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La scuola di Pieve Torina, dopo il terremoto si guarda al futuro

Alessandro Angelucci, sindaco di Pieve Torina, comune in provincia di Macerata, racconta come sta ripensando alla ricostruzione del suo paese partendo dalla scuola con il supporto della onlus milanese. «Abbiamo rifiutato la parola “provvisorio”», spiega. «Per la realizzazione saranno utilizzati solo materiali edili naturali. E poi ancora ci sarà il prato sul tetto ed i pannelli solari. E vetrate tutt’attorno»

di Anna Spena

«Come quando si spegne una luce. È come staccare l’interruttore. È questo quello che è accaduto nel mio paese dopo la scossa di terremoto del 26 ottobre 2016». A raccontarlo è Alessandro Gentilucci, 40 anni, giovane sindaco di Pieve Torina, un comune di 1500 abitanti in provincia di Macerata, Marche. L’abbiamo incontrato nella sede della Fondazione Francesca N.P.H Italia a Milano, dove, anche grazie al supporto della onlus, sta gettando le basi per ricostruire il comune.

«La fase del “post” non si è ancora conclusa», racconta il sindaco Gentilucci. «Dopo quella tragica scossa di terremoto le case agibili nel comune sono solo 3. E finché tutti i cittadini non entreranno almeno nelle soluzioni abitative temporanee non potrò dire che l’emergenza sarà finita. Speriamo, entro la fine dell’anno di consegnare le ultime case. Il fattore “tempo” è fondamentale. Riuscire a riportare la popolazione nelle aree interne, già prima del terremoto soggette a spopolamento, in tempi rapidi e funzionali, è il primo impegno che ci siamo assunti».

La ripresa è partita dalla ricostruzione del complesso scolastico. L’impegno risponde ad un’esigenza precisa: «Partire dai ragazzi è fondamentale», continua Gentilucci. «In un contesto soggetto a spopolamento come sindaco non puoi non preoccuparti delle esigenze dei più giovani se non vuoi che scappino».

Per questo motivo con il supporto della Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, dove prima era ubicata la vecchia struttura, sorgerà una nuova scuola dell’infanzia. L’area occupa una superficie pari a circa 1550,00 mq; è raggiungibile a piedi da tutti gli abitanti del nucleo urbano principale di Pieve Torina. La Fondazione Francesca Rava si farà carico della realizzazione di tutta la realizzazione della struttura. Il progetto della scuola è stato impostato, fin dalle prime riflessioni, per essere realizzato in tempi rapidi seppur concepito per rimanere una struttura permanente.

«Abbiamo rifiutato la parola “provvisorio”», spiega il sindaco di Pieve Torina. «Perché significa non avere prospettive e tenere i ragazzi all’interno di strutture per le quali comunque bisognava preventivare un costo e dove la temporaneità sarebbe durata almeno 10 anni. Invece quello che noi vogliamo dare alla persone è il senso di “ripartenza”. Dobbiamo e vogliamo ripensare alla nostra comunità come un centro di eccellenza. E siamo particolarmente fieri dell’asilo, che grazie al supporto della Fondazione Rava, sarà pronto a maggio».

Il progetto dell’edificio è stato sviluppato pro bono dalla scuola di architettura e design di Ascoli Piceno dell’Università di Camerino. «La scuola di architettura e design di Ascoli Piceno dell’Università di Camerino ha contribuito al progetto della scuola di pieve Torina coordinando un gruppo di giovani architetti (Dajla Riera, Timothy Brownlee, Simone Pirro,) e di ingegneri (Simone Tascini per gli impianti e Andrea Canducci per le strutture)», spiega Federica Ottone, Professore Associato della Scuola di Architettura e Design "Eduardo Vittoria dell’Università di Camerino. «A coordinare il progetto con me la professoressa Roberta Cocci Grifoni, fisico tecnico ambientale. Questa è una delle missioni dell’Università, ovvero il trasferimento delle conoscenze e delle competenze per costruire processi innovativi per la progettazione e realizzazione di edifici, con la partecipazione diretta dei giovani più meritevoli (sono quasi tutti dottorandi o dottori di ricerca). La scuola di architettura si è anche avvalsa della collaborazione di esperti di materiali naturali (Sara Campanelli e Isabella Cocci) concepiti in chiave innovativa; questo per caratterizzare la scuola come edificio sostenibile a energia zero, realizzata con materiali a basso impatto ambientale».

L’asilo potrà accogliere fino a 60 bambini. «Per realizzazione», spiga il sindaco, «saranno utilizzati solo materiali edili naturali: fibra naturale di paglia; terra cruda; fibra di legno. E poi ancora ci sarà il prato sul tetto ed i pannelli solari. E vetrate tutt’attorno».

Il progetto nasce come sintesi di numerosi fattori come esigenze funzionali, attenzioni pedagogiche, necessità tecnologiche e ambientali. In modo particolare il progetto è stato realizzato seguendo quella volontà di pensare lo spazio già come fattore educativo in sé e non mero contenitore. «Il progetto di ricostruzione ha l’obiettivo preciso di “riportare la vita a valle”. Elementari, medie, asilo e poi nido. Il centro storico deve tornare a vivere con i più giovani. Abbiamo consapevolmente scelto di delocalizzare la posizione delle casette temporanee a margine del paese proprio per consentire ai ragazzi di tornare a vivere il paese», conclude il sindaco.

La fondazione Rava ha coordinato un grande lavoro di squadra che ha permesso di inaugurare a meno di un anno dal terremoto, ben sei scuole nelle località tra le più colpite dalle scosse di agosto e delle successive di ottobre 2016. La scuola è infatti punto di riferimento e elemento centrale della vita di una comunità, una scuola sicura significa stabilità, ritorno a una vita normale per centinaia di famiglie, molte delle quali ancora in alloggi provvisori.

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