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In Austria attivo il Programma rifugiati Sos
In costante aumento il numero dei minori in arrivo nel Paese. Parla la direttrice del Programma Rifugiati di Sos Austria: «I bambini rifugiati hanno gli stessi diritti dei bambini austriaci!»
di Redazione
Sono tanti i rifugiati arrivati in Austria in questi ultimi giorni e tra di loro vi sono anche tantissimi minori. «Questi bambini sono traumatizzati, sono soli e non si fidano di nessuno. È molto difficile immaginare come saranno in grado di far fronte a ciò che hanno visto. Non potremo ridare loro la vita che avevano prima della guerra, ma ora sono salvi», dice Elisabeth Hauser, direttore del Programma Rifugiati Sos in Austria.
Il numero di bambini che arrivano in Austria è, infatti, in costante aumento. A ieri, si contavano 3000 bambini. Circa 1.500 sono nei campi profughi, dove non ricevono alcun tipo di supporto e cura. Vivono insieme a rifugiati adulti, non ricevono protezione e le condizioni sono pessime. Gli altri 1.500 sono beneficiari di programmi di assistenza in tutto il paese. Le condizioni nei campi di accoglienza erano catastrofiche, ma dopo il rapporto di Amnesty International della scorsa settimana, le condizioni stanno migliorando – fa saper un comunicato di Sos Villaggi dei Bambini Italia. I campi sono sovraffollati e gestiti malamente da società private, commissionate dal governo.
«Stiamo cercando di portare i bambini fuori dai campi profughi. Per ora sono 100 i bambini che stanno beneficiando dei nostri Programmi di sostegno. Cerchiamo di mantenere insieme i bambini che provengono dallo stesso Paese per impedire che perdano legami con la loro cultura. Daremo protezione e cura a lungo termine ma, ovviamente, il nostro lavoro dipenderà da come verranno “considerati” dallo Stato. Per noi hanno gli stessi diritti dei bambini austriaci e devono ricevere un’assistenza di alta qualità. Hanno bisogno di istruzione, di imparare il tedesco, di essere seguiti da professionisti capaci di aiutarli a superare e metabolizzare i loro traumi. Dal momento che sono soli e che nessuno parla la loro lingua, vi è anche un grande bisogno di traduttori», continua Hauser. «Abbiamo degli Spazi Sos dove i bambini vivono mentre aspettano un posto fisso dove poter stare. Ci sono molte case private che desiderano fornire assistenza agli orfani. Daremo loro aiuto e sostegno, condividendo la nostra esperienza, in modo che le case private non debbano gestire questo compito da sole. Noi forniamo un elevato standard nei nostri servizi di accoglienza e sostegno rispetto ad altre organizzazioni in Austria. Il nostro staff è qualificato e formato da professionisti. La comunità locale si fida di noi. Sanno che stiamo facendo un buon lavoro e che siamo competenti. Per questo è più semplice l’integrazione dei bambini rifugiati».
La mancanza di relazioni positive e di contatto con gli adulti colpisce profondamente e in modo negativo l’autostima dei bambini. Il non poter andare a scuola e parlare la loro lingua stanno causando lo sviluppo di meccanismi di adattamento distruttivi. «Si esprimono usando il linguaggio del corpo, diventano aggressivi ed egocentrici. Se non si interverrà immediatamente rischieremo, tra dieci anni, di dover affrontare una generazione non in grado di prendersi cura di se stessa. Questo sarà un problema enorme non solo per loro, ma anche per la comunità», conclude Hauser.
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