Comitato editoriale
Innovare i servizi per un welfare capace di creare valore
Presentato in Bocconi il Bilancio di missione 2017: Fondazione Sacra Famiglia si è presa cura di 13mila persone, in 23 sedi. Da 120 anni la capacità di ascolto dei bisogni diventa costruzione di servizi innovativi, con un "moltiplicatore" capace di generare 3,96 euro per ogni euro immesso. Fosti (SDA Bocconi): «Siamo nella situazione desiderabile per cui un forte investimento sui valori rende sostenibili i servizi»
Greta ha 29 anni e si è da poco laureata in Comunicazione e Didattica dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, con 110 su 110. In sede di laurea, ai professori non ha nascosto il suo disappunto per la mancata lode, ma la soddisfazione per il traguardo è enorme. Greta è una ragazza con autistismo: «Io non mollo una cosa, o la finisco o la finisco». È arrivata alla laurea anche grazie all’incontro con Fondazione Istituto Sacra Famiglia: a metà del suo percorso universitario, come bloccata davanti a una serie di esami, pensa di mollare e per questo cerca un aiuto nell’orientamento al lavoro. In Fondazione Sacra Famiglia, a 28 anni compiuti, arriva una diagnosi vera e propria di autismo e l’avvio finalmente del percorso giusto per lei, che l’ha portata a diventare dottoressa. La storia di Greta l’ha raccontata per cenni questa mattina Lucio Moderato, direttore dei servizi innovativi per l’Autismo di Sacra Famiglia, durante la presentazione in università Bocconi del Bilancio di Missione 2017 della Fondazione: una storia che dà corpo a quel valore racchiuso nel 3,09 dell’indice SROI (Social Return On Investment) riportato per il Servizio di Counseling territoriale per l’Autismo. Significa che per ogni euro immesso per realizzare il servizio, esso genera un valore quantificabile in 3,09 euro in termini di risparmi per interventi e servizi non fruiti, costi evitati alle famiglie, di maggior possibilità di lavoro per i genitori caregiver, di maggiori capacità “in proprio” di lavorare e produrre ricchezza.
I servizi per l’Autismo sono uno dei servizi innovativi di Fondazione Sacra Famiglia. Una realtà che ha alle spalle 122 anni di Storia, che conta 23 sedi in tre Regioni, 13mila persone assistite attraverso prestazioni di qualità e percorsi di cura individuali, quasi 100mila prestazioni erogate, 95,3 milioni di euro investiti nella missione e interamente ridistribuiti, circa 2mila collaboratori di cui l’84% a contatto con l’utente e 1.250 volontari. 85 le professionalità presenti in Fondazione Sacra Famiglia, con 1300 dipendenti su 2mila che nel 2017 sono stati coinvolti in attività di formazione. I valori di sempre – la cura, il sostegno per i più fragili e per le loro famiglie, la capacità di saper ascoltare i bisogni del territorio e rispondervi – si sono così tradotti in servizi innovativi, capaci di adattarsi ai bisogni e di dialogare con i territori, sostenibili. «Il Bilancio di missione 2017 mette in luce il radicamento di Sacra Famiglia nei diversi territori e la specificità dei servizi e della rete che abbiamo saputo creare nelle comunità locali. Crediamo molto a queste sinergie perché da soli non si va lontano, nemmeno con 120 anni di storia», ha detto don Marco Bove, Presidente di Fondazione Sacra Famiglia. «Insieme si può percorrere una lunga strada e la collaborazione rappresenta uno dei valori ispiratori della nostra Missione. Quest’anno si concluderà il Piano Strategico varato nel 2013, ma stiamo già guardando avanti, pronti a rispondere ai bisogni di domani attraverso attenzione e cura, forti della qualità e dell’alto livello di innovazione che offriamo attraverso i nostri servizi e progetti. Ovunque ci sia una persona fragile, ci saremo anche noi, perché ogni persona è un mondo importante, un territorio mai troppo lontano da poter raggiungere e abitare».
Ovunque ci sia una persona fragile, ci saremo anche noi, perché ogni persona è un mondo importante, un territorio mai troppo lontano da poter raggiungere e abitare
don Marco Bove
Dopo i graditi saluti di Bruno Pavesi, consigliere delegato dell’Università Bocconi, la presidente dell’Associazione Amici dell’Istituto Sacra Famiglia, Mariapia Garavaglia ha ricordato che «l’istituzione è lo scudo del bene comune» e che «il prendersi cura è della società prima che del singolo operatore», richiamando quindi a un impegno culturale per far sì che tutti siano «“amici della fragilità”, diversamente ci darà “fastidio” spendere soldi per i malati, gli anziani, i poveri…».
L'assessore alle Politiche sociali, Abitative e Disabilità di Regione Lombardia, Stefano Bolognini, ha ribadito come Regione Lombardia sia «impegnata nel sostegno alle persone più fragili» e intenda realizzare «un sistema integrato di risorse, non solo economiche, volte a costruire un fondo unico per la disabilità e la Non Autosufficienza, con l'obiettivo di raccordare e integrare le politiche di intervento in capo ai comuni con quelle di natura sociosanitaria, realizzando così un progetto territoriale omogeneo e condiviso, capace di rispondere ai complessi bisogni delle persone disabili e delle loro famiglie».
A presentare il Bilancio di Missione, con efficacia appassionata, è stato il professor Marco Grumo, Direttore della Divisione Enti Non Profit di Altis e Consigliere di amministrazione di Sacra Famiglia. Grumo ha sottolineato l’esistenza di un «made in Italy del sociale», con modelli peculiari di assistenza. «Le imprese sociali di qualità esistono, non basta regolamentarle, occorre anche sostenerle, ricordando però che le organizzazioni non sono tutte uguali». Per il professor Grumo, «l’impresa sociale di qualità ha quattro caratteristiche: produce un impatto sociale netto, rilevante, continuativo; ha una elevata responsabilità sociale; ha una elevata capacità di organizzazione; ha dei moltiplicatori sociali». Il “moltiplicatore di sussidiarietà” di Sacra Famiglia nel suo complesso, ad esempio, è 3,96: per ogni euro immesso nei servizi residenziali e diurni dalla Pubblica Amministrazione, la Fondazione restituisce valore per 3,96 euro.
Lucio Moderato, come detto, ha presentato in sintesi i servizi per l’Autismo, un fiore all’occhiello di Sacra Famiglia e una sfida per il futuro visto che le persone con autismo «sono ormai 1 su 50, non perché ci sia una epidemia di autismo ma per migliori capacità di fare diagnosi». Il Counseling territoriale per l’autismo è partito nel 2012 con 30 persone seguite e nel 2017 ne ha coinvolte ben 406 persone, di cui il 90% in età compresa tra i 2 e i 18 anni. «A maggio 2018 eravamo già a 498 utenti, il che rende plausibile arrivare a 700 persone seguite nell’anno, abbiamo 10 nuove persone seguite a settimana», ha detto Moderato. «L’autismo comporta bisogni trasversali e longitudinali, non è una malattia ma una condizione, non dobbiamo guarire ma insegnare alle persone con autismo e alle loro famiglie a vivere in queste specifiche condizioni, facendo in modo che l’autismo non sia una disabilità. Per questo abbiamo fatto la scelta tecnica e etica di uscire dai laboratori, non abbiamo un centro per l’autismo in cui richiamare le persone, ma piccoli ambulatori sui territori, dove fare interventi di prossimità. Per questo abbiamo formato 5.200 tra educatori e insegnanti». Uno dei risultati? «L’aver anticipato moltissimo la presa in carico, passando da 6 a 3 anni. E guadagnare tre anni, a quest’età, è una vita».
Paola Pessina, presidente di Casa di Cura Ambrosiana, una struttura accreditata che eroga prestazioni sanitarie, partecipata al 100% da Fondazione Sacra Famiglia) che nel 2017 ha curato oltre 50 mila persone per più di 260 mila prestazioni di cura, ha messo sotto la lente un pezzetto del mondo Sacra Famiglia, come esempio di dialogo con il territorio, di filiera e di innovazione dei servizi. Con il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Carlo di Milano è partito nel 2016 un progetto di presa in carico delle persone anziane: il paziente, visitato, valutato e trattato dal Pronto Soccorso del San Carlo, viene trasferito direttamente nell’Unità operativa di Medicina generale della Casa di Cura Ambrosiana, attraverso un protocollo di collaborazione. Pazienti, famiglie e caregiver vengono presi in carico anche in ottica di case management, con il servizio Virgilio che li orienta nella “selva” dei servizi di assistenza domiciliare personalizzata, prestazioni assistenziali, infermieristiche… «Tra il dire e il fare c’è di mezzo il normare», ha ricordato Pessina, sottolineando l’attenzione che Regione Lombardia ha avuto per questo progetto.
Infine, la chiusura dei lavori è stata affidata al professor Giovanni Fosti della SDA Bocconi. Quattro le parole chiave da lui evidenziate per i servizi di welfare del futuro, parole già riecheggiate nella mattinata: ipotesi, conoscenza, valori, investimenti. «I servizi nascono da una ipotesi, scegliere di andare incontro al bisogno piuttosto che di attrarlo è frutto di una ipotesi», ha ricordato il professore. Conoscenza perché «il welfare del futuro non sarà di risorse ma un welfare di conoscenza. I servizi devono investire in conoscenza, altrimenti non evolvono. La conoscenza nei servizi c’è sempre, bisogna vedere se si tratta di conoscenze evolutive o solo conservative».
Il welfare del futuro sarà un welfare di conoscenza. Bisogna immettere nei servizi conoscenze evolutive, non solo conservative
Giovanni Fosti
Terza parola, i valori: «non sono un optional, tutti i servizi incorporano valori e io credo che oggi siamo nella situazione desiderabile per cui un forte investimento sui valori rende sostenibili i servizi. La personalizzazione non è la retorica astratta del vorrei ma non posso, bensì la condizione di sostenibilità dei servizi di welfare. I servizi devono creare valore, solo così si può allargare la platea degli utenti, il valre si crea quando le tue risorse si mettono insieme alle risorse delle persone, come la storia di Greta ci ha dimostrato. Il welfare non sarà trovare risorse per continuare a fare ciò che oggi facciamo, ma questo generare valore». Ultima parola, investimento, perché la tecnologia sarà sempre più rilevante.
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