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Comitato editoriale Fondazione Banco Alimentare

Per le nostre sedi abbiamo scelto l’energia green

La fondazione punta sulle rinnovabili e in particolare grazie alla realizzazione di impianti fotovoltaici si sono potuti risparmiare da inizio anno 20mila euro e circa 22 tonnellate di emissioni di CO2. «Un contributo alla lotta contro il cambiamento climatico» osserva il presidente Giovanni Bruno. Una scelta che promuove innovazione e pratiche «con l’obiettivo di potenziare il nostro impegno nella lotta contro lo spreco alimentare»

di Redazione

Per le sue sedi regionali di proprietà Banco Alimentare ha scelto l’energia rinnovabile. Questo percorso virtuoso consente un abbattimento dei costi di mantenimento delle strutture e un ulteriore risparmio di CO2, che si va ad aggiungere a quello ottenuto attraverso il recupero del cibo.

Gli impianti fotovoltaici

La realizzazione di impianti fotovoltaici a Parma, Genova, Udine, Sassari, Taranto e Pescara – rivela una nota – ha già consentito da inizio anno un risparmio di 20mila euro e di circa 22 tonnellate di Co2, con una produzione di quasi 50.000 KwH.

«Questi nuovi impianti sono un contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e ci permettono di realizzare un significativo risparmio economico, liberando risorse che vengono reinvestite per potenziare la nostra attività di recupero e migliorare i servizi offerti alle strutture caritative che assistiamo e di conseguenza alle tante persone in stato di bisogno», commenta Giovanni Bruno, presidente di Fondazione Banco Alimentare.

Efficienza operativa e sostenibilità

Bruno aggiunge: «Questo traguardo è frutto di una visione orientata non solo all’efficienza operativa, ma anche alla sostenibilità. Continueremo, grazie alla sensibilità dei nostri sostenitori, a promuovere innovazione e pratiche con l’obiettivo di potenziare il nostro impegno nella lotta contro lo spreco alimentare e la fame, ma anche dimostrare come le organizzazioni possono operare in armonia con il creato».

Una visione di ecologia integrale, cuore dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che unisce la giustizia alle tematiche più strettamente ambientali e che si fa carico tanto del grido della terra quanto del grido dei poveri, con forti nessi con la mission di Banco Alimentare.

Un’impronta ecologia da ridurre

Si stima che lo spreco alimentare generi l’8- 10% delle emissioni di gas serra globali. Per questa ragione – continua la nota -, una riduzione della nostra impronta ecologica è un tema molto sentito dalla Fondazione, che ne ha fatto un principio fondamentale del proprio codice etico: custodire le risorse, avendone cura ed evitando sprechi. In considerazione di questa premessa, l’impatto ambientale di Banco Alimentare è un bilancio fra impatti positivi, generati attraverso l’attività di recupero delle eccedenze, e impatti negativi conseguenti l’utilizzo di combustibili fossili per il riscaldamento, la produzione di energia elettrica e la movimentazione logistica. 

Uno dei nuovi mezzi a basso impatto scelti dalla Fondazione

In riferimento a quest’ultimo punto è in atto da alcuni anni, con la collaborazione della Fondazione Fossati, un progressivo piano di sostituzione dei mezzi più obsoleti con mezzi a basso o nullo impatto ambientale.

Salvate oltre 68mila tonnellate di Co2

Ogni giorno, Banco Alimentare ridistribuisce gratuitamente le eccedenze alimentari recuperate da tutta la filiera agroalimentare a oltre 7.600 organizzazioni partner territoriali convenzionate (mense, centri di accoglienza, case-famiglia, etc.), che offrono aiuto alimentare a 1.750.000 persone in difficoltà, con un impatto concreto e positivo sulla sostenibilità ambientale: sono state 68.838 le tonnellate di Co2 salvate ed evitate grazie all’attività di Banco Alimentare nel 2023.

In apertura il tetto “green” di una sede di Banco Alimentare – tutte le foto da ufficio stampa