Comitato editoriale
Dagli Spazi Sos la mostra “Little dreams”: i sogni di piccoli siriani
Sette giovani artisti hanno aiutato i bambini siriani che hanno partecipato ai laboratori artistici degli Spazi Sos: il risultato una mostra che ha trasformato in immagini i tanti sogni, molto concreti, dei piccoli colpiti dalla guerra
di Redazione
Dare forma e colore ai sogni dei bambini siriani. È quanto hanno fatto sette giovani artisti: nei laboratori artistici degli Spazi Sos hanno aiutato i piccoli a dare forma e colore ai sogni. E ne né nata una mostra dal titolo “Little Dreams”.
E sono davvero tanti i sogni dei bambini siriani. In una nota Sos Villaggi dei Bambini li riasume: «Il mio sogno è quello di essere felice. Il mio sogno è quello di vivere tra i fiori. Il mio sogno è quello di viaggiare per il mondo. Il mio sogno è quello di andare nello spazio. Il mio sogno è quello di essere di nuovo felice. Voglio giocare in giardino con i miei amici nel mio vecchio quartiere. Sogno di vedere i miei insegnanti e i miei compagni di scuola. Io sogno di visitare la nonna e il nonno nella grande casa di famiglia. Mi mancano i nostri picnic di fine settimana. Voglio guardare il cielo e vedere gli uccelli volare. Io sogno di vedere la Siria come era prima!».
Per raccogliere le opere d’arte dei bambini è stata scelta la Cittadella di Damasco. Moltissimi i visitatori, molta emozione. «Ogni bambino era in piedi accanto alla propria opera d’arte. È stata un’esperienza incredibile. I visitatori non riuscivano a fermare le lacrime ascoltando le storie dei bambini. Quanto talento!! C'è ancora molto da fare. Noi contribuiamo a migliorare le loro condizioni di vita, a ridurre l'effetto della crisi su di loro, a restituire i diritti che hanno perso, ma non possiamo cambiare la realtà. Stiamo facendo tutto il possibile ma sappiamo che l'unico modo per salvare i bambini della Siria è fermare la guerra e il massacro», racconta Rasha Muhrez, direttrice di Sos Villaggi dei Bambini in Siria.
«L'idea del progetto era semplice ma ha richiesto un grande lavoro. I bambini si sono impegnati tanto, quattro ore al giorno per tre giorni alla settimana. È stata un’esperienza molto bella per loro: hanno avuto il tempo di giocare, ridere e rivivere la loro infanzia. Il tempo a nostra disposizione era breve: abbiamo dovuto imparare ad appendere i quadri e a esporre le sculture. La nostra idea era quella di portare la voce dei bambini siriani in tutto il mondo. Hanno mostrato al mondo che questa non è la loro guerra, non l’hanno voluta loro. L’hanno subita e hanno dovuto sopportare la perdita di amici, fratelli, sorelle, genitori e parenti. Hanno perso i loro diritti: il diritto alla vita e il diritto di essere un bambino. I loro sogni sono semplici. Non credono più alle favole. Credono nella realtà» conclude Rasha Muhrez. «Sognano di tornare a casa, di stare con i loro amici nella loro vecchia scuola».
Siba ha cinque anni, è scappato dalle campagne di Damasco. Ha dipinto una grande, bella casa, tanta erba verde e un sole accecante. Accanto alla casa, una bambina con abito colorato e una scritta: "Sogno di essere vicino a casa mia". Il suo sogno è semplice, ma è tutto quello che vuole realmente.
I bambini hanno partecipato alla creazione di due grandi murales (nella foto). Uno di questi raffigurava una grande famiglia che si tiene per mano. Mouhannad ha 7 anni. I suoi genitori sono fuggiti senza documenti. Lui ha dovuto rinunciare ad andare a scuola. Non usa mai la matita. Gli piace disegnare usando le mani e i colori. Le sue linee sono definite e non pone limiti alla sua immaginazione. Nei suoi dipinti ci sono i volti dei bambini.
Dall’avvio del Programma di emergenza, Sos Villaggi dei Bambini in Siria ha aiutato quasi 80mila persone. Ha fornito pacchi alimentari a oltre 60mila persone e consegnato kit scolastici a 16mila bambini, contribuendo anche alla loro registrazione a scuola. L’organizzazione, inoltre ha aperto “Spazi Sos a Misura Bambino”, volti ad aiutare i bambini ad affrontare lo stress, elaborare i traumi subiti, per poter ritornare ad una vita normale.
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