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Ragazza bengalese scomparsa ad Ancona. Si teme costretta a sposarsi

Il Garante dei Diritti ha lanciato l’allarme per la partenza di una minorenne di origini bengalesi da dieci anni in Italia. Il commento di WeWorld che in diversi Paesi è impegnata a fermare i matrimoni precoci: un problema che coinvolge ogni anno 12 milioni di bambine

di Redazione

Ad Ancona, pochi giorni fa una giovane di origini bengalesi, in Italia ormai da dieci anni e che ora, stando alle indagini, sembrerebbe essere rientrata in Bangladesh, probabilmente per un matrimonio combinato. A lanciare l’allarme il Garante dei Diritti, Andrea Nobili.
Pur non essendoci ancora certezze, i recenti fatti di Ancona riportano l’attenzione su un problema che nel mondo coinvolge 12 milioni di bambine che ogni anno sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni: i matrimoni precoci e forzati.

Un problema – sottolinea una nota della ong – che sempre di più riguarda anche l’Europa a causa delle ondate migratorie da Paesi dove questa pratica è ancora molto diffusa.
1 bambina su 3 è costretta a sposarsi prima dei 15 anni. Spesso alle bambine è negato l’accesso all’istruzione e, private della loro infanzia, diventano mogli e madri troppo presto.

Purtroppo la povertà è il principale problema alla base del fenomeno del matrimonio precoce: spesso, alle famiglie sembra l’unica soluzione possibile per riuscire a sfamare tutti i figli. Le ragazze sono spesso viste come un “peso” che va scaricato al più presto possibile attraverso il matrimonio.

WeWorld è attiva con progetti per fermare i matrimoni forzati e precoci in India, Nepal, Tanzania, Kenya, Benin, dove il problema è radicato nella società. L’unica vera risposta per aiutare queste ragazze – osserva la nota di WeWorld – è la scuola, che diventa l’arma, lo strumento per combattere il fenomeno delle spose bambine, ma anche un punto d’incontro tra i nostri operatori e le comunità per stare a stretto contatto con le famiglie, per identificare casi a rischio e intervenire in caso di matrimoni già concordati.

Paola Benvenuto, operatrice di WeWorld in India, racconta la storia di una delle aiutate lo scorso anno: «Juy è una giovane ragazza indiana, la cui vita non è mai stata facile, con un grande sogno nel cassetto: diventare un’infermiera. Vive in una delle regioni più povere dell’India, in cui c’è poco lavoro e le ragazze sono ad alto rischio di contrarre matrimoni precoci e di lasciare la scuola. I genitori sono molto poveri, la mamma spesso lavora fuori casa ed è molto preoccupata per i suoi figli; un giorno decide che l’unico modo di proteggere Juy è darla in sposa ad uno zio, che si possa occupare della sua sicurezza. Noi l’abbiamo incontrata in ospedale, grazie alle segnalazioni della scuola. “Due anni fa i miei genitori mi organizzarono un matrimonio combinato con un mio zio paterno, molto più grande di me. Dicevo a mia madre che non mi volevo sposare e che volevo continuare a studiare, ma lei non mi dava ascolto. Avevo grandi ambizioni per la mia vita: desideravo diventare infermiera in futuro. Per evitare il matrimonio non avevo altra soluzione che suicidarmi. Non si può fare nulla senza istruzione” ci ha raccontato lei stessa in lacrime. Fortunatamente siamo riusciti a intervenire in tempo. Abbiamo organizzato degli incontri con la famiglia, facendo capire loro l’importanza dell’istruzione per la ragazza. Juy ha ripreso a studiare, è stata promossa a pieni voti e ha anche ricevuto un premio per il suo coraggio nell’aver impedito un matrimonio precoce e per l’impegno nel proseguimento dei suoi studi».

C’è ancora molto da fare, ma tutti possono dare un contributo per aiutare queste bambine a riappropriarsi della propria infanzia: www.weworld.it/nosposebambine

In apertura immagine da WeWorld