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Quei posti speciali ma per metà vuoti

Compie oggi cinque anni il Centro di Molfetta della Lega del Filo d'Oro. Può ospitare 50 sordociechi,ma la metà dei posti sono ancora vuoti perché la Regione non ha definito i criteri di accesso al servizio

di Redazione

Il centro socio sanitario residenziale della Lega del Filo d’Oro di Molfetta festeggia oggi il suo quinto anno di attività, ma è ancora sottoutilizzato. Potrebbe ospitare 50 utenti e ne accoglie solo 24, con 26 posti vuoti. «Noi tutti – dice il Segretario Generale Rossano Bartoli –  ci auspichiamo che  vengano presto definite dalla Regione le modalità di accesso al servizio, le concessioni di proroghe al ricovero e gli oneri previsti, in modo che il Centro possa entrare presto a pieno regime dando così supporto ad altre persone sordocieche e pluriminorate e alle loro famiglie».

Il Centro di Molfetta della Lega del Filo d'Oro


Per aprire questo servizio, la Lega del Filo d’Oro ha ristrutturato un edificio messo a disposizione nel 2005 dalla Regione Puglia e nell’estate del 2007 ha aperto le porte ai primi ospiti.  Oggi il Centro ospita 24 utenti a tempo pieno e 15 a degenza diurna e si è ben inserito nell’ambito territoriale: «lo dimostrano gli intensi rapporti con il mondo della scuola, con gli scout e con altre associazioni non profit. Alcune delle attrezzature dell’Ente inoltre, come la piscina per le attività di idroterapia, sono messe a disposizione anche dei disabili locali esterni alla struttura, a dimostrazione dei benefici e degli aiuti che possiamo offrire all’intera Regione», dichiara il Direttore del Centro Sergio Giannulo.
C’è un però: «Il nostro rammarico – dichiara Rosa Francioli, fino al 2008 Presidente del Comitato dei Familiari dell’Associazione, di cui è tuttora membro – è che questa struttura di eccellenza, sia ancora sottoutilizzata. In questi primi cinque anni un certo numero di persone  pluriminorate pugliesi hanno trovato presso la Lega del Filo d’Oro di Molfetta una risposta qualificata e specializzata ai loro bisogni e di conseguenza la possibilità di un futuro più dignitoso e meno drammatico di quello che, a causa dell’endemica carenza di strutture specializzate della nostra Regione, si prospettava loro, prima dell’arrivo di questa encomiabile Istituzione. Ci turba fortemente il pensiero che, per una serie di intoppi burocratici, altre famiglie che vivono ancora oggi il dramma della solitudine e dell’isolamento non possano tuttora beneficiare di questa valida possibilità».