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In Yemen 38 persone morte o mutilate in due settimane: 11 sono bambini

Nelle due settimane di cessate il fuoco a causa della pandemia le parti in guerra non sono riuscite a deporre le armi. Con solo la metà delle strutture sanitarie perfettamente funzionanti, la disponibilità di 700 letti in terapia intensiva e di 500 ventilatori in tutto il Paese, il coronavirus è un ulteriore rischio per il quale lo Yemen non è senza dubbio preparato

di Redazione

Ieri in Yemen è stato l’ultimo giorno del cessate il fuoco di due settimane dichiarato unilateralmente dalla coalizione a guida saudita. Da quando è stato dichiarato il 9 aprile scorso, almeno 38 civili sono stati uccisi o mutilati, tra cui cinque bambini morti in diversi attacchi e altri sei rimasti feriti. In 29 casi, sono state colpite le abitazioni . Questo è stato il secondo annuncio di cessate il fuoco in Yemen dall’inizio della pandemia globale di Covid19. Lo Yemen ha annunciato il suo primo caso positivo il 10 aprile.

«È estremamente deludente che le parti in guerra non riescano a deporre le armi nemmeno per due settimane per respingere la minaccia più imminente che lo Yemen sta affrontando: una possibile epidemia di Covid-19. Ciò dimostra una completa mancanza di volontà politica da parte di tutti i soggetti coinvolti in questo terribile conflitto, per il quale i civili pagano il prezzo più alto giorno dopo giorno», ha dichiarato Xavier Joubert, Direttore Generale in Yemen di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro.

Appena un giorno dopo l’annuncio del cessate il fuoco, nel Paese è stato confermato il primo caso di Covid-19. Oltre alla violenza, alle malattie, alla malnutrizione e alle recenti gravi inondazioni, che rappresentano un ulteriore rischio per la salute, in quanto possono causare focolai di malattie come il colera e la febbre dengue, gli yemeniti affrontano ora la possibile diffusione del Coronavirus.

Con solo la metà delle strutture sanitarie perfettamente funzionanti, la disponibilità di 700 letti in terapia intensiva e di 500 ventilatori in tutto il Paese, il coronavirus è un ulteriore rischio per il quale lo Yemen non è senza dubbio preparato.

«I team di Save the Children sul campo stanno lavorando duramente per supportare le comunità in questi tempi difficilissimi, ma non si può combattere un virus mentre si è sotto attacco o rifornire un ospedale quando le strade vengono sistematicamente colpite. Come ci si può aspettare che le famiglie raggiungano una struttura sanitaria o acquistino prodotti per l’igiene quando temono per la propria vita in strada? Chiediamo a tutte le parti di attuare e rispettare al più presto il cessate il fuoco, in modo che il popolo yemenita possa concentrare le proprie energie sulla prevenzione dell’epidemia. Il cessate il fuoco dovrebbe, poi, servire per lavorare a una pace sostenibile e a una soluzione politica a questa guerra. E’ l’unico modo per porre veramente fine a questa crisi umanitaria», ha concluso Xavier Joubert.

Credit foto (Save The Children)

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