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Povertà alimentare sempre più grave, non bastano i buoni spesa per fermare la crisi post Covid
I numeri resi pubblici oggi dall’Istat sulla povertà in Italia confermano la situazione di emergenza sociale aggravata dalla pandemia. Oltre due milioni di famiglie vivono in condizioni di grave deprivazione materiale che impedisce loro di rispondere ai propri bisogni essenziali, necessari a condurre una vita dignitosa. Tra questi l’accesso a un cibo adeguato
di Redazione
I numeri resi pubblici oggi dall’ISTAT sulla povertà in Italia confermano la situazione di emergenza sociale aggravata dalla pandemia. Oltre due milioni di famiglie vivono in condizioni di grave deprivazione materiale che impedisce loro di rispondere ai propri bisogni essenziali, necessari a condurre una vita dignitosa. Tra questi l’accesso a un cibo adeguato.
Il peggioramento marcato della situazione registrato nel Nord Italia conferma le previsioni che ActionAid aveva rilevato già lo scorso ottobre a partire da un’indagine “La pandemia che affama l’Italia” svolta a Corsico, in Lombardia, in collaborazione con l’associazione La Speranza. Famiglie rimaste senza reddito a causa delle conseguenze economiche e sociali della pandemia, donne sole con figli, anziani non autosufficienti, persone con gravi problemi di salute e con disabilità: sono questi i soggetti più esposti che stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi. Non tutti trovano il coraggio o riescono a rivolgersi a centri di assistenza alimentare, la cui domanda di aiuti è solo la punta dell’iceberg di una emergenza nell’emergenza, quella alimentare.
“Il nostro Paese deve dotarsi oggi più che mai di un quadro di interventi centrati sul cibo come diritto umano fondamentale che siano efficaci nel contrastare la povertà alimentare” dichiara Roberto Sensi, Policy Advisor Global Inequality ActionAid Italia.
Le numerose esperienze di solidarietà alimentare messe in campo da una variegatissima compagine di attori a partire dal primo lockdown testimoniano la grande sensibilità e la capacità di risposta della società civile organizzata e delle comunità. Anche l’erogazione di oltre 800 milioni di buoni spesa per le famiglie in difficoltà, distribuite dal governo, ha rappresentato una misura senza precedenti di risposta ai bisogni alimentari delle famiglie.
“I dati ISTAT fotografano però una situazione strutturale che perdurerà nel tempo ed è quindi necessario mettere in campo riposte adeguate che vadano oltre l’emergenza. Servono misure di protezione sociale universali e di contrasto alla povertà a partire dall’istituzione di un fondo adeguatamente finanziato per il contrasto alla povertà alimentare al fine di garantire a tutte le famiglie in difficoltà l’accesso a un cibo adeguato” conclude Roberto Sensi.
La mancanza di cibo è una delle forme più estreme di povertà che colpisce in maniera particolare donne, anziani, bambini e bambine con conseguenze sulla salute fisica e psicologica di lungo periodo. I dati dell’Istat segnalano 1.337.000 minori che vivono in condizione di povertà assoluta: bambini e bambine nelle cui famiglie si saltano interi pasti e si mangiano alimenti scarsamente variegati e nutrizionalmente bilanciati.
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