Volontariato
Come unire il volontariato “informale”
Il 27 marzo Ciessevi, insieme a Base e Innovare X Includere, promuovono “Fare luoghi, fare città”, prima tappa di un percorso di conoscenza tra le tante realtà non strutturate dell’attivismo civico metropolitano
di Marta Moroni
Ogni giorno a Milano tanti cittadini, associazioni di volontariato, gruppi informali, social street, ciascuno a modo proprio, si attivano per trasformare spazi della città e renderli più accoglienti e inclusivi, rigenerando territori, tessendo relazioni. Sono accomunati dall’intento di migliorare la qualità della vita di tutti. E unendo le forze potrebbero farlo sempre meglio.
Come facilitare le sinergie tra questi soggetti? Come coinvolgere le loro energie in una azione collettiva a livello sovralocale? E quale ruolo potrebbero giocare le associazioni più strutturate? Rispondere a queste domande è l’obiettivo di Fare luoghi, fare città. Riconosciamo chi trasforma Milano?, prima tappa di un percorso di incontro e conoscenza per riflettere su come, insieme, si può cambiare la città. L’appuntamento è organizzato da Ciessevi, Centro di servizio per il volontariato della città metropolitana di Milano, insieme a BASE Milano e Innovare X Includere, e si svolgerà martedì 27 marzo, alle ore 17 (dettagli in agenda online).
I sei ospiti con cui si è scelto di avviare la discussione sono Lorenzo Lipparini, assessore a Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data del comune di Milano, Gabriella Bartolomeo di Spazio Aperto Servizi, Fabio Calarco della Social street S. Gottardo Meda Montegani, Cristina Pasqualini, docente dell’università Cattolica di Milano, Emanuele Polizzi di Innovare per includere e Federica Verona del Super Festival delle Periferie.
Tutti loro hanno approfondito l’argomento da vari versanti. Emanuele Polizzi, ad esempio, che è anche membro del Laboratorio di Sociologia dell’azione pubblica “Sui Generis” presso l’università di Milano-Bicocca, ha tra i suoi interessi principali le politiche sociali a livello locale, le forme di partecipazione della società civile e la dimensione politica dell’associazionismo. La sociologa Cristina Pasqualini è invece al timone dell’unico osservatorio italiano che monitora e analizza da tempo l’evoluzione delle social street e la loro relazione con il territorio e nel suo contributo del 27 marzo proporrà mappe concettuali di lettura del fenomeno.
Ciessevi è accanto al mondo del non profit più formalizzato ormai da 20 anni e da tempo sta riscontrando una crescente curiosità di queste associazioni verso le nuove forme di attivismo civico che si diffondono sul territorio, ma che poco intercettano. C’è da parte loro interesse, e forse anche preoccupazione, di fronte a cittadini meno disponibili ad “associarsi”, ma desiderosi di farsi coinvolgere in occasioni di protagonismo sociale più spontaneo e fluido. La riforma del Terzo settore pone forte attenzione alla professionalizzazione dell’intervento associativo e alla sua dimensione economica e imprenditoriale. Secondo Ciessevi, però, occorre chiedersi quali sono le sue ricadute sui fenomeni più locali e meno organizzati, sia dal punto di vista normativo che culturale.
È ciò che si comincerà a fare nell’incontro del 27 marzo e nelle successive occasioni che da esso scaturiranno.
In apertura photo by Craig Strahorn on Unsplash
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