Sostenibilità

Commercio equo: Coop ci crede

Convegno, venerdì scorso, a Firenze. Il direttore di Flo: 5mila dollari il giro d'affari del Fair Trade

di Giampaolo Cerri

Aiuto all?infanzia, regole etiche per la produzione e il commercio, promozione dell?autosviluppo: basta questo per creare un sistema alternativo e non aggressivo nei confronti delle economie del Sud del mondo? Il convegno promosso a Firenze il 28 settembre da Coop Italia e TransFair, marchio di garanzia del commercio equo e solidale, ha dimostrato che è necessario promuovere altre sinergie, una maggiore esposizione ed un maggior coinvolgimento delle aziende, un incontro tra distribuzione e piccoli produttori per rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei consumatori. Lo dimostrano i dati di Coop, socio fondatore di TransFair e uno dei primi licenziatari del marchio, presentati in mattinata da Roberto Cavallini, responsabile dei progetti di solidarietà di Ancc Coop. Mentre negli anni si sono moltiplicati gli interventi di informazione e di sensibilizzazione nei confronti dei consumatori anche in ambito educativo, gli acquisti dei ?prodotti della solidarietà? (la referenza di commercio equo di Coop) hanno evidenziato un trend ?apprezzabile? ma scelte di acquisto ?episodiche?: il prezzo al pubblico è ancora medio alto; se i prodotti equo solidali attraggono per il loro alto valore sociale, non sono altrettanto appetibili dal punto di vista della convenienza. Occorre allora, oltre ad un allargamento della gamma dei prodotti disponibili, puntare ad un maggior sostegno, ad un miglioramento della qualità, al riconoscimento del ruolo ?dirompente?, politico che questa forma di commercio contiene in sé. Un riconoscimento che dovrebbe venire anche dalla legge italiana: Nuccio Iovene, senatore ed ex presidente di TransFair, ha evidenziato il vuoto legislativo del nostro paese, che ancora non si è conformato alla normativa europea, e ha sottolineato l?occasione mancata della nuova legge sulla cooperazione internazionale, che avrebbe dovuto riconoscere il commercio equo come innovativa forma di aiuto allo sviluppo. Ma come può un mercato, che muove appena 220 milioni di euro l?anno, competere con un commercio che sposta un volume di 5000 miliardi di dollari? Luuk Zonneveld, direttore di Flo, il coordinamento mondiale dei marchi di garanzia che operano in Europa, Giappone,Usa e Canada, ha parlato della crescita e delle potenzialità del mercato equo che ogni anno ha presentato un trend del 15 %. Con i volumi attuali, tra 50 anni, il Fair Trade muoverà appena un mercato equivalente a quello di una piccola azienda. Il lavoro di Flo dovrà essere accompagnato allora da un intenso rapporto con le aziende licenziatarie, ma anche da un potenziamento del suo ruolo come ente certificatore, e dall?assistenza tecnica ai produttori per il miglioramento della qualità. Il Fair Trade potrà crescere se le catene distributive decideranno non solo di aggiungere alle proprie referenze nuovi prodotti certificati, ma di sostituire referenze consolidate con prodotti importati dal circuito del commercio equo. Per questo è fondamentale una partnership rafforzata con le aziende della grande distribuzione, come Coop Italia. La sfida è quella di andare oltre la certificazione sociale SA 8000, di rimettere in discussione i processi, di lavorare non solo per avere aziende pulite, ma che promuovano sviluppo.


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