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A Matteo Gastaldi il Premio Rita Levi Montalcini 2023

Assegnato in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla al ricercatore del Mondino per i suoi contributi continui alla ricerca sulla sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni correlate. Lui dice: «Oggi mi darebbe gioia essere in grado di fornire informazioni più precise sul decorso futuro di queste malattie. Anche quando si riesce a fare una diagnosi precisa, tante malattie autoimmuni hanno ancora un decorso estremamente imprevedibile»

di Redazione

Giovane, sportivo, amante dei boschi, il dottor Gastaldi vive con passione il suo impegno di medico e ricercatore nel campo degli ‘autoanticorpi’ responsabili delle malattie autoimmuni del sistema nervoso. «Mi sono innamorato». Lo dice tante volte, parlando del suo percorso di medico neurologo e di ricercatore, Matteo Gastaldi, fresco vincitore del Premio Rita Levi Montalcini 2023, che Aism assegna ogni anno – in occasione del Congresso Fism – ai giovani ricercatori che si sono distinti per l’eccellenza e i risultati ottenuti. Innamoramento e risultati scientifici non sono agli antipodi, anzi vanno a braccetto perché, nel caso di Matteo Gastaldi, la passione che rende vincenti è quella per «la ricerca traslazionale, ossia per una ricerca che, quando ha successo, ha un impatto enorme per la pratica clinica e per le persone che hanno avuto una diagnosi importante legata a una malattia autoimmune».

Il Premio Rita Levi Montalcini 2023 è stato assegnato al dottor Gastaldi per «i suoi contributi continui alla ricerca sulla sclerosi multipla e ad altre malattie autoimmuni correlate», in linea con la missione di Aism. La parola chiave dell’assegnazione del Premio Rita Levi Montalcini 2023 sta proprio nell’aggettivo “correlate”, che in inglese si scrive “related”: attuale responsabile della sezione di ricerca e del Laboratorio di Neuroimmunologia dell’Istituto Neurologico Nazionale a carattere scientifico della Fondazione Mondino, 38 anni, Matteo Gastaldi fa ricerca sui cosiddetti autoanticorpi che si è scoperto essere responsabili di malattie di tipo autoimmune oggi distinte dalla Sm, ma che sono state a lungo confuse con la sclerosi multipla, come le malattie dello spettro della Neuromielite Ottica (NMOSD) e la malattia associata agli anticorpi anti-MOG (MOGAD).

Matteo Gastaldi e i suoi colleghi sono impegnati anche nella ricerca di autoanticorpi non ancora identificati e del loro possibile ruolo nello scatenare una malattia di tipo autoimmune. «Abbiamo lavorato recentemente a un progetto di ricerca finanziato da Fism per identificare nuovi autoanticorpi nella Sm e in altre patologie demielinizzanti. I risultati preliminari ci stanno indirizzando verso un nuovo anticorpo gliale presente sia in malattie demielinizzanti diverse dalla SM, sia in una piccola percentuale di pazienti con sclerosi multipla, che potrebbe essere rappresentare un biomarcatore e potenziale agente patogenetico in queste condizioni».

Gli anticorpi sono particolari proteine prodotte dal nostro sistema immunitario: dovrebbero combattere virus e batteri esterni ma, talvolta, possono andare a colpire proteine del nostro stesso organismo (auto-anticorpi). Se il bersaglio degli autoanticorpi è localizzato sulla mielina, questi possono rappresentare una via patogenetica nelle malattie demielinizzanti. Per questo, quando si riesce a identificare adeguatamente il singolo anticorpo, è possibile scoprire un marcatore che consente di selezionare terapie adeguate, o addirittura ideare e produrne di nuove, e, alla fine del percorso, cambiare la vita di un a persona.

Una delle priorità dei clinici è proprio quella di trovare per ogni persona la risposta giusta, quella che può cambiarle la vita. «Oggi mi darebbe gioia essere in grado di fornire informazioni più precise sul decorso futuro di queste malattie. Anche quando si riesce a fare una diagnosi precisa, tante malattie autoimmuni hanno ancora un decorso estremamente imprevedibile. Desidero dare il mio contributo, nei prossimi anni, per avere poter dire a ogni persona non solo: “questa è la tua malattia”, ma anche: “nei prossimi dieci anni possiamo aspettarci che vada in questo modo e queste sono le armi che possiamo usare per affrontarla”». Dice il ricercatore e aggiunge «Il Premio che oggi mi viene assegnato è non solo un onore ma ancora di più uno straordinario stimolo per lavorare nei prossimi anni come ricercatore e come medico per poter dare prospettive di vita alle persone».

Photo by Louis Reed on Unsplash