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In Europa il modello Ant è una “Best Practice”

Due le "best Practice" attribuite ad Ant dalla Commissione europea per il ruolo di sussidiarietà nel comprensorio bolognese e per il ruolo degli psico-oncologi. La fondazione in Europa è impegnato in un progetto pilota e nel Progetto Impact

di Redazione

Il modello di assistenza socio-sanitaria domiciliare gratuita di Fondazione Ant Italia onlus in Europa è considerata una Best Practice. In particolare sono due le “Best Practice” attribuite dalla Commissione europea ad Ant: la prima per il ruolo di sussidiarietà fornito dalla Fondazione nel comprensorio bolognese; la seconda per il ruolo degli psico-oncologi di Ant nella prevenzione delle fragilità.
Fino a oggi la fondazione ha garantito il servizio di assistenza socio-sanitaria domiciliare a oltre 100mila malati oncologici in nove regioni d’Italia e da qualche anno, Ant Italia, è parte del progetto pilota European Innovation on Active and Healthy Ageing (EIP-AHA). L'iniziativa è promossa dalla Commissione europea per incoraggiare l'innovazione nell'ambito dell'invecchiamento attivo e in salute, al fine di aumentare la vita media in buona salute dei cittadini europei entro il 2020.

La Fondazione è coinvolta anche nel Progetto Impact (Implementation of quality indicators in palliative Care Study). Finanziato dalla Commissione Europea, ha l’obiettivo di sviluppare strategie di miglioramento che possano essere utilizzate per incrementare la qualità delle cure palliative in ambito oncologico e nelle demenze. Dopo essere stata selezionata all'interno delle realtà territoriali coinvolte nella prima fase conoscitiva, ora Ant farà parte della seconda fase del progetto come struttura italiana di riferimento per l'assistenza domiciliare.

I risultati ottenuti da Ant dimostrano come la fondazione sia un modello replicabile e innovativo al quale guardare e come sottolinea la presidente Rafaella Pannuti «nei prossimi anni, come del resto sta già succedendo, aumenteranno in maniera esponenziale gli anziani e ancora di più aumenteranno gli anziani con invalidità. Ma crescerà anche la povertà implicita, in quanto le pensioni e le pensioni di invalidità non saranno in grado di coprire i costi della non autosufficienza. E allora? Quali risposte dare? Sicuramente il non profit e la domiciliarità dei servizi sono le due grandi sfide che caratterizzeranno la sanità del domani». Pannuti sottolinea inoltre che Ant è stata «l'unica realtà italiana invitata a Creta a presentare il proprio modello organizzativo nell'ambito del convegno internazionale sulle imprese sociali, patrocinato dalla comunità europea sotto la presidenza greca».

Con 100mila malati di tumore assistiti in 36 anni (grazie a risorse che provengono per oltre l'80% dalle donazioni di privati cittadini) la Fondazione rappresenta una storia rilevante anche per il futuro dell'assistenza domiciliare. Sostenitrice del concetto di Welfare community Raffaella Pannuti conclude osservando che, «senza collaborazione tra società civile e sanità pubblica, non vi va da nessuna parte. Questa partnership richiede fiducia reciproca, sostenuta anche da una crescita a livello gestionale e scientifico degli operatori non profit. E l'accettazione dei nostri collaboratori nei due gruppi di lavoro dell'Unione Europea è una prova del valore dell'agire di Ant».