Comitato editoriale
#20anniperibambini guardando al futuro
La Fondazione a gennaio 2020 celebra il suo compleanno. «Quando siamo partiti nel 2000 i nostri progetti avevano come obiettivo quello di costruire scuole, pagare la mensa e le tasse scolastiche per i bambini più poveri nel mondo», ricorda il fondatore Goffredo Modena. Oggi il 70% delle risorse è destinato ai progetti in Italia. E per i prossimi tre anni si guarderà anche all'educazione ambientale senza dimenticare i progetti come "Cuore di bimbi" per la cura dei piccoli cardiopatici del Sud del mondo
Venti anni, oltre 1,4 milioni di bambini aiutati, attraverso 1.600 progetti in 75 Paesi. Sono questi alcuni dei numeri di Mission Bambini fondata proprio vent’anni da Goffredo Modena, ingegnere e imprenditore che ha trasmesso il piglio e la filosofia imprenditoriale alla Fondazione che è nata per sostenere l’infanzia in Italia e nel mondo.
Dal 2015 inoltre il Gruppo Mission Bambini, accanto alla fondazione italiana vede Mission Bambini Switzerland Foundation e Friends of Mission Bambini fund – Usa. «Quando siamo partiti nel 2000 i nostri progetti avevano come obiettivo quello di costruire scuole, pagare la mensa e le tasse scolastiche per i bambini più poveri nel mondo», ricorda Goffredo Modena. «C’è stato poi un cambiamento avendo preso coscienza che anche nel nostro Paese c’era bisogno di aiutare l’infanzia. E su questa linea i nostri donatori ci hanno spinto a fare di più».
Fare di più mantenendo una grande attenzione all’impatto sociale dei progetti che viene misurato attraverso le più moderne metodologie, così da pianificare al meglio le strategie di intervento. Anche questa filosofia nasce dall’esperienza imprenditoriale del fondatore che ribadisce «nella gestione di una non profit si devono tenere presente i criteri di un’azienda. E questo l’abbiamo sempre fatto perché riesci ad aiutare meglio se la tua organizzazione ha utili che reinvesti nei progetti. Fin dal primo anno abbiamo seguito questa filosofia. In tutti questi anni non ci siamo mai indebitati perché il nostro criterio è sempre stato quello di fare il passo secondo la gamba, cioè in base alle donazioni che ricevevamo. Non solo anche i criteri di gestione devono essere improntati ad avere il maggior equilibrio possibile».
Rispetto agli inizi oggi l’intervento sul territorio italiano è sempre maggiore: nel 2018, per esempio, il 70% delle risorse della fondazione è stato destinato agli interventi sul territorio nazionale a contrasto della povertà educativa. Dal 2006 a oggi Mission Bambini ha contribuito l’avvio di oltre 100 servizi alla prima infanzia, lanciando anche pochi anni dopo (era il 2013) la formula dell’adozione in vicinanza, innovando anche la modalità di fare raccolta fondi.
Sempre nelle periferie delle grandi città in parallelo vengono sostenuti i progetti di aiuto allo studio, doposcuola e centri di aggregazione giovanile per contrastare fenomeni quali la dispersione e l’abbandono scolastico. Un impegno che non vede Mission Bambini da sola, ma grazie al lavoro in rete coinvolge nei progetti non solo il privato sociale, ma anche scuole istituzioni e aziende. Come capofila la fondazione ha potuto vincere così anche diversi bandi con i progetti: “Nove+” nel 2016; “Servizi 0-6: passaporto per il futuro”, l’anno successivo e infine “Stringhe” nel 2019 (gli ultimi due progetti sono vincitori di bandi lanciati dall’impresa sociale Con i Bambini).
«Il lavoro di rete permette un respiro più ampio. Mettersi in rete, mantenendo la propria identità è importante», sottolinea Modena. «Da quasi due anni siamo in rete con 12 organizzazioni per 12 spazi gioco per l’infanzia e con ciascuna di queste realtà stiamo lavorando per ottener maggior impatto dai progetti. Come capofila sentiamo molto la necessità di fare capacity building, aiutando a crescere ciascuna organizzazione trasferendole il nostro knowhow».
Per quanto riguarda l’Italia non manca l’attenzione a quella che è una vera e propria emergenza: i Neet. La fondazione infatti sostiene progetti rivolti ai giovani fino a 24 anni fuori dal mercato del lavoro per prevenire e contrastare la diffusione del fenomeno ampliando le loro opportunità anche attraverso tirocini formativi.
Anche se oggi gli interventi all’estero non sono più il focus principale dell’azione di Mission Bambini come alla sua origine, resta comunque un intervento importante su due temi specifici: l’educazione e la salute. Per quanto riguarda il diritto all’istruzione primaria e secondaria di qualità sono 35 i progetti attivi che sostengono al momento 5.300 bambini con l’adozione a distanza. Dal 2018 inoltre è stato introdotto il Programma “Borsa Rosa” per favorire l’istruzione secondaria femminile contrastando il fenomeno dei matrimoni precoci. «Ci sono Paesi nel mondo in cui a livello culturale si crede che le ragazze a 13-14 anni sono pronte per sposarsi. Per noi è inconcepibile. Per questo attraverso queste borse cerchiamo di contrastare anche a livello culturale questa pratica: facciamo sì che continuino a studiare, alcune arrivano anche all’università e alzando il livello culturale femminile si dà alle donne la possibilità di scegliere e di essere più indipendente. Al momento sono 60 le borse rosa», osserva il fondatore di Mission Bambini.
Sul fronte salute il tema è quello delle cardiopatie infantili grazie al progetto "Cuore di bimbi": negli ultimi 13 anni sono stati salvati 2.066 bambini attraverso missioni operatorie di medici volontari italiani ed europei, oppure portando i bambini in Italia. «Tra gli obiettivi vi è anche quello di rendere autonomi i medici e gli ospedali locali, al momento», sottolinea Modena, «sono 5 quelli che abbiamo aiutato nel mondo. La ratio è semplice: quando noi andiamo con le missioni mediche all’estero possiamo operare una decina di bambini, ma se i medici locali hanno la possibilità di operare in loco a fine anno sono molti di più i bambini che potranno essere salvati».
In occasione del suo ventennale, inoltre, Mission Bambini lancia un nuovo intervento. Partiranno infatti quest’anno i progetti di educazione ambientale «il nostro obiettivo è quello di piantumare 500 alberi nelle scuole primarie e secondarie italiane da qui a tre anni. Ma abbiamo ancora tante idee per far sì che le scuole generino ossigeno in tutti i sensi», conclude Modena.
In apertura foto ©Simone Durante
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