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Cibo e sostenibilità nello spot che nascerà a scuola
Viene lanciato con l'inizio del nuovo anno scolastico il concorso europeo che invita gli studenti a realizzare uno spot. Nella prossima primavera la scelta del video vincitore a livello continentale. Proseguono le iniziative del progetto Eathink2015, nato con Expo2015 con l'obiettivo di formare e coinvolgere insegnanti e studenti sulla sovranità alimentare e il consumo critico in dodici Paesi Ue
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Coinvolgere studenti e insegnanti europei per rispondere alle sfide dello sviluppo globale con particolare attenzione alla sovranità e sicurezza alimentare, ai sistemi alimentari sostenibili e all’agricoltura di piccola scala. Sono questi gli obiettivi all’origine del progetto di “Eathink2015 – eat local, think global” che, con l’avvio del nuovo anno scolastico lancia una nuova iniziativa a livello europeo.
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Il progetto, cofinanziato dall’Unione europea è nato in contemporanea con Expo2015 e coinvolge, grazie a fondazioni e organizzazioni della società civile, insegnati e studenti di 12 Paesi (Italia, Austria, Croazia, Cipro, Francia, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna). Per l’Italia l’ong capofila è Fondazione Acra.
La nuova iniziativa, prosegue nella linea già sperimentata lo scorso anno scolastico con la fotografia e che ha visto il coinvolgimento degli studenti e degli insegnati dei 12 Paesi. «È un concorso europeo», spiega Michele Curami coordinatore a livello europeo del progetto. «Chiederemo agli studenti di raccontare in modi nuovi ed efficaci la filiera alimentare sostenibile. Puntando a temi quali lo spreco di cibo». Tra i vincitori nazionali sarà scelto il video migliore che, annuncia Curami «produrremo professionalmente come un vero spot».
Il progetto “Eathink2015 – eat local, think global” ha già al suo attivo oltre al concorso fotografico, mostre didattiche e un blog multilingua di web journalism sul sito. Senza dimenticare le App (scaricabili da App Store e Google Play) che presentano giochi educativi anch’essi multilingua. «Al di là e dopo Expo continua il lavoro sugli strumenti educativi con gli insegnanti» conclude Curami.
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