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Nepal due anni dopo il sisma, è allarme traffiking

L'ong, in occasione del secondo anniversario del terremoto che il 25 aprile del 2015 causò 9mila morti e la distruzione di 700mila case, lancia un appello a favore dei bambini rimasti orfani o appartenenti a famiglie cadute in miseria che sono sempre più a rischio di tratta. Ricostruire le scuole è uno degli interventi da favorire

di Redazione

A due anni dal terremoto in Nepal c’è un’emergenza silenziosa che vede nei bambini, rimasti orfani o appartenenti a famiglie cadute in miseria, la principale categoria sfruttata. In questa situazione di emergenza i bambini e le bambine, più di ogni altro soggetto, corrono il rischio altissimo di divenire vittime di trafficking. A lanciare l’allarme l’ong WeWorld.
Il 25 aprile sarà il secondo anniversario e dopo due anni il Paese è ancora in ginocchio, anche se – sottolinea una nota della ong – fatichiamo a sentire notizie che lo riguardino. Secondo le stime più ufficiali, ogni anno 12mila-15mila bambini e bambine sono trafficati dal Nepal e destinati principalmente allo sfruttamento sessuale in India. Il problema del trafficking di bambini, specie in zone d’emergenza, è una piaga di cui tutti noi dobbiamo sentirci responsabili e non riguarda certo solo il Nepal. I Paesi maggiormente interessati da questo crimine sono quelli colpiti da conflitti, disastri naturali o povertà cronica.

«A livello internazionale, benché dal 2003 esista uno strumento internazionale vincolante, il Protocollo addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, per prevenire, reprimere e punire la tratta delle persone, in particolare donne e bambini (2000), e sebbene la Convenzione internazionale per diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sia stata universalmente sottoscritta», commenta il Presidente di WeWorld Marco Chiesara. «Si fatica ancora molto a tradurre diritti universalmente riconosciuti in politiche e programmi che effettivamente impediscano la tratta di persone ed assistano le vittime».

Tra le cause tanto la povertà delle famiglie, quanto la domanda criminale. Le famiglie infatti spesso non possono farsi carico dei bambini o non si curano della loro protezione o deliberatamente li cedono ai trafficanti in cambio di denaro. Turismo sessuale, lavoro nero, pericoloso e mal pagato e più di recente il traffico di organi, sono le cause principali che dal lato della domanda alimentano il traffico di bambini.

«Il modo più efficace per contrastare il fenomeno è agire nei paesi interessati sostenendo le famiglie più povere, dando protezione ai bambini e alle bambine e parallelamente aumentare l’accesso all’educazione e quindi accrescere la loro consapevolezza. I bambini, infatti, spesso sono capaci di far rispettare i propri diritti se hanno imparato a riconoscerli», conclude Chiesara.

È proprio dalla scuola che si può partire per proteggere i bambini. Nei distretti di Sindupalchock, Kavrepalanchok, e Kathmandu dove WeWorld opera da anni a favore dell’educazioni di base, dopo il terremoto l’ong è intervenuta per garantire un ambiente protetto e sicuro per i bambini, costruendo 63 strutture temporanee (Temporary Learning Centre TLC, strutture leggere in bambù, veloci da costruire e sicure durante le scosse di assestamento) in cui i piccoli potessero ristabilire uno stile di vita normale, uno spazio in cui giocare e rielaborare i traumi.

Dopo due anni dal terremoto la situazione di emergenza sembra essersi conclusa, ma – sottolinea una nota – resta ancora tanto da fare, soprattutto nelle zone più isolate dove i bambini sono abbandonati a se stessi. È il caso di Milche, un paese molto popolato tra le montagne, che versa in gravissime condizioni ed è molto difficile da raggiungere. Qui prima del terremoto c’erano ben 10 scuole. Costruirle qui è un’impresa nell’impresa, ma è indispensabile intervenire al più presto e – prosegue la nota -con tutte le nostre risorse, per ridare speranza e futuro ai bambini e alle loro famiglie.

Proprio per questo WeWorld in occasione del secondo anniversario lancia un appello per i bambini e per ricostruire a Milche, e in altre zone isolate come Panchkhal, Dhulikhel, Chyamrangbesi e Kavrepalanchok, 20 scuole antisismiche in mattoni, per garantire istruzione, spazi sicuri con accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici, a pasti sani e a cure mediche. Luoghi dove poter continuare il proprio percorso educativo, dove giocare e ricominciare a vivere serenamente e al sicuro dai trafficanti.

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In apertura WeWorld Nepal Photo credits Adi

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