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Come si genera reddito nei contesti rurali dell’Africa?

In Zambia la Fondazione - in collaborazione con i gesuiti - propone progetti sostenibili che migliorano la vita dei cittadini e ne aumentano il reddito: «L'apicoltura, la sartoria, la stufa "Peko Pe"», dice Cristina Bocca, responsabile delle iniziative. «La vera cooperazione sta nella relazione con la comunità. E le risorse utilizzate per i progetti devono essere tutte locali»

di Anna Spena

Quando Fondazione Arché è nata – su iniziativa di Padre Giuseppe Bettoni – a Milano nel 1991 aveva uno scopo preciso: rispondere all’emergenza dell’Hiv pediatrico.

La Fondazione poi ha allargato il suo raggio d’azione ed oggi è presente a Milano, Roma e San Benedetto del Tronto. Anche se in Africa promuove iniziative a lungo termine. Progetti che un giorno dovranno essere autonomamente replicati dagli stessi cittadini che oggi ne beneficiano.

a Chikuni in Zambia, Arché si è posta un obiettivo preciso: dare la possibilità alle famiglie di generare reddito. Per questa ragione negli ultimi anni ha sviluppato progetti – semplici ma replicabili – che stanno portando a grandi risultati. Dall’apicoltura all’ultimissima Peko Pe, prodotto della Vitalite, una stufa che usa la parte finale delle pannocchie di granoturco come combustibile. Vita.it intervista Cristina Bocca, responsabile dei progetti in Africa di Fondazione Arché.

Da quanto tempo siete presenti in Kenya e Zambia con i vostri progetti?
Da diversi anni. Realizziamo progetti educativi per adolescenti, per la prevenzione dei comportamenti a rischio nelle città di Kisii in Kenya e nella missione gesuita di Chikuni, in Zambia. Per Arché la cooperazione è innaniztutto una relazione continuativa con una comunità.

Come ci siete riusciti?
Studiando le esigenze del territorio. La prima cosa che si deve fare se si vuole generare reddito in questi contesti più delicati è pensare a progetti che possono essere realizzati esclusivamente con risorse locali.

Quali progetti avete realizzato fino ad oggi?
Ci siamo soffermati, per ora, in Zambia a Chikuni. Ci siamo occupati di apicoltura, di un laboratorio di sartoria, della coltivazione del girasole o la raccolta di pannocchie e ramaglie per alimentare le stufe ad alto rendimento.

In cosa consistono?
L’apicoltura, ad esempio, è un progetto nato nel 2013: si tratta di un'attività agricola di base, adeguata al contesto rurale di Chikuni e facilmente integrabile nel resto delle attività agricole condotte dalla popolazione. L’apicoltura è condotta a livello familiare e può coinvolgere tutti i membri della famiglia, uomini, donne e anche i ragazzi. Le competenze vengono condivise in famiglia e tutti sono impegnati nel monitorare le colonie, raccogliere il miele e costruire nuovi alveari. Il miele è un prodotto facilmente commerciabile, non deperibile se ben conservato, per il quale esiste una domanda locale significativa. Esiste dunque un notevole potenziale di sviluppo di questa attività.
Abbiamo selezionato circa 25 famiglie – tenete presente che qui un nucleo familiare medio è composto da 8 persone – e li abbiamo formati con un seminario di due giorni e la consegna di un manuale appositamente predisposto. Sono state allestite le attrezzature necessarie assemblando materiale reperito localmente e distribuiti smokers, tute protettive, guanti, ecc. Il ricavato della vendita del miele, al netto del pagamento del miele grezzo agli apicoltori locali, verrà investito nel progetto Zambia Istruzione per la Vita.

Gli altri?
Il progetto della sartoria. Dedicato ad 8 donne, alcune sieropositive. Sono state formate da alcune volontarie e adesso hanno imparato a cucire. Con i soldi che riescono a mettere da parte hanno comprato una mucca e molte di loro sono riuscite a far continuare gli studi ai figli. La popolazione si occupa per lo più di agricoltura. Negli ultimi anni stiamo cercando di insegnare ai contadini a cambiare tipo di coltura. Loro sono abituati a coltivare il mais, invece devono imparare che il girasole o il fagiolo migliorano la fertilità del terreno. Abbiamo spiegato loro che gli animali non possono restare liberi: si perde il letame che potrebbe essere usato per concimare uno dei loro terreni.

L’ultimo progetto, quello sulla stufa Peko Pe…
Chikuni si trova nello Zambia meridionale, l’area è rurale. La gente che vive nei villaggi cucina ancora utilizzando legna che raccoglie nella boscaglia. Tradizionalmente sono le donne e i bambini, orfani soprattutto, a doversi occupare della raccolta della legna. Di conseguenza, i bambini hanno meno tempo per studiare o giocare e sono esposti a seri pericoli. Inoltre, l’uso di questo combustibile comporta un danno importante all’ambiente, in quanto favorisce la deforestazione e aumenta l’inquinamento dell’aria. Le famiglie sono informate a addestrate sull’uso della stufa a maggior rendimento, che promuove il cosiddetto “clean cooking” e riduce le emissioni di fumo.

Cose “piccole” e sostenibili…
Quello che cerchiamo di fare – anche con i progetti nelle scuole – è sviluppare un pensiero critico: insegniamo ai ragazzi a ragionare sui rischi che vivono ma anche ad analizzare la realtà. Questo permetterà alle nuove generazioni di affrontare le difficoltà, anche quelle economiche, con un approccio aperto, relazionale e creativo.