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Commercio di armi: la Ue impone maggiori controlli

Una risoluzione presentata al Consiglio dei ministri europei richiama a una maggiore convergenza delle politiche degli Stati membri e maggiori controlli sugli acquirenti

di Benedetta Verrini

Più trasparenza, più controllo sulla destinazione finale, un’ulteriore stretta alla circolazione delle armi leggere: è quanto emerge da una relazione del Consiglio dei ministri dell’Unione europea, in materia di produzione e commercio delle armi, sulla quale il Parlamento europeo ha espresso la sua opinione in una Relazione approvata il 3 ottobre 2001, in seduta plenaria a Strasburgo. Il provvedimento, sotto forma di risoluzione, richiama a una maggiore convergenza delle politiche degli Stati membri in materia di controllo delle esportazioni di armi. Le politiche degli Stati membri sono state esaminate sulla base di un codice di condotta adottato il 25 maggio 1998 che non è, tuttavia, giuridicamente vincolante. Tale codice, secondo il Parlamento, dovrebbe essere reso obbligatorio ed esteso anche ai paesi candidati all’adesione, mentre un codice internazionale dovrebbe essere applicato alle transazioni con i paesi terzi. Molti paesi, tra i quali Russia e Cina, continuano ad esportare armi senza alcuna restrizione. Perché l’esportazione di armi avvenga nel rispetto dei diritti umani e in coerenza con l’obiettivo della prevenzione dei conflitti dovrebbe essere instaurato un sistema di controllo globale facente capo alle Nazioni Unite. Le armi non dovrebbero essere esportate a quei paesi che non trasmettono informazioni chiare sul loro utilizzo e i governi degli Stati membri dovrebbero effettuare maggiori controlli sulla produzione su licenza all’estero di attrezzature militari da parte delle imprese europee. Il Parlamento ritiene che gli Stati membri debbano dare informazioni più dettagliate sulla politica in materia di licenze fornendo, per ogni licenza concessa o rifiutata, una descrizione delle attrezzature, dati quantitativi, destinazione, utilizzazione finale e valore. Il controllo delle esportazioni dovrebbe essere sottoposto ad un sistema di vigilanza parlamentare e gli Stati membri dovrebbero impegnarsi per stabilire norme comuni a livello europeo per il controllo del commercio legale di armi portatili e armi leggere nonché per il controllo del traffico e del contrabbando di tali armi. Progressi nella trasparenza delle informazioni, secondo quanto rileva il Parlamento europeo, sono stati senz’altro compiuti. Ma la qualità dell’informazione varia notevolmente a seconda degli Stati membri. A tale proposito, è interessante osservare che in alcuni settori le relazioni italiane in materia di esportazione di armi (che vengono redatte annualmente dal 1991) forniscono informazioni ad un livello senza precedenti. In particolare, la relazione annuale informa in modo dettagliato sulle armi esportate e importate, descrivendo in modo completo gli oggetti, il loro valore e quantità e ciò per ogni impresa. Le informazioni dettagliate per impresa sono fornite anche per le autorizzazioni concesse. Le relazioni italiane sono annoverate fra le poche che forniscono anche informazioni sulle esportazioni di beni a doppio uso. Ecco il testo della risoluzione:


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