Comitato editoriale
I volontari ospedalieri escono dalle corsie
Sono 5mila presenti in oltre 200 reparti. Il 30 settembre saranno in piazza per la Giornata Nazionale
di Anna Spena
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La cosa che mi piace di più dell’ospedale sono i volontari Abio perché mi fanno giocare», Andrea, 8 anni. Basterebbero queste parole per raccontare chi sono queste persone e cosa rappresentano per migliaia di bambini e per le loro famiglie che affrontano la malattia, il ricovero, l’ospedale.
Sono 5mila i volontari, presenti in oltre 200 reparti di pediatria in tutta Italia, ed il 30 settembre, in occasione della “Giornata Nazionale Abio” scenderanno in 150 piazze per raccontarsi e farsi conoscere. Per l’occasione tutti potranno sostenere Abio e ricevere in cambio un cestino di pere Igp dell’Emilia Romagna. Abio conta «65mila ore di servizio di volontariato, 3mila ore di formazione per gli aspiranti volontari e 66 associazioni attive su tutto il territorio nazionale (4 ancora in tirocinio, ndr)», dice Francesca Sabbadini, responsabile formazione e volontariato.
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«Per Abio», sottolinea, «la generosità e la disponibilità dei volontari sono importanti, ma il valore aggiunto del nostro servizio è il tempo dedicato — oltre che ai bambini — alla formazione». Quello della formazione è un percorso graduale: «Consente di apprendere il proprio ruolo come volontario; ci si prepara con incontri teorici e un tirocinio in reparto. Questi sono momenti essenziali nel percorso di tutte le persone che si avvicinano a noi.
E soprattutto sono indispensabili per garantire la qualità del servizio che deve essere svolto con responsabilità e consapevolezza attraverso compiti e capacità definite in una realtà carica di angosce, paure e sofferenze». Come si sviluppa, in concreto, l’aiuto dei volontari? Tramite l’accoglienza, l’ascolto, il gioco. L’attività ludica è un momento di continuità rispetto al- la vita esterna: «Il gioco», prosegue Sabbadini, «è fondamentale per aiutare i bambini perché permette di stimolare la loro parte sana in un ambiente che sottolinea invece la malattia».