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Comportamenti di pace: Lotti, Bobba, Pezzotta, Patriarca e Benettollo

E adesso che è scoppiata la guerra, cosa possiamo fare per esprimere il nostro sdegno. Vita lo ha chiesto a cinque persone, da sempre, impegnate per la cultura della pace

di Paolo Manzo

Flavio Lotti (Tavola della pace): Rispondiamo alla guerra con comportamenti, personali e collettivi. Continuiamo a esporre le bandiere, listiamole a lutto durante i bombardamenti, digiuniamo per la pace. Sul piano collettivo manifestiamo la nostra contrarietà a quanto sta accadendo. Farlo assieme innalza le barriere davanti alla diffusione della cultura del nemico. Invitiamo tutti a incontrarsi davanti alle sedi dei comuni, attorno alle scuole elementari, dove i più piccoli hanno bisogno di sentire una protezione di fronte al ciclope della guerra. E vigiliamo uniti perché l?Italia non sia coinvolta, né durante la guerra, né con l?occupazione dell?Iraq.

Edo Patriarca (Agesci): In primis manteniamo viva la pressione popolare con la calma della fermezza, che ci deriva dall?illegittimità di questa guerra. Facciamo capire a tutti che la politica deve ascoltare la voce dei popoli. I credenti continuino a pregare, soprattutto perché chi ha il potere di prendere certe decisioni venga illuminato. Manteniamo desta la bandiera del buon pacifismo e impariamo dalla tragedia dell?Iraq che ci dobbiamo attivare per tempo. Facciamo da subito un censimento dei conflitti latenti che ci sono già, per poterli prevenire. Impegniamoci ad aiutare il popolo iracheno che soffre.

Luigi Bobba (Acli): Come cristiani continuiamo a pregare incessantemente, visto che crediamo nella forza misteriosa delle realtà invisibili. Abbiamo lanciato un appello a Ciampi e Berlusconi affinché chiedano ad Annan la convocazione dell?Assemblea Generale. Sarebbe un esercizio di chiarezza e responsabilità per tutti, anche i Paesi che non sono in Consiglio di sicurezza. E poi non cedere alla visione della guerra come strumento risolutivo, e continuare coi gesti che abbiamo fatto sinora, esposizione delle bandiere in primis, perché – come dice il poeta Luzzi – la pace fa parte della nostra grammatica mentale.

Tom Benettollo (Arci): Facciamo tante manifestazioni, per dare il senso di un Paese che è un campo di pace. Facciamo sciopero contro questa guerra. Chi se la sente faccia atti di disobbedienza civile, naturalmente non violenta. Esibiamo simboli di pace, attacchiamoli alle porte. Faccio appello al popolo delle bandiere affinché le metta ovunque. Distribuiamo testi e poesie contro la guerra nelle scuole, sul posto di lavoro, nelle stazioni, in strada, dappertutto. Facciamo obiezione alle compagnie che hanno dato sostegno a questa guerra, come la Esso che fornisce carburanti agli eserciti. Facciamo tanta opera di testimonianza diffusa. È alla portata di tutti e, trasformando il Paese in un campo di pace, terremo fuori l?Italia della gente dalla guerra.

Savino Pezzotta (Cisl): Avevamo deciso da tempo che, se la situazione fosse precipitata, come Cisl avremmo chiamato i lavoratori a uno sciopero di fermata e a fiaccolate in tutt?Italia. Anche se questa guerra è una grande delusione per chi ha lottato per la pace, noi dobbiamo invitare la gente a esporre ancor di più le bandiere arcobaleno. In questi mesi è sorto un movimento che, per la prima volta da tanto tempo in Occidente, sfugge alla catalogazione. Dobbiamo stare attenti a non disperdere questa ricchezza e a coltivare questo movimento con cura.

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