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L’inclusione non ha bisogno di toppe ma di visione

Falabella: «La Fish aveva scelto un confronto collaborativo per fare in modo che il Ministero modificasse tutti gli aspetti assolutamente critici del decreto, evitando però battute d'arresto. Quasi tutte le modifiche che avevamo chiesto erano state ottenute con un lungo dialogo tra la Federazione e il Ministero, che tuttavia non è stato pronto a trasformarle in atto normativo. Il nostro auspicio è che si metta fine una volta per tutte ai provvedimenti di tipo emergenziali»

di Redazione

Dopo la sentenza del Tar Lazio del 14 settembre che ha annullato l’intero decreto interministeriale n. 182/2020 con cui si individuava la disciplina per la compilazione dei nuovi modelli di Pei, i piani educativi personalizzati per gli alunni e le alunne con disabilità, è un dato di fatto che molte famiglie e tutti coloro che operano per l’inclusione scolastica, oggi si interrogano su quali siano le ricadute che la sentenza potrà comportare per l’anno scolastico che è appena cominciato.

l Pei – cioè i piani annuali per ciascun alunno con disabilità – vanno elaborati e redatti entro il 31 ottobre e verificati alla fine dell’anno scolastico, ossia la fine di giugno. Allo stesso tempo devono essere soggetti a verifiche periodiche durante l'anno. «Tali scadenze sono previste dal decreto legislativo 66/2017, non nel decreto ministeriale 182 che ora è stato annullato dal Tar Lazio», precisa Vincenzo Falabella, presidente della Fish. «Queste scadenze restano pienamente in vigore anche dopo la sentenza del Tar. Così come rimangono le norme sul GLO, in particolare i commi 10 e 11 dell'art. 15 della L. 104 modificata dal Dl 96 del 2019». E ancora, aggiunge: «resta anche invariata la previsione del GLO, cioè il gruppo operativo sull’inclusione, di cui fanno parte tutti i docenti, non solo l’insegnante di sostegno, così come ne fanno parte i genitori e lo stesso studente per le scuole superiori, oltre a quelle figure professionali specifiche interne ed esterne all'istituzione scolastica che interagiscono con la classe e l'alunno con disabilità che possono portare elementi informativi utili per la costruzione condivisa ed ampia del Pei».

E tuttavia, continua Falabella, «è logico che la sentenza del Tar Lazio ha provocato un grave disorientamento nel mondo della scuola, poiché l’impegno profuso dal Ministero per la formulazione dei nuovi Pei da adottare da quest’anno è stato notevole con webinar e numerose faq di chiarimenti forniti agli istituti scolastici e c’era stata di certo una ampia consultazione tra le associazioni e le scuole circa le modalità di inclusione degli alunni con disabilità».

Non solo. «Quasi tutte le modifiche che come Fisha avevamo chiesto al Decreto n.182 e che oggi sono state recepite dal Tar, anche se in maniera disorientante, erano state ottenute già con un lungo dialogo tra le associazioni aderenti alla Federazione e il Ministero dell’Istruzione, che tuttavia non è stato pronto a trasformarle in atto normativo». E, però, «siamo fiduciosi perché nonostante quest’anno si sarebbero dovuti iniziati ad usare i nuovi modelli di Pei, oggi annullati, questo non determina, automaticamente, che non si possa, così come da decenni avviene, poter in ogni caso procedere alla redazione di un piano personalizzato per ciascun alunno con disabilità, anche senza le nuove indicazioni modellate da parte del decreto». Peraltro, sottolinea Falabella: «il Tar ha posto l’accento sul fatto che il decreto avesse agito in “eccesso di delega” (per esempio intervenendo su come determinare la quantità dei sostegni) rispetto alle modalità di redazione del Pei e di coordinamento degli interventi che il decreto legislativo 66/2017 richiedeva».

«In sostanza, la nostra impressione è che l’organo ministeriale interverrà emanando un regolamento, ristabilendo serenità nelle scuole e sicurezza per migliorare la qualità inclusiva. Quello che è certo, comunque, è che la sentenza non interferisce per nulla con i corsi di aggiornamento obbligatorio di 25 ore che dovranno svolgersi proprio per favorire la presa in carico del progetto inclusivo da parte di tutti i docenti curriculari». E poi Falabella conclude così: «il nostro auspicio, però, non può che essere quello che si metta fine una volta per tutte ai provvedimenti di tipo emergenziali. A quella cultura normativa di mettere una toppa, una pezza, che poi si rivela in certi casi peggiore del buco. Perché il nodo fondamentale è la mancata formazione, a monte, di tutti i docenti, sulla didattica inclusiva».

La Fish in particolare chiede l’immediata istituzione di una classe di concorso per il sostegno, una per ogni ordine e grado di istruzione. Perché è sempre più concreto il rischio che circa un terzo degli alunni con disabilità cominci il nuovo anno scolastico non avendo docenti specializzati, una circostanza ancora di più aggravata dal fatto che la normativa attuale consente agli insegnanti di ruolo di sostegno di passare su cattedra comune dopo soli cinque anni di permanenza su cattedra di sostegno. In questo senso, la Federazione continua a rifiutare l’idea che per oltre un terzo dei quasi 300.000 studenti con disabilità italiani i docenti per il sostegno continueranno ad essere dei semplici badanti e pertanto, continuerà a lavorare per l’inclusione scolastica di tutti gli alunni con disabilità. Infatti, la FISH, tornando alla sentenza del Tar, pur rilevando molti dei rilievi espressi nel ricorso, aveva scelto proprio per questo un confronto collaborativo per fare in modo che il Ministero modificasse tutti gli aspetti assolutamente critici che avessero potuto restringere i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie. Dunque, l'obiettivo era proprio quello di evitare che si determinasse un arresto così importante come quello che oggi impone il Tar rispetto agli elementi innovativi del decreto, che, invece, erano importanti.

Photo by Sean Stratton on Unsplash

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