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I salesiani sul viaggio del Papa in Congo e Sud Sudan: «Che la visita susciti volontà di pace»

Papa Francesco è partito oggi per incontrare le comunità e le autorità di Kinshasa, Repubblica democratica del Congo, e di Juba, Sud Sudan. La visita è molto attesa dai salesiani dei due Paesi: lì i missionari sono presenti da molti decenni, al punto che ormai la comunità dei Figli di Don Bosco è costituita per la quasi totalità da confratelli originari degli stessi Paesi o prevenienti da regioni vicine di Africa e Asia

di Redazione

Papa Francesco è partito oggi per incontrare le comunità e le autorità di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) e di Juba (Sud Sudan). La visita è molto attesa dai salesiani dei due Paesi: lì i missionari sono presenti da molti decenni, al punto che ormai la comunità dei Figli di Don Bosco è costituita per la quasi totalità da confratelli originari degli stessi Paesi o prevenienti da regioni vicine di Africa e Asia.

Ragioni geografiche e linguistiche impongono ai salesiani una distinzione in due grandi ispettorie nell’ex Zaire, divenuto Repubblica democratica del Congo nel 1997: la parte orientale, unita al Congo Brazaville, e quella orientale che fa parte e della vasta regione dell’Africa centrale. Il Sud Sudan, divenuto indipendente dal Sudan nel 2011, forma con questo e con Kenya e Tanzania la macro-regione dell’Africa Est (vedi, nella cartella stampa, l’elenco delle località in cui sono presenti i salesiani). L’educazione rimane il principale asse di intervento dei salesiani nei due Paesi, graduato secondo le caratteristiche culturali locali ma anche – circostanza purtroppo non secondaria – secondo i movimenti bellici e politici che interessano quelle aree.

Ad ogni crisi succede la migrazione di moltitudini di famiglie, e la stabilizzazione successiva non fa tornare le condizioni preesistenti. È il fenomeno della fuga dal nord-est del Congo a causa dell’azione continua degli eserciti irregolari che hanno lì le loro basi; è l’effetto del dominio militare e culturale del Sudan islamista che si è consumato fino alla secessione del Sud animista e cristiano.

I salesiani non hanno mai abbandonato il campo, anzi hanno convertito in molti casi il loro intervento in termini di accoglienza dei profughi, di assistenza sanitaria e alimentare. Ordinariamente cercano e portano fuori dalle milizie armate i ragazzi-soldato, si introducono nelle aree minerarie dove avviene lo sfruttamento intensivo dei minori, difendono i bambini e le bambine considerati stregoni per un difetto fisico o comportamentale che presentano. La straordinarietà non distoglie dalla finalizzazione dell’impegno alla formazione scolastica e professionale. L’ultima opera al riguardo in Congo è la costruzione di una scuola primaria nell’area periferica di Tshikapa, progetto per il quale Missioni Don Bosco sta destinando una quota consistente di aiuti.

In Sud Sudan ha preso avvio la scuola professionale che sta portando i suoi frutti, coinvolgendo anche le donne in un piano per assicurare acqua potabile. I salesiani pregano perché la visita del Papa corrisponda al desiderio di una pacificazione reale in entrambi i Paesi e sostenga la buona volontà di tanti che realizzano opere di pace. La circostanza che questo viaggio inizi proprio il giorno della festa di san Giovanni Bosco lascia pensare che una protezione particolare per queste buone intenzioni sia assicurata.

Credit foto apertura Missioni don Bosco/Congo

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