Comitato editoriale
Quel che le famiglie adottive chiedono a Draghi
Investire oggi sull’ adozione internazionale, come su qualsiasi intervento a sostegno della natalità, è il miglior investimento sul futuro che un piano di Recovery Fund possa attuare
di Redazione
Eravamo tutti disgustati dallo spettacolo indecente offerto dalle forze politiche in un periodo storico in cui noi famiglie stiamo veramente soffrendo… e tanto anche! Ancora una volta si è avuta la sconcertante dimostrazione dell’evidente scollamento esistente tra Paese reale e il mondo distante della politica.
Uno degli enormi problemi che sta attanagliando il nostro Paese è la tragica crisi della natalità. Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat, in attesa del rapporto definitivo che sarà pubblicato a breve, ha reso noto un documento in cui fornisce alcuni primi riscontri sul bilancio demografico del 2020, disegnando, con una stima di più di 700 mila morti e meno di 400 mila nati, un quadro a dir poco preoccupante.
Occorre pertanto puntare decisamente sulla crescita della natalità, che è una delle basi fondamentali per la ripresa economica, quella che garantisce una sostenibilità nel tempo, al di là degli interventi urgenti sull’economia. Ecco perché noi famiglie chiediamo che ogni iniziativa a sostegno delle nascite debba rivestire un ruolo fondamentale nel Recovey fund italiano.
In questa lotta alla denatalità, anche l’adozione internazionale può “e deve” esercitare la sua parte. Forse non parleremo di cifre importanti ma è pur vero che i grandi numeri si compongono anche da piccole unità, anzi proprio da queste trovano inizio. In Italia c’è un vero esercito di coppie sposate senza figli, hanno superato i 5milioni e mezzo. Moltissime di loro sono purtroppo coppie sterili ma non per questo meno desiderose di “mettere al mondo dei figli”: anzi, sono propri quelle più motivate.
Come si sa l’Italia, dopo gli Stati Uniti, è il secondo Paese al mondo per numero di adozioni internazionali ed è la nazione che ha firmato più accordi bilaterali con i Paesi di origine dei minori, perché le “famiglie italiane” sono da sempre e da tutto il mondo considerate come le più accoglienti e disponibili.
Purtroppo in questi ultimi anni l’adozione internazionale sta attraversando una grave crisi. Non si tratta solo del coronavirus, questo prima o poi passerà e le massicce campagne di vaccinazione in atto in tutto il mondo lo debelleranno. Stiamo viceversa affrontando un crollo di fiducia generalizzato da parte delle famiglie adottive, perché vivono la sensazione – purtroppo confortata dai fatti – di essere abbandonate a se stesse e di non sentirsi aiutate da nessuno, meno che mai dalle istituzioni. Nessuno aiuta una coppia che ha scelto di accogliere come proprio figlio un bambino abbandonato! Ciò che dovrebbe essere considerato il più grande atto di giustizia sociale, viene di fatto considerato quasi un atto egoistico e come tale inserito in un percorso colmo di insidie e di ostacoli.
Cosa chiedono quindi le famiglie adottive? Che si creda in loro, nella loro capacità di accoglienza, nelle loro convinta fede nel domani, perché chi non crede nel futuro non mette al mondo o non adotta un figlio. Chiedono che l’adozione internazionale sia una opportunità messa a disposizione di tutte le famiglie che lo desiderino, indipendentemente dalla loro condizione economica: ecco perché deve essere totalmente e completamente gratuita! Deve potere essere considerata una scelta per tutti e non essere riservata solamente a chi può permetterselo economicamente. Investire oggi sull’ adozione internazionale, come su qualsiasi intervento a sostegno della natalità, è il miglior investimento sul futuro che un piano di Recovery Fund possa mai attuare!
Cosa possono offrire le famiglie adottive? La convinzione, certa e inossidabile, nella ripresa del nostro Paese, alla quale vogliono partecipare come protagonisti attivi, conducendo con entusiasmo e determinazione da altri territori del mondo, nel nostro meraviglioso Paese, nuovi cittadini italiani, forze vive ed indispensabili per il nostro futuro.
*Marco Griffini, Presidente Ai.Bi. – Associazione Amici dei Bambini
Foto Unsplash
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