Europa
Commissione Ue: Von der Leyen cancella le deleghe all’occupazione e agli affari sociali
«La presenza di Raffaele Fitto incaricato come vicepresidente esecutivo con la delega alla coesione e alle riforme è senz'altro una buona notizia per l'Italia. Ma preoccupa che lavoro e welfare diventino una sub delega della questione demografica». L'analisi del presidente di Cecop-Cecopa (Confederazione Europea delle Cooperative Industriali di Lavoro e servizi)
la Presidente Ursula Von der Leyen ha presentato la squadra che, dopo le audizioni al Parlamento Europeo, formerà la nuova Commissione Europea e che entro la fine dell’anno reggerà le sorti dell’Unione europea per i prossimi 5 anni. Servirà ancora qualche settimana per la conferma definitiva e per capire anche quali eventuali correzioni chiederà il Parlamento, già dalla prima osservazione possiamo fare qualche considerazione.
Inizio col dire che la presenza di Raffaele Fitto incaricato come vicepresidente esecutivo con la delega alla coesione e alle riforme è senz’altro una buona notizia per l’Italia. La politica di Coesione ha una competenza importante per la gestione dei fondi strutturali, ma servirà tutta la capacità compositiva di scuola democristiana, per resistere agli assalti alle parti più “sociali” dei fondi di coesione. Quanto alle riforme, quelle profonde che servirebbero davvero a disegnare una nuova Unione, invocate dal rapporto Draghi, al momento si presentano come il compito di Sisifo. Ma abilità diplomatiche e capacità di mediare saranno indispensabili anche per combinare riforme e semplificazione, delega affidata ad un osso duro come Valdis Dombrovskis, che però perde la qualifica di vicepresidente esecutivo. Per questo serve un grande incoraggiamento e un augurio di buon lavoro a Raffaele Fitto nell’interesse dell’Europa e dell’Italia.
Sono invece sconcertato e preoccupato, per le deleghe e le denominazioni che vengono individuate per i nuovi Commissari, a partire dal fatto che è scomparsa la delega all’occupazione e agli affari sociali.
Non esiste più il commissario per l’occupazione il lavoro, sostituito da un commissario per le “persone, le competenze e la preparazione” indicato nella romena Roxana Mînzatu, che è anche vicepresidente esecutiva, nella cui rubrica compaiono anche le responsabilità su istruzione e cultura, posti di lavoro di qualità e diritti sociali. Il temi lavoro e welfare diventano una sub delega della questione demografica, che è vero è il grande problema a cui servirà far fronte nei prossimi anni, ma pensare che la questione demografica si risolva nella generica formula “persone, competenze preparazione” fa sorgere più di qualche dubbio. Se nello scorso mandato il Pilastro europei dei diritti sociali ha costituito un riferimento importante anche per le politiche del lavoro ora sembra essere ridimensionato.
Qualche perplessità arriva anche dall’abbinamento tra salute e benessere animale, si potrebbe ironizzare che non c’è un riferimento al welfare per i cittadini europei, ma al welfare degli animali. Mi chiedo che fine farà la strategia europea per il lavoro di cura, varata nel settembre 2022, ma anche sul piano per il contrasto alla povertà, sui servizi per l’infanzia, sulle persone senza dimora. Insomma, tanti degli impegni faticosamente rimessi nell’agenda europea nel 2020 rischiano di vedere quantomeno allentata la paternità politica.
Grande enfasi su competitività, difesa e un green deal che sembra trasformarsi un “clean deal” per quanto affidato alla battagliera commissaria Teresa Ribera.
Qualche preoccupazione che la nuova Commissione di Ursula Von der Leyen possa essere la commissione di liquidazione del pilastro europeo dei diritti sociali resta, ma spero di sbagliare.
Anche sulle sorti del Piano d’azione per l’economia sociale, varato nello scorso mandato con una prospettiva che traguardava al 2030, non è facile essere ottimisti, per quanto la raccomandazione agli Stati membri, adottata dal Consiglio europeo del 27 novembre scorso, chiami ad una responsabilità dei singoli governi, ci ha consegnato uno strumento per agire a livello nazionale.
Certo il fatto che sia completamente caduta nel vuoto la richiesta che da molte associazioni europee era arrivate, affinché vi fosse un delega all’economia sociale esplicitamente affidata ad un Commissario lascia delusi, certo qualcosa di più specifico si potrà capire dalle lettere di missione che ciascun commissario riceverà e poi dovrà trasformarle in un programma politico e magari, col sostegno del Parlamento Europeo, rimettere in agenda l’economia sociale, se non altro per mantenere fede all’impegno assunto col Piano d’azione.
Per finire qualche interesse suscita la comparsa di un Commissario l’housing, abbinato all’energia, per qualche istante ho accarezzato l’illusione che potesse trattarsi di un investimento europeo sulle politiche dell’abitare, ma ad una prima lettura delle declinazioni sembra più una delega alla casa come infrastruttura, quindi un Commissario per l’efficientamento delle abitazioni e non un investimento sull’accessibilità delle case per i cittadini europei.
La presentazione della nuova Commissione Europea mi conferma che nei prossimi mesi servirà molto lavoro per riportare la economia sociale le tematiche sociali e all’attenzione delle politiche europee ma soprattutto un grande sforzo per difendere quello che si è ottenuto nello scorso mandato col pilastro europeo dei diritti sociali e con il piano d’azione per l’economia sociale auguriamoci buon lavoro!
Foto: La Presse
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