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Verso il contratto nazionale del socio-sanitario

Convegno Uneba a Bari, con ampia partecipazione delle associazioni datoriali e sindacali. Il presidente Franco Massi: «Dobbiamo metterci insieme per contare di più, il Servizio Sanitario Nazionale è in difficoltà, non vorremmo che il sociosanitario diventi l'anello debole che ne paga le conseguenze»

di Giampaolo Cerri

Si parla sempre di più di un contratto nazionale unico per il settore socio-sanitario, in cui lavorano in Italia circa 250mila persone, molti in enti del Terzo settore. E sull’ipotesi convergono sempre più spesso le organizzazioni datoriali e quelle sindacali. È accaduto anche di recente, a Bari, in occasione di un convegno organizzato dall’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale – Uneba, che riunisce circa 900 realtà non profit, organizzato insieme all’Uneba Puglia, il 29 aprile scorso.

Nel capoluogo pugliese erano convenute diverse realtà datoriali – Agespi, Aris, Diaconia valdese e Anfass – e sindacali come Cisl Funzione pubblica, Fisascat Cisl, Cgil funzione pubblica, Uil Fpl e Uiltucs.

«Dobbiamo metterci insieme per contare di più», ha detto il presidente Uneba Franco Massi, «il Servizio sanitario nazionale-Ssn è in difficoltà, non vorremmo che il sociosanitario diventi l'anello debole che ne paga le conseguenze». Gli ha fatto eco il vicepresidente Anfass, Emilio Rota, secondo il quale «occorre fare massa per difendere i diritti», mentre per padre Francesco Ciccimarra, presidente Agidae, «dovremo trovare quali sono gli aspetti da condividere». Per padre Virginio Bebber, presidente Aris, l’organizzazione più importante dell’ospedalità religiosa, l’azione congiunta deve avere «l’obiettivo di fare in modo che il servizio alle persone fragili sia il migliore possibile», mentre Claudio Cavaleri, di Agespi, ha sottolineato come l’impegno sia reso arduo «dalla difficoltà di trovare personale».

«Ma per garantire futuro al sociosanitario», sottolinea una nota di Uneba, «e dignità alle centinaia di migliaia di persone fragili di cui si prende cura, servono risorse. E quindi serve la politica: Governo, Parlamento, Conferenza Stato Regioni, le 21 Regioni e province autonome con i loro sistemi sanitari».

Un punto su cui paiono concordare anche le organizzazioni sindacali: «Il salto di qualità deve essere il coinvolgimento delle istituzioni», ha infatti detto Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil, secondo il quale «serve un tavolo comune anche con loro. Invece a volte le istituzioni utilizzano i gestori che svolgono servizi a nome loro e quando invece c'è da fare sistema per capire come retribuire adeguatamente il personale, si voltano dall'altra parte».

D’altra parte, come ha aggiunto Franco Berardi, segretario nazionale Cisl Fp, «la politica non si può chiamare fuori: deve essere consapevole che la complessità della risposta da dare sta cambiando. È il convitato di pietra che dobbiamo invitare al prossimo incontro». Dal segretario esecutivo della Diaconia Valdese, Gianluca Barbanotti, è arrivata anche l’esternazione di una preoccupazione: «Dobbiamo fare attenzione», ha detto, «a che le risorse non si trovino abbassando la qualità dei servizi».

«Il contratto unico», ha dichiarato Domenico Proietti commissario di Uil Fpl, «è un obiettivo strategico ma la priorità resta il rinnovo dei contratti attualmente scaduti», punto che ha registrato la convergenza anche di Paolo Proietti segretario Uiltucs. E, sempre per parte sindacale, da Aurora Blanca, segretaria nazionale di Fisascat Cisl, è arrivato uno sguardo di prospettiva: «Se non concertiamo assieme», ha detto, «non riusciremo ad affrontare e superare la sfida e l'opportunità della legge delega anziani», facendo riferimento ai relativi decreti delegati da approvare entro inizio 2024.

Proprio nell’ottica di un dialogo più forte con la politica, ha spiegato la nota Uneba, «Massi ha ricordato la lettera con cui sei associazioni datoriali a novembre chiesero un confronto con i sindacati confederali per discutere proposte da portare alla politica. I sindacati presenti a Bari si sono impegnati a dare seguito alla richiesta».

«Entro l’estate apriremo il tavolo di trattativa ma», ha rassicurato in chiusura Massi, «vogliamo tenere costantemente sullo sfondo il contratto unico del settore sociosanitario. Evitando, ad esempio, che ci siano norme incompatibili tra un contratto e l’altro».

Nella foto di apertura un momento di lavoro in una struttura Anfass.

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