Comitato editoriale
Siccità, in Etiopia 300mila bambini hanno bisogno di aiuto
Sos Villaggi dei Bambini è partner ufficiale governativo per rispondere all'emergenza e riuscire a salvare i minori colpiti da malnutrizione
di Redazione
Arriva da Sos Villaggi dei Bambini Italia un aggiornamento sulla difficile condizione che sta vivendo l’Etiopia dove si sta soffrendo la peggiore siccità degli ultimi cinquant’anni. «Più di 10 milioni di persone hanno urgente bisogno di aiuti alimentari, mentre circa 300mila bambini sono denutriti. In tutta l’Africa orientale e meridionale, le Nazioni Unite stimano che circa un milione di bambini richiedano un trattamento per grave malnutrizione, mentre quasi 50 milioni di persone, in più di 20 Paesi, affrontano l’insicurezza alimentare. Si ritengono necessari 1,4 miliardi di dollari per affrontare la crisi» rende noto l’organizzazione.
Sos Villaggi dei Bambini in Etiopia è uno dei partner ufficiali del governo per la Risposta alla siccità, insieme alle Nazioni Unite, oltre che membro della Protezione dei Minori insieme a Unicef. Sta partecipando e contribuendo allo sviluppo di un piano d’azione nazionale per sostenere e proteggere i bambini delle zone colpite dalla siccità. «Si stima di raggiungere in poco tempo 13mila persone di Hararghe» fa sapere Sos Villaggi dei Bambini Italia in una nota. E aggiunge: «Le comunità rurali sono stati colpite più drammaticamente di quelle che abitano le aree urbane, ma gli effetti stanno toccando anche loro. Il governo ha identificato l’area orientale di Hararghe una priorità. Le famiglie lottano per sfamarsi: mancano cibo e medicine. Molti stanno fuggendo dalle loro abitazioni». Il timore è che senza una risposta umanitaria coordinata, la situazione potrebbe degenerare.
«È necessario rispondere alla crisi in maniera congiunta ed efficace, se vogliamo salvare la vita dei 300mila bambini affetti da malnutrizione. Nei nostri programmi familiari oltre al tema della generazione del reddito c’è anche quello della resilienza. È necessario rafforzare le persone sotto più aspetti, non solo quelli materiali», racconta Dereje Wordofa, direttore internazionale Sos dell’Africa orientale e meridionale.
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