrente, il divieto di assumere personale e la riduzione del 30 per cento degli emolumenti degli amministratori». 

LA REPUBBLICA  dedica l’apertura all’inchiesta usura e all’economia (“Maxi-indagine sulle carte di credito Tremonti: no a manovre correttive”) e riserva la pagina 14 per la manifestazione dei primi cittadini: “A Milano il corteo dei 500 sindaci: «Roma taglia, noi stiamo tra la gente». L’iniziativa dell’Anci è stata organizzata per protestare contro lo squilibrio dei conti. Vi ha aderito quasi un terzo dei sindaci lombardi (in tutto circa 1500). Le ragioni le spiega Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese: chiediamo « regole più eque per la finanza pubblica, obiettivi di spesa sostenibili, con un Patto di stabilità che non mortifichi chi amministra meglio, un federalismo vero, l’autonomia fiscale per gli enti locali». «Il federalismo è un’ipotesi interessante», gli fa eco Virginio Brivio, del Pd (quello che ha battuto l’ex ministro Roberto Castelli nella gara per guidare Lecco), «bisogna vedere come si realizza. E se noi oggi siamo qui è perché i conti non tornano». L’assente Letizia Moratti nel corso della manifestazione ha annunciato un tavolo con il governo. In appoggio il neo-sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (Pd) spiega: «Sono solidale con i sindaci della Lombardia. Mi sembrano evidenti i disagi generati da un provvedimento calato dall’alto dal governo che penalizza i comuni. È una scelta che non tiene conto delle singole specificità e impedisce a molti sindaci di risolvere i problemi dei cittadini». Collegata alla notizia della manifestazione, una inchiesta di Roberto Mania e Fabio Tonacci: “Come far sparire le tasse un buco di 90 milioni con la riscossione-fantasma”. Molti comuni sono sull’orlo del crac  o comunque in seria difficoltà (fra gli altri Aprilia, Nettuno, Augusta, Bergamo, Fasano) perché chi riscuote le tasse per conto loro poi non le versa nelle casse giuste. Tributi Italia, che riscuoteva tasse per conto di 400 amministrazioni, sta fallendo indagata da 14 procure e con un debito di 90 milioni (il governo ha  approvato una norma per salvarla, sta nel decreto incentivi). Pare che Tributi Italia avesse costituito un conto speciale dove confluivano le tasse raccolte per tutti i comuni e dal quale però queste ultime non ripartissero per la giusta destinazione. È il “sistema Saggese” (da Giuseppe Saggese, dominus di Tributi Italia). La domanda è: nessuno doveva controllare?

Se i sindaci protestano contro il patto di stabilità Tremonti, anche ad Annozero, IL GIORNALE spiega cosa accadrà dopo la riforma. La protesta  è analizzata da Paolo Del Debbio che scrive: «Il ministro dell’economia si troverà a discutere con due Leghe, quella nazionale che lo ha sempre sostenuto sulla linea del rigore finanziario per non finire come la Grecia. Un’altra è quella che guida la pacifica rivolta dei sindaci lombardi contro le rigidità del patto di stabilità.  Tremonti ha più volte detto che la strada è nel federalismo fiscale». «Allora perché la protesta», si chiede Del Debbio che risponde con domande del tipo «perchè forse Tremonti fa accordi con i vertici della lega e non parla con la base? Occorre un segnale forte della base per accelerare le riforme? Comunque – conclude – la Lega se la canta e se la suona.  Sull’assenza della Moratti alla manifestazione Il GIORNALE titola un pezzullo di cronaca “La Moratti non sfila ma non si defila e dice sì al vertice con il Governo”.

Lancio in prima, con relativo articolo a pagina 5, e commento a pagina 14:  il SOLE 24 ORE dedica, però, un commento al vetriolo del direttore dal titolo “Fasce tricolori, protesta incolore”: «E’ il federalismo bellezza, verrebbe da dire» e pone una domanda (quasi) retorica: «Nessuno ha provato a fare un sondaggio tra i 521 (sindaci, ndr) di ieri. Se nel cuore della Padania ci fosse chi, di fronte a quello che avanza, avesse detto che si stava meglio quando si stava peggio». Andrea Carli, invece, firma un pezzo in presa diretta, raccogliendo voci e commenti da dentro la protesta. Tutti d’accordo, primi cittadini di centro destra e di centro sinistra, nel dire che ce n’est qu’un début. Il patto di stabilità imposto ai comuni dal governo non piace, è ingiusto, e rischia di mandare a ramengo conti e consenso. Per non parlare dell’abolizione dell’ICI che ha già messo in ginocchio molte amministrazioni locali.

IL MANIFESTO non ha nessun richiamo in prima, ma solo un’intervista al sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana, una colonna a pagina 6 dal titolo «Il sindaco di Varese fa il capopopolo contro i tagli decisi da Roma» per raccontare la manifestazione dei sindaci lombardi «leghisti e non solo» che il sindaco di Varese definisce «un’iniziativa trasversale di e per il territorio». E alla domanda che insinua il fatto che la manifestazione sia un modo per far sentire il peso della Lega di lotta e di governo dopo le elezioni risponde «Questa iniziativa è stata organizzata prima delle elezioni e ho apprezzato il fatto che non sia stata strumentalizzata né a destra né a sinistra. Oggi c’erano sindaci di tutti i colori, anche di Rifondazione comunista. Questo è il dato interessante da cogliere senza dietrologie». Un’iniziativa che «volendo si può» definire nordista e che chiede di premiare gli amministratori virtuosi, insomma per il sindaco Fontana e al giornalista che chiede se «oltre al merito bisogna anche considerare chi più ha bisogno?» il primo cittadino di Varese risponde: «Certo, ma si tratta di capire che cosa si intende per bisogno. Credo proprio che non si possa parlare di bisogno nel caso di quelle istituzioni che hanno fatto delle voragini nei bilanci pubblici. Sennò si fa demagogia». 

ITALIA OGGI, il giornale dei professionisti, dedica una pagina intera alla protesta dei primi cittadini. Il pezzo “ Sindaci, Milano chiama Roma” è pubblicato nella sezione Enti Locali e Federalismo. Oltre a una sobria spiegazione sui motivi che hanno indotto i sindaci a riunirsi a Milano, ITALIA OGGI mette in evidenza il fatto che è stata un’iniziativa  bipartisan: «a protestare all’ombra della Madonnina ieri c’erano sindaci di tutti i colori» e propone anche una serie di casi come quello di Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone, che «pur non essendo sottoposto al patto di stabilità, non ha potuto incrementare l’organico del comune perché la legge gli impone di contenere la spesa per il personale al livello di quella del 2004». Ma anche il caso di Daniela Gasparini, sindaco di Cinisello Balsamo che nel 2009   «non ha potuto realizzare opere pubbliche per 9 milioni di euro».  A piede pagina un box sul criterio che fissa il numero massimo degli assessori comunali e provinciali degli enti rinnovati nella tornata elettorale del 28 marzo. I comuni con più di 250 mila abitanti potranno nominare solo 12 assessori. «Al di sotto di questa soglia le giunte saranno composte da un numero via via decrescente di assessori».

I sindaci lombardi in corteo, nelle pagine nazionali di AVVENIRE, stanno solo in un piede basso a pagina 9, dove si parla invece del tavolo aperto ieri tra Governo ed editori sulle tariffe postali agevolate. «Malessere trasversale, i sindaci chiedono basta tagli». Tre le ragioni della protesta, non solo la deroga al patto di stabilità ma anche i criteri di assegnazione dei fondi, che non rispetterebbero i principi federalisti. Più spazio nelle pagine milanesi, dove il pezzo racconta quel che i sindaci si sono inventati per sostituire l’Ici: più posti barca sul lago di Como, tassa sul tesserino per i funghi in Valtellina, chi ha tagliato del 30% gli emolumenti della giunta, pur di riaprire la scuola materna comunale. 

Gli enti locali sono in rivolta ma guai a farsi strumentalizzare. E’ il messaggio che emerge dalle varie dichiarazioni rilasciate ieri dai sindaci e riportate da LA STAMPA nel breve articolo “E i sindaci lombardi si tolgono la fascia. No ai tagli di spesa“. «Nessuno pensi di strumentalizzarci, né da destra né da sinistra. I sindaci lombardi non vogliono essere trattati come se fossero degli spreconi» ha detto il sindaco di Varese Attilio Fontana. «Noi siamo in  regola. Nei nostri comuni c’è un dirigente ogni cinquantatrè  dipendenti. Nei ministeri molti di più, uno ogni sedici. A palazzo Chigi uno ogni otto» ha invece tuonato il primo cittadino di Sesto San Giovanni Giorgio Oldrini. Tra i colleghi c’è anche chi critica la Moratti: «S’è sfilata per ottenere la conferma alle Comunali».  

E inoltre sui giornali di oggi:

TARIFFE POSTALI
IL SOLE 24 ORE – Siamo a pagina 22 e Marco Mele riporta dell’incontro avvenuto fra Carlo Malinconico (Federazione italiana editori e giornali – Fieg), il governo (Paolo Bonaiuti, Gianni Letta, Claudio Scajola, Paolo Romani) e l’amministratore delegato delle Poste, Massimo Sarmi. Risultato? Il governo non si muove di un centimetro, il decreto che abolisce la tariffe agevolate non viene ritirato né abolito. Saranno invece le Poste (forse) a concordare con le singole categorie o clienti tariffe adeguate (vicine a quelle agevolate).

AVVENIRE – Nessuna moratoria, nessun dietrofront. Il Governo passa la palla alle Poste, che guideranno i tavoli tecnici con gli editori: le nuove tariffe che verranno concordate lì, però, avranno validità retroattiva dal 1 aprile 2010. Si è aperto così ieri il primo tavolo, a cui Gianni Letta ha convocato gli editori. Saranno le Poste a trattare, in vista dell’imminente cessazione del monopolio: «se Poste vuole tenersi i grandi clienti, deve prendere accordi con loro» è in sostanza a posizione del Governo. Pena la migrazione verso altri vettori, come già fanno ad esempio Il Torrazzo di Crema, settimanale diocesano con 10mila abbonamenti, che grazie a un vettore privato «ha ritrovato efficienza».

SCUOLA
CORRIERE DELLA SERA – Nelle pagine della Lombardia il quotidiano di via Solferino torna sulla vicenda della scuola di Adro che aveva lasciato gli alunni morosi senza mensa. “Scolari a digiuno, le Acli saldano il conto”: «Pagheremo la mensa ai bambini delle scuole elementari di Adro che altrimenti rischiano il digiuno forzato». La pace fra Comune e genitori morosi, che avevano tempo fino ad oggi per saldare la retta della refezione scolastica, è stata firmata grazie alle Acli di Brescia che si sono fatte garanti del pagamento delle rette fino alla fine dell’anno.  

NIDI BOLOGNA
IL MANIFESTO – «Asili aperti, commissaria ko» è questo il titolo principale di pagina 6 per raccontare come, «dopo la protesta, retromarcia del commissario prefettizio sui “clandestini”». «Il dietrofront del Commissario è arrivato dopo un’autentica ondata di proteste: dai sindacati al Pd, dai centri sociali che ieri hanno fatto un’irruzione di protesta in Comune alle realtà degli immigrati come il coordinamento cittadino migranti. Lo scontro però si è acceso anche a livello istituzionale, con la provincia di Bologna che è intervenuta attraverso i due assessori alla sanità e alla scuola». L’articolo conclude: «Il vento della politica ha comunque cominciato a soffiare perché la Lega chiede massimo rigore. “In Emilia le norme vengono spesso eluse non per dare risposte ai cittadini ma spesso per tutelare anche in forma ideologica addirittura la clandestinità” ha detto il segretario regionale del Carroccio Alessandri».

USURA
LA REPUBBLICA – Bankitalia ha sospeso le carte di credito revolving di American Express e Diners: applicavano tassi del 20% molto al di sopra del limite considerato per legge usuraio. Rimangono fermi i diritti delle carte di credito in circolazione. Adusbef annuncia che nel processo di Trani si costituirà parte civile.

DISCRIMINAZIONE
IL SOLE 24 ORE – Al via la class action al femminile negli Stati Uniti ai danni del colosso farmaceutico Novartis. Al centro della vicenda una disparità di trattamento economico e professionale fra donne e uomini da parte dell’azienda, la quale respinge la accuse definendole infondate.

ACQUA
IL MANIFESTO – Titolo di apertura e grande foto dedicati alla «Festa d’Aprilia»: «Il comune di Aprilia decide di riprendere il controllo della sua acqua. Tagliando fuori la privatizzata Acqualatina. È il risultato di una lunga battaglia nel territorio, il primo caso in Italia, il secondo in Europa dopo Parigi. Intanto Di Pietro presenta i suoi referendum: libertà di scelta tra pubblico, misto e privato. E litiga con i movimenti». Sullo stesso tema anche il commento firmato da Massimo Rodotà «La politica fa acqua» che esordisce scrivendo: «Nel vaniloquio su “come stare sul territorio” e “come stabilire rapporti con le persone” piomba questa iniziativa del comune di Aprilia e ci dice che la politica è ancora possibile (…)».

HAITI
AVVENIRE – A tre mesi dal terremoto del 12 gennaio, Paolo Lambruschi firma un reportage sul «grido di 50mila orfani». Tanti sono infatti i minori che nel terremoto hanno perso entrambi i genitori. Ad essi si aggiunge il dramma dei “restavek”, bambini già abbandonati prima del terremoto e dei mutilati, in attesa di protesi e di sapere se chi li seguiva prima (parenti o non anagrafici “zii”) adesso li vorranno ancora. 


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